marco valenti scrive

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26 aprile 2010

Tagliolini al nero di seppia e aringa affumicata e Muscadet Coteaux de la Loire


Tagliolini al nero di seppia e aringa affumicata e Muscadet Coteaux de la Loire.

Amici a cena che non vedo spesso, purtroppo, per varie ragioni. Ci si racconta con semplicità, prossimità e affetto grandissimi. Una serata lunga, ora leggera ora impegnativa, mai pesante. Tante cose per riempire i silenzi, tante altre sottintese.

Ho perfino tirato fuori la mia chitarra per lasciarla in mani più sapienti e si è cantato. Ce ne vorrebbero di più sia di amici così che di serate come queste.

Diversi gli esperimenti culinari: conto di tornarci sopra.

Mi fermo ai tagliolini del titolo e all’abbinamento felicissimo col bianco francese.

Tagliolini al nero di seppia.

Neri di loro.

Escono così dal supermercato.

Aringa affumicata. Questa, che esce troppo salata dal supermercato, bisogna lasciarla a bagno nel latte per qualche ora.

A quel punto si arrende…

Formaggio _”da spalmo” (non necessariamente quello a cui tutti pensate perché di marca e perché ricorda una città del nord America… uno simile va benissimo).

Mollica di pane abbrustolito.

Passa in padella l’aringa. Sfrangila. Disintegrala. Mettici il formaggetto. Amalgama. Mantèca il tagliolino e aggiungici la mollica.

Godi.

(godi è la traduzione dall’inglese “enjoy”: a me pare che l’idea che anche in un ristorante di mezza tacca in Inghilterra ti dicano “Goditi il pasto” li risolleva - sia chiaro: parzialmente…- da tramezzini al cetriolo e pudding. Non credo di sbagliare).

Era bello quando la mollica si faceva grattando a mano il pane secco.

Era meglio perché era una grana differente e molto più grossa e varia rispetto alla farina di pane che spacciano oggi per pan grattato. Mi ricordo nonna e la grattugia.

Il senso del non sprecare e l’amore per le cose fatte a modo.

Chiara la procedura? Non sono mica suor germana!

Beveteci un bianco secco secco.

Non riesco a spiegare come vorrei i vini francesi. Li conosco assai meno dei nostri. Questo bianco di 12 gradi è corposo abbastanza da reggere l’abbinamento con l’aringa, ha aromi che non ho incontrato nei bianchi italiani e che perciò non so descrivere. Gradevolissimo. Tanto da lasciarvi un link che può raccontarlo meglio di me: http://www.vinsdeloire.fr/vins_vdl/fiche_aoc.aspx?ID=3C49AE0D-069C-4E87-940F-F3D5D07C1076

23 aprile 2010

buca


Per tutti quelli che, come me, percorrono le vie della capitale in sella ad uno scooter, come ad un ciclomotore, le geografia di buche, dossi, fratture dell’asfalto, tombini infossati e altre delizie è mappa preziosa.
I nostri reni, la nostra schiena, il suo fondo (schiena) sorretti a malapena da ammortizzatori stanchi, da forcelle troppo usate necessitano delle piccole manovre della nostra mente allenata.
Conosciamo le insidie del selciato romano, i famosi “sanpietrini”: siamo in grado di fare eleganti slalom tra gli infossatissimi tombini del Lungotevere e abbiamo rinunciato a trovare spiegazioni al perché mai non siano (almeno grossomodo) equidistanti dal bordo della carreggiata.
La nostra mappa è un chip del cervello. Il percorso, quando abituale, è da pilota automatico.
Divido le buche in categorie e gruppi omogenei. Le inevitabili sono quelle che attraversano l’intera carreggiata. Spesso sono grate per lo scolo delle acque piovane. Poi ci sono, come accennavo, i tombini e i coperchi che portano alla miriade di condutture cittadine sotterranee: acqua, gas, elettricità, linee telefoniche. Seguono geografie oscure che al motociclista appaiono bizzarre, irrazionali, insensate ma in comune hanno che, asfaltatura dopo asfaltatura, rattoppo dopo rattoppo, inevitabilmente si infossano.
Sprofondano.
Potrei continuare a lungo e chi va su due ruote lo sa bene.
Una categoria a se stante è quella delle buche inspiegabili. Sono quelle piccole e profonde: facili da evitare ma feroci se ti catturano. Implacabili giustizieri degli pneumatici e generatrici di imprecazioni indicibili che variano in funzione dell’umore di chi ci capita e del suo tasso di religiosità.
Nessuno sa come possano essere nate. Sembra quasi che un picconatore robusto e in preda a deliri alcolici si diverta a minare il percorso stradale.
Tant’è sono lì. Per fortuna sono, sebbene di profondità inquietante, di area ridotta: agli occhi necessariamente esperti di noi che camminiamo da anni su due ruote diventano quasi familiari pietre miliari dei nostri percorsi cittadini.
Tra queste una delle dimensioni di un piatto, piccola e feroce, sul Viale Trastevere quasi all’angolo con Viale Aurelio Saffi, di fronte ad una (provvidenziale?) farmacia. A circa un metro dal bordo del marciapiede ci si passava agevolmente a destra quanto a sinistra; il rischio maggiore, in caso di amnesia, rimaneva quello di vedersela sbucare (termine appropriato) al di sotto di una vettura seguita da presso e non riuscire in una manovra di scarto all’ultimo momento.
Ieri ho percorso Viale Trastevere e mi sono accorto che lei non c’è più: richiusa da un rattoppo di asfalto (tra l’altro anche di buona fattura).
Mi è sparita una pietra miliare del Viale, una misurazione del ritorno a casa.
Quasi mi manca.
Purtroppo avrò parecchie altre voragini a cui fare riferimento ma, ovviamente, non ci trovo nulla di consolatorio.

MV

21 aprile 2010

auguri, Roma



Ventuno aprile del settecentocinquantatre avanti Cristo. Auguri, Roma.


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A Parigi, nel momento in cui si decide di andare a Roma, bisognerebbe stabilire di andare al museo un giorno sì e uno no: si abituerebbe l'anima a sentire la bellezza. (Stendhal)

Forse uno dei guai dell'Italia è proprio questo, di avere per capitale una città sproporzionata per nome e per storia, alla modestia di un Popolo che quando grida "forza Roma" allude solo ad una squadra di calcio. (Indro Montanelli)

Madre comune | d' ogni popolo è Roma e nel suo grembo | accoglie ognun che brama | farsi parte di lei. Gli amici onora; | perdona a' vinti; e con virtù
sublime | gli oppressi esalta ed i superbi opprime. (Pietro Metastasio)

Ma era Roma che amavo, la Roma imperiale, questa bella regina che si rotola nell'orgia, sporcando la sua nobile veste con il vino della depravazione, fiera dei suoi vizi più che delle sue virtù. Nerone! Nerone, con i suoi carri di diamante che volano nell'arena, le sue mille vetture, i suoi amori di tigre e i suoi banchetti di gigante. (Gustave Flaubert)

[Durante i soggiorni a Roma] Mi sembra di raggiungere le altezze dell'arte. E di respirare l'aria respirata dai maestri e di vedere il mondo con i loro occhi. (Edgar Lee Masters)

Nominate Roma; è la pietra di paragone che scernerà l'ottone dall'oro. Roma è la lupa che ci nutre delle sue mammelle; e chi non bevve di quel latte, non se ne intende. (Ippolito Nievo)

Oh Roma! mia patria! città dell'anima! (George Gordon Byron)

Quando si considera un'esistenza come quella di Roma, vecchia di oltre duemila anni e più, e si pensa che è pur sempre lo stesso suolo, lo stesso colle, sovente perfino le stesse colonne e mura, e si scorgono nel popolo tracce dell'antico carattere, ci si sente compenetrati dei grandi decreti del destino. (Johann Wolfgang von Goethe)

Quest'è l'unico luogo della terra che dia materia maggiore a conoscere i legami che uniscono il vecchio mondo al mondo attuale; quest'è l'unico luogo, dove si possono più ampiamente meditare, e con profitto più grande, gli esemplari della bellezza nelle arti, e trarne quanto guadagno da esse è possibile alle speculazioni della filosofia. (Giuseppe Bianchetti)

Roma, della quale siamo più diretti debitori, rese il più grande servizio al mondo diffondendo la tradizione greca ed adattandola alle rinnovate condizioni delle terre occidentali. (William Boyd)

Roma è silenziosa e pesante, come fuori dal mondo, come intrecciata in se stessa e incantata. Lo scirocco persiste. I momenti più drammatici del tempo cadono qui senza eco, come nell'eternità. (Ferdinand Gregorovius)

Roma non è sporca è disordinata, e questo disordine spesso fa pensare che è sporca. (Raffaele La Capria)

Roma è la capitale del mondo! In questo luogo si riallaccia l'intera storia del mondo, e io conto di essere nato una seconda volta, d'essere davvero risorto, il giorno in cui ho messo piede a Roma. Le sue bellezze mi hanno sollevato poco a poco fino alla loro altezza. (Johann Wolfgang von Goethe)

Roma ha l'osteria, luogo popolaresco, un po' buio, bonario, con tavole di marmo, boccali di vino, belle insegne rossastre con le scritte: «Vino dei Castelli a tanto il litro». (Alberto Moravia)

Secondo me Roma è più bella in un giorno di temporale. Il bel sole tranquillo d'una giornata di primavera non le si confà. Il suolo sembra creato apposta per l'architettura. Certamente non c'è qui, come a Napoli, un mare delizioso, la voluttà manca; ma Roma è la città delle tombe, e la felicità a cui si può aspirare è quella cupa delle passioni e non la voluttà della stupenda riviera di Posillipo. (stendhal)

Se non fossi venuto a Roma, non mi sarei mai innalzato, e se non mi fossi innalzato, non sarei caduto. (Henry James)

Si trovano a Roma vestigia di una magnificenza e di uno sfacelo tali, che superano l'una e l'altro, la nostra immaginazione. 
Solo a Roma ci si può preparare a comprendere Roma. (Johann Wolfgang von Goethe)

Ti ricordi ancora di Roma, cara Lou? Com'è nella tua memoria? Nella mia rimarranno un giorno solo le sue acque, queste limpide, stupende, mobili acque che vivono nelle sue piazze; e le sue scale, che sembrano modellate su acque cadenti, tanto stranamente un gradino scivola dall'altro come onda da onda; la festosità dei suoi giardini e la magnificenza delle grandi terrazze; e le sue notti, così lunghe, silenziose e colme di stelle. (Rainer Maria Rilke)

Tuttavia Roma è la mia città. Talvolta posso odiarla, soprattutto da quando è diventata l'enorme garage del ceto medio d'Italia. Ma Roma è inconoscibile, si rivela col tempo e non del tutto. Ha un'estrema riserva di mistero e ancora qualche oasi. (Ennio Flaiano)

Vengo da una città, Napoli, che fruga e perquisisce con gli occhi. Sotto l'apparenza della strafottenza opera il più capillare sistema di controllo. Roma è opposta, un luogo di passaggio in cui nessuno controlla, nessuno pedina con gli occhi. Roma permette residenza definitiva al forestiero che tale rimane fino all'ultimo giorno. Non dà cittadinanza, tollera e non s'impiccia. Inoltre è una città di fiumi e prima di arrivarci non avevo mai visto un ponte, per me tutti quei ponti erano un'attrazione, mi ci piazzavo in mezzo per vedere l'acqua trasportare se stessa e il suo raccolto. Quando il Tevere è gonfio porta i doni ricevuti dalla piena. (Erri De Luca)

19 aprile 2010

silenzio


Nell'amore, un silenzio val più di un discorso.
Blaise Pascal

La verità è tanto più difficile da sentire quanto più a lungo la si è taciuta.
Anne Frank

Quando l'amore vuol parlare, la ragione deve tacere.
Jean-François Regnard

Il silenzio dell'invidioso fa molto rumore.
Kahlil Gibran

Il silenzio più eloquente: quello di due bocche che si baciano.
Anonimo

La parola è una chiave, ma il silenzio è un grimaldello.
Gesualdo Bufalino

Meglio tacere e passare per idiota che parlare e dissipare ogni dubbio.
Abraham Lincoln

Da un uomo grande c’è qualcosa da imparare anche quando tace.
Seneca

Il silenzio dell'invidioso fa molto rumore.
Kahlil Gibran

Su ciò di cui non si può parlare è bene tacere.
Ludwig Wittgenstein

Fra le armi tacciono le leggi.
Cicerone

Un ipocondriaco può soffrire in molti modi, ma mai in silenzio.
Anonimo

Perché il male trionfi è sufficiente che i buoni rimangano in silenzio.
Edmund Burke

Alla fine ricorderemo non le parole dei nostri nemici, ma il silenzio dei nostri amici.
Martin Luther King

Amico è... con chi puoi stare in silenzio.
Camillo Sbarbaro

Chi non comprende il tuo silenzio probabilmente non capirà nemmeno le tue parole.
Elbert Hubbard

Nella vita, come nell'arte, è difficile dire qualche cosa che sia altrettanto efficace del silenzio.
Ludwig Wittgenstein

Uno stolto che non dice verbo non si distingue da un savio che tace.
Molière

La parola è un'ala del silenzio.
Pablo Neruda

Alle donne piacciono gli uomini silenziosi: pensano che stiano ascoltando.
Anonimo

Le anatre depongono le loro uova in silenzio. Le galline invece starnazzano come impazzite. Qual è la conseguenza? Tutto il mondo mangia uova di gallina.
Henry Ford

Un minuto di pensiero vale più di un'ora di parole.
Sacre Scritture

Una donna silenziosa è un dono di Dio.
Sacre Scritture

C'è sempre un angolo di silenzio nelle più sincere confessioni delle donne.
Paul Bourget

Niente rafforza l'autorità quanto il silenzio.
Charles De Gaulle

10 aprile 2010

angelo e pazienza




Gli angeli di Ponte S. Angelo a Roma ne hanno viste tante: quando nevicò seriamente ne fotografai uno, coperto di neve, infreddolito.
Qualche tempo fa Piero Valenti, cui la pioggia aveva impedito di uscire ha visto la foto e si è messo a disegnare.
Pazienza dell’angelo e di Piero, entrambi alle prese con avverse condizioni climatiche.
Mi è tornata in testa la canzone di Ivano Fossati.
Un grande musicista, uno splendido cantastorie, una canzone che non serve commentare più di tanto perché basta ascoltarla per assaporarne tutta la profonda bellezza.
Per un bel po’ di tempo questa canzone mi ha provocato una struggente malinconia, quasi un leggero dolore, che mi aveva indotto a non ascoltarla se non in momenti di umore eccezionalmente alto, al limite della euforia.
Il tempo è passato ma non resto, comunque, indifferente.
Rimane un testo, per certi versi, doloroso.
Struggentemente.
Al punto da essere giudicato per l’amore verso questo testo.
Lasciamo stare: era un’altra storia.
Il testo è una delle più belle poesie che Ivano Fossati ci abbia donato.

http://www.youtube.com/watch?v=-ApNtZ1-mqg



Con rose di Normandia
o con fiori di ferrovia
aggancia quel bell'angelo
prima che voli via
però madre che spavento
però madre che tormento
sognare nudi e crudi
in mezzo a questo via vai
che c'è una femmina in Buenos Aires
con gli occhi che fan moneta
e con l'anima sta inquieta
e più lontana che può
è un desiderio qui in casa mia
tutto bagnato dal dolore
e dopo centomila ore
non c'è un minuto di più

L'amore va consumato va
l'amore va accontentato va
la voglia e l'innocenza
faranno come si può
l'amore va trasudato va
l'amore va comandato va
l'angelo e la pazienza
s'accordano come si può

Io non ti voglio parlare, parlare ma
fra le ginocchia salire
Io non ti voglio sfiorare, sfiorare
io ti voglio amare

Con rose di Normandia
o con fiori di gelosia
blocca quel tuo angelo
prima che corra via

L'amore va consumato va
l'amore raccomandato va
la voglia e l'innocenza
faranno come si può
l'amore va rispettato va
l'amore va rammendato va
l'angelo e la pazienza
s'accordano come si può

Io non ti voglio parlare, parlare ma
fra le ginocchia salire
Io non ti voglio sfiorare, sfiorare
io ti voglio amare

C'è un trionfo di stendardi
dove termina il dolore
e dopo centomila ore
non c'è un minuto di più

È una strada lastricata, amore
dove passa l'innocenza
e dopo noi che siamo senza
poi l'angelo senza di noi