marco valenti scrive

marco valenti scrive

14 gennaio 2018

La buona comunità, il condominio, la democrazia




LA COMUNITA’

Il regolamento di condominio.
 (breve storia politica triste).


Tizio, Caio e Sempronio sono proprietari di porzioni immobiliari.

Tizio ha il 60% della proprietà – parliamo di millesimi – Caio il 25% e Sempronio il 15%.

Si deve prendere una decisione.
Tizio è favorevole; Caio e Sempronio contrari.
Se si va per millesimi Tizio non è un condomino ma un Padrone; altrimenti un democratico.

Questo accade nel mondo. Questo accade nelle multinazionali. 
Questo accade in politica.

Se si va per millesimi Caio e Sempronio non possono stare con Tizio.
Tizio non fa parte dello stesso condominio.
Punto.

Se Tizio ne vuol far parte come proprietario della maggioranza millesimale e Caio e Sempronio abboccano avrà vinto, ma nel conteggio delle teste sarà sempre un Padrone e non un riferimento condiviso.
Se Tizio ha voglia di condominio non potrà fermarsi al conto millesimale.
Se Tizio è per il conto millesimale e non "per capoccia" invece mi chiedo: Caio e Sempronio che hanno fatto a fare un condominio con lui?

La politica è semplice.

Ma solo per chi la vuole capire; per gli altri è una guerra e non sanno che è inutile.


Mi spiace tanto per loro.



2 gennaio 2018

Salvezza (Nr.1)



Soltanto regole di cooperazione tra diversi livelli di governo dei territori,

 trasparenti, normate anche nelle forme di informazione e partecipazione della cittadinanza attiva, 

unitamente a chiari canali di finanziamento degli investimenti sui territori, 

di conferimento di risorse ordinarie e aggiuntive, 

anche esse regolate da norma di legge e condizionate ad una efficace competenza e capacità amministrativa e programmatica degli enti locali recettori di tali risorse, 

potranno togliere all’arbitrio delle maggioranze di governo nazionali lo sviluppo o il non sviluppo di porzioni rilevanti di Paese.


Oltre a ciò si aggiungano un presidio e un controllo dei territori perché vengano sottratti al controllo della malavita organizzata e del malaffare. 
Contemporaneamente offrendo alternative dignitose alla mala vita.

E' inoltre indispensabile una forma di responsabile pacificazione nazionale che porti, nell'interesse dei cittadini e della loro dignità, ad una cooperazione costante di tutte le persone che vivono, abitano, studiano, lavorano, visitano ogni singolo territorio.

Allora, se riesco a spiegarmi, il bieco consociativismo spartitorio sarebbe invece segno di maturità istituzionale e intelligenza civica: maturità e consapevolezza assenti quasi ovunque in un Paese devastato da inutili, penose, lotte tra penultimi e ultimi.
(Dannata coperta corta!)
Tutto ciò è sconcio e umiliante per il pensiero umano ma non serve lamentarsene ma porvi rimedio cominciando dai propri comportamenti.

Tanti pensieri avversi al nostro ma nessun nemico. Solo persone con cui parlare, ostinatamente ma serenamente, nel merito delle cose.

(Mettetevi nei panni degli altri e pensate con la vostra testa: non fate il contrario lasciando che altri pensino per voi).

Se questo pensiero sulle persone vi par laico, e lo è, è evidente che non possa escludere chi è non-laico qualunque fede professi. 
Con quel bel rispetto reciproco che deve sempre accompagnare ogni interazione.

(Siate laici rispettosi di chi crede o credenti rispettosi di chi non crede: comunque rispettosi)

Non gente alla quale parlare; non scontentezze da annotare (come per dire io vado tra la gente, nei mercati, nelle piazze). Persone con cui studiare per capire e poi fare.

Uscendo fuori dalla retorica di Civico e Più Civico, c'è gente che si associa liberamente e senza fini di lucro o di Potere e ha desiderio di venire ascoltata e di partecipare. Una politica civile di un Paese civile rende normale (e normato) l'ascolto della società civile e della cittadinanza attiva prima di prendere decisioni che impattino sulle vite dei territori. 
Una volta, per tutto questo, si usava il termine partenariato: magari se lo chiamassimo "Partenariato 2.0" farebbe più effetto.


Tutto ciò deve essere ancora fatto e dovrà essere fatto bene.


Servono un paio di legislature di esseri umani liberi  che, per la prima volta dopo decine di anni, servano unicamente gli interessi del Paese con onore e disciplina e non abbiano alcun interesse o tornaconto personale oltre il giusto compenso del loro lavoro parlamentare.


Perché deve essere evidente a tutti 
che le convenienze dell'essere un Politico, 
oggi, sono finanziariamente più altre del ben più che dignitoso compenso del quale giustamente i nostri rappresentanti godono. 

Le risorse economiche dispiegate da molti in campagna elettorale sono altrimenti irragionevolmente e spropositatamente alte.


Tutto ciò non è scontato.

Tuttavia è doveroso.


(continua)