marco valenti scrive

marco valenti scrive

26 aprile 2011

Pictures at an exibition



Ho modo di interrogarmi su cosa sia un trasloco.



Una modalità dell’animo, un viaggio più di qualsiasi altro, un percorso, un calvario, una nemesi, una disponibilità dell’animo.



Conto di riprendere l’argomento.



Certo è il riaffiorare da polverosi bauli di frammenti di vite precedenti, sopite ma non buttate, perciò comunque presenti.



A volte impresentabili, altre suadenti.



In questo si iscrivono quadri dello scorso millennio, quando mi provavo a dipingere a olio grasso per vedere se fosse cosa da perseguire.



Decisi per altre forme di espressione ma rimasero, esistono, tracce di quanto tentato e ragionato.



Escono dai bauli come zombie a chiedermi che ne sarà di loro.



Tele.



Un passaggio in passerella tra un baule e il definitivo dimenticatoio.



Ragionavo sul tema dell’albero, della finestra, delle città invisibili di Calvino e mi provavo a far seguire al ragionamento il tratto.



Carpendo luci piuttosto che umori.



Visto che ragiono in un blog con chi mi legge vi tocca anche il marco pittore per caso.



diponibilità



dell’animo.



Tele.





Carpendo luci piuttosto che umori.



Però io penso che c'è una luce quando si fa sera dalle mie parti che quell'ultimo olio, grasso, la piglia bene.



Quella luce che non è ancora notte ma si sono accesi già i lampioni.



Quella lì.



21 aprile 2011

sassi dalle scarpe a prescindere: o no?



Una sola volta in questo Blog si è menzionato un politico.


Fu quando un imbecille prese in giro il ministro La Russa ad una vigilia di una partita dalla (sua) amata Inter e lui rispose troppo a tono ad una provocazione.


Questa la prima premessa.


Avverso ogni piega della vita politica dell’attuale Presidente del Consiglio dei Ministri.


La seconda premessa.


Un mio zio, che ho visto l’altra sera, mi ha detto che si è rottole balle e non va più a votare.


Abbiamo discusso.


Nelle discussione (io negavo) ha, tra l’altro, affermato che ogni puntata di Annozero (di Michele Santoro) fa guadagnare migliaia di consensi all’attuale Premier.


Con questa le premesse sono tre.


Nella “anteprima” di Annozero non si è trovato nulla di meglio che proporre una barzelletta del Presidente, carpita non si sa bene da chi.


Ok.


Ora io affermo che faceva (abbastanza) ridere. Era una barzelletta sessista ma faceva ridere.


Non sono sessista ma so ridere di fronte ad una buona barzelletta.


Ok.


Non abbiamo un piano energetico, non abbiamo un credibile piano economico, vediamo interviste ai “responsabili” che, spudoratamente, chiedono il conto, il Paese va a rotoli, cultura e precariato, scuola…


Tuttavia si parte, nel programma, da una barzelletta.


Il Signor B saprà ringraziare e mio zio ha ragione.


B ringrazierà perché si tratta, evidentemente, di una immagine rubata e anonima in cui racconta una barzelletta CARINA.


Quella della mela nel confronto risulta una schifezza (in ogni senso).


Se il Signor B deve pagare colpe che ha commesso, sia chiaro, voglio che paghi e sarò il primo a gioirne.


Ho detto gioirne.


Confermo.


Questo, però, non è giornalismo: è spazzatura.


Pertanto spazzabile.


Chi è onesto lo ammetta.


Come dice il conduttore: “Annozero può cominciare”.


Comincino.


Io anche no.


Sassolini nelle scarpe ce ne sono parecchi ma non sono di destra o di sinistra. Sono fastidiosi sassolini a prescindere.


(Detto, perbacco, da sinistra).

duemila settecento sessantaquattro


2764 anni di Roma.

Quest’anno nel rinnovare gli auguri alla mia città, che ne ha davvero bisogno, lascio il link che raccoglie tutte le volte che in questo Blog si è parlato, per un verso o per un altro della Città eterna.

Quella che, letta al contrario, è Amor...


18 aprile 2011

Torniamo a parlare di viaggi dal punto di partenza


Premetto che se non spesso ho postato sotto la tag “viaggi (taccuini con un senso)” è per rispetto al viaggiare.

Altro rispetto a una gita, a un pic nic.

Siamo tutti, chi più e chi (molto) meno, viaggiatori mancati e vacanzieri forzati ad un mordi e fuggi che non rende giustizia a quella sete di conoscenza che anima lo spirito di un viaggiatore.

Parlo con la cognizione di causa di un grande viaggiatore mancato per cui credetemi sulla parola.

Proprio da questa considerazione muove una caduta di idee, una cascata di considerazioni che soltanto abbozzo, un florilegio di conseguenze inevitabili.

Ecco una domanda interessante.

Un trasloco è (o può essere) un viaggio?

Non che io voglia in alcun modo influenzare (anche perché non ho il vaccino) ma io dico che un trasloco è il principe dei viaggi.

Per ideazione, preparazione, significato, conseguenze.

Si salpa per non più tornare.

Si organizza il bagaglio della vita.

Si approda in un vero e proprio altrove rispetto a ciò che si è vissuto.

Foss’anche un isolato, è roba di antipodi.

Pensateci su.

Vi lascio lì sperando ci pensiate ma magari ci torno presto.

Parecchio.

Emmevu.

15 aprile 2011

G come Genio


Il 15 aprile 1452, a Vinci (vicino Firenze), nasceva Leonardo. Credo sia stato il maggiore genio conosciuto nella storia.

Mentre il pensiero va e lui e sfoglio un po’ di libri su di lui vi invito a fare un giro sui motori di ricerca in internet e leggere un po’.

Più si legge e più si ammira fino a non poter evitare un senso di sbalordimento.

http://it.wikipedia.org/wiki/Leonardo_da_Vinci

G come genio.

Alcune frasi sul termine, per sorridere o riflettere.

Come si sa, funzione propria del genio è fornire idee ai cretini vent’anni dopo.

Louis Aragon, Trattato dello stile.

Il genio è la punta estrema del senso pratico.

Jean Cocteau, Oppio.

Il genio è un per cento ispirazione e novantanove per cento sudore.

Thomas Edison, in una intervista.

La leggenda del genio misconosciuto è stata creata e diligentemente mantenuta dagli scrittori mediocri.

Marcel Pagnol, Critique del critiques.

Non ci si è ancora trovati d’accordo sulla questione se il genio sia la perfezione di ciò che si avvia a morire o la singolarità di ciò che sta per nascere.

Paul-Jean Toulet, L’almanach des trois impostures.

11 aprile 2011

quell'aprile si incendiò




Quell’aprile di cinquanta anni fa un ragazzo di ventisette anni diventò il primo uomo ad andare nello spazio, iniziando un’epopea affascinante per una generazione di ragazzini e non solo.
Bello ricordarselo oggi. Ritira su un sacco di ricordi e tutti sono belli, per me, e trepidazione per quella fantascienza che diventava realtà. Chi se ne frega, oggi, che fosse russo e figlio della guerra fredda tra Russi e Americani: Yuri Gagarin è stato il futuro, l’inizio dell’universo conquistato, la speranza nel progresso.

http://it.wikipedia.org/wiki/Jurij_Gagarin

La canzone è bellissima e con un testo davvero poetico.






quell'aprile si incendiò
al cielo mi donai
gagarin figlio dell'umanità
e la terra restò giù
più piccola che mai
io la guardai non me lo perdonò
e l'azzurro si squarciò
le stelle trovai lentiggini di Dio
col mio viso sull'oblò
io forse sognai
e ancora adesso io volo
e lasciavo casa mia
la vodka ed i lillà
e il lago che bagnò il bambino Yuri
con il piede lo scansai
bugie volgarità
calunnie guerre maschere antigas
come un falco mi innalzai
e sul Polo Nord sposai l'eternità
anche l'ombra mi rubò
e solo restai
e ancora adesso io volo
e ancora adesso io volo
volo
volo
nell'infinito io volo
sotto un timbro nero ormai
io vi sorrido ma il mio sorriso se n'è andato via
io vestito da robot
per primo volai
e ancora adesso io volo
e ancora adesso io volo
volo
volo
e ancora adesso io
e ancora adesso io volo
volo
volo
nell'infinito io volo


Notte stellata e non solo


Due considerazioni distinte e una conclusione.

La prima cosa è che “Vincent” (altrimenti nota come “Starry night”) è una canzone di Don Mclean di una dolcezza infinita e struggente, dedicata all’immenso Vincent Van Gogh ed ha un testo che parla da solo.

Non c’è bisogno di aggiungere nulla.

Seconda considerazione è che in una scuola pubblica dove ci sono i finanziamenti per comprare lavagne elettroniche ma non per rimettere a posto le aule, mettere in sicurezza un cortile o, semplicemente, comperare carta per fotocopie, sapone e carta igienica, una maestra di quinta elementare (coniugando passione, arte e tecnologia) con i bambini ha realizzato questo video.

Cliccate col destro e apritelo su youtube!




La conclusione è che, malgrado tutto, si può sempre volare.

Grazie, Delia, per riuscire a ricordarcelo.

Emmevù


Starry , starry night,

paint your palette blue and grey, look out on a summer’s day, with eyes that know the darkness in my soul.

Shadows on the hills,

sketch the trees and the daffodils, catch the breeze and the winter chills, in colours on the snowy linen land.

Now I understand

What you tried to say to me,

How you suffered for your sanity,

how you tried to set them free.

They would not listen, They did not know how, Perhaps they’ll listen now.

Starry,starry night

Flaming flowers that brightly blaze swirling clouds in violet haze reflect in Vincent’s eyes of China blue

colours changing hue

morning fields of amber grain weathered faces lined in pain are soothed beneath the artist’s loving hands

For they could not love you ,but still your love was true,

and when no hope was left in sight,

on that starry, starry night,

you took your life, as lovers often do

but I could have told you , Vincent ,

this world was never meant for one as beautiful as you.


Starry, starry night ,

portraits hung in empty halls frameless heads on nameless walls with eyes that watch the world and can’t forget

like the strangers that you’ve met

the ragged men in ragged clothes a silver thorn a bloody rose lie crushed and broken on the virgin snow.

8 aprile 2011

Tonno, arance e bieta (per tacer del Greco di Tufo)








Chiedendo scusa in anticipo tocco un argomento infinitamente marginale rispetto alla tragedia che sta vivendo il Giappone: la ricaduta della radioattività per noi Europei… a tavola.
Se le acque dell’Oceano Pacifico sono fatalmente contaminate si può ritenere che il fenomeno si estenderà, nel tempo, su distese enormi di mare e che, in pescheria come al supermercato dovremo fare molta attenzione a ciò che compriamo.
Parlo sia di pesce fresco che in scatola: sto cominciando a rifletterci sopra e a prendere informazioni qua e là ma ancora non riesco a comprendere la portata del disastro.
La parte pessimista che è in me, tra l’altro, mi dice che i mari – tutti – sono comunicanti tra loro.
Pensando in modo egoistico e personale a tutto questo ho comperato due fette tagliate belle alte di tonno fresco, carne rossa e profumata, di provenienza atlantica e lo ho preparato con bieta, arance e pepe rosa. Ora vi spiego come si arriva al risultato ritratto in foto.
La verdura, lavata e spezzettata, la ho mandata in padella solo con un filo d’olio: la ho coperta, lei ha tirato fuori l’acqua, ed in un quarto d’ora era pronta. Per un paio di minuti, dopo averla regolata di sale la ho mandata a fuoco vivo con il succo spremuto di mezza arancia perché si asciugasse e poi la ho disposta nei piatti.
Il tonno lo ho cotto in padella allo stesso identico modo.
Su tutto una generosa spolverata di pepe rosa macinato e una manciata di farina di mandorle tostata.
Abbiamo tirato il collo ad un Greco di Tufo DOCG Terredora, 12,5%, che ci stava benissimo.
Colore: giallo paglierino intenso.
Odore: gradevole, intenso, fine, caratteristico.
Sapore: fresco, secco, armonico.
Zona di produzione del Greco di Tufo: intero territorio dei comuni di Tufo, Altavilla Irpina, Chianche, Montefusco, Prata di Principato Ultra, Petruro Irpino, Santa Paolina e Torrioni, in provincia di Avellino.
Il ruolo dell'Irpinia nella storia della viticoltura campana era talmente rilevante che alla linea ferroviaria Avellino Rocchetta Sant'Antonio venne dato il nome di "Ferrovia del vino".
Completamente circondata da vigneti, la provincia di Avellino offre vini di fama internazionale come il Greco di Tufo, il Taurasi e il Fiano.
Il vitigno più antico dell'Avellinese è senza dubbio il Greco di Tufo, da cui si ricava l'omonimo vino, importato dalla regione greca della Tessaglia, dai Pelagi.
La conferma dell'origine millenaria di questa vite è data dal ritrovamento a Pompei di un affresco risalente al I secolo a.C. dove si menziona esplicitamente il "vino Greco". La coltivazione del vitigno Greco fu diffusa all'inizio sulle pendici del Vesuvio e successivamente in altre zone della in provincia di Avellino, dove prese il nome di Greco di Tufo.

4 aprile 2011

Rasoio


Ormai parecchi anni fa inventarono un rasoio a due lame e nella pubblicità spiegarono per benino al pubblico come la prima lama tirasse fuori i peli e la seconda li giustiziasse implacabilmente.

Quando pochi anni dopo fecero uscire un rasoio a tre lame perdemmo un po’ di tempo a capire a cosa cavolo potesse servire la terza lama ma, ben presto, ce ne facemmo una ragione.

Tutte le principali marche negli anni hanno fatto a gara a fornirci “usa & getta” sempre più sofisticati, multilama, snodabili, con ulteriori barrette di plastica con mirabili funzioni ammorbidenti.

L’offerta è ormai infinitamente varia ma, tuttavia, insieme a questo bengodi della pelle liscia sono aumentati notevolmente i costi delle ricariche. Ovviamente dopo un po’ la lame, ancorché plurime, perdono la loro efficacia ed è necessario cambiare la testa dell’oggetto.

Del mio rasoio conoscevo la marca ed il numero di lame (tre per la cronaca) ma non il modello: forse all’epoca si erano convinti fosse il Rasoio definitivo tanto da non stampigliarne il nome sul manico. Il fatto mi ha però causato disagi non indifferenti nella scelta della ricarica corretta.

Se ti trovi davanti una intera bacheca di lame differenti vi assicuro che non è facile raccapezzarcisi anche limitandosi ai trilame.

Ti dici che forse è quella ma che, in fondo, l’attacco non è proprio uguale.

Allora ti convinci che è quella a fianco.

Poi vedi il rasoio corrispondente alla lametta presunta giusta e ti appare totalmente diverso dal tuo e desisti tirando il collo all’ultima lametta che hai in casa.

Magari vai dal barbiere o decidi di non raderti perché in fondo con la barba non stai poi male.

Detesti l'eccessiva offerta perché sei un pasticcione e non riesci a decidere.

Io ieri ho fatto un investimento: ho buttato via il rasoio e ne ho acquistato uno nuovo. Ovviamente con numerose, riconosciute, confezioni di lamette di ricambio.


Per un po' sarò a posto.

3 aprile 2011

Vivere


Tra una decina di anni, ahimè scarsi, sarò un funzionario ministeriale (bravino) che avrà fatto il proprio dovere. Avrò fatto ciò che, per diritto o per storto, non avrei potuto evitare di fare. Senso dello Stato. Questi sarò io e sarò a dire ho sessanta anni, Qualcuno - ma non poi molti - più di me sarà stato considerato, a ragione, il principe. Auguri, Francesco.


Per quello che dici per me e per quelli come me.

Al di qua della possibilità di dire. Ce ne sarebbe. Non è a noi. Tu. Puoi. Ci resta solo ringraziare, con quel filo di fiato timido. Intanto tu puoi ergerti a gigante in un mondo di nani.

Lunga da dipanare a volerla dipanare per benino. Già.

Rimaniamo qui a riscattare quanto ci sarà data la possibilità di fare. con cordiale e continuo impegno. Il sorriso sulle labbra e il coltello schiumante tra i denti.

Sei Francesco De Gregori e compi sessanta anni.

Io uno che ti ha sempre ascoltato e che ti fa gli auguri. Di cuore. Grazie.

2 aprile 2011

L'emiciclo







Torno ancora una volta a mostrare disegni che Piero ha fatto ai Mercati Traianei per mostrare una ultima zona e alcune opere particolari.
Dopo la Torre delle Milizie e gli interni del complesso, stavolta mostro l'emiciclo che si apre verso il Campidoglio.

I disegni qui sono stati eseguiti sul posto, senza che sia avvenuto un loro completamento successivo in casa: pertanto se ne coglie l'anima bozzettistica ed un freschezza tutta particolare.