marco valenti scrive

marco valenti scrive

30 agosto 2010

D, come Dire


Teseo. Mi chiedo se anche il leone avrà qualche sua battuta da dire.

Demetrio. Non c’è da meravigliarsene, signore. Può ben dire la sua un leone, quando a dir la loro c’è tanti asini in giro.

Well roared, Lion.

(Ben ruggito, Leone.)

William Shakespeare, Il sogno di una note di mezza estate, Atto V, scena I


Si dicono poche cose solide, quando si cerca di dirne di straordinarie.

Luc de Clapiers, Riflessioni e memorie


Il valore di una frase risiede nella personalità di chi la pronuncia, perché nulla di nuovo può essere più detto da creatura umana.

Joseph Conrad, Nostromo


Ci son quelli che non dicon nulla ma lo dicono bene – ce n’è altri che dicon molto ma lo dicon male. I peggio son quelli che non dicon nulla e lo dicon male.

Giovanni Papini, Schegge


Nell'ordine, il momento di tacere deve venire sempre prima: solo quando si sarà imparato a mantenere il silenzio, si potrà imparare a parlare rettamente.

Abate Dinouart, L’arte di tacere

28 agosto 2010

Ragioni

Si cerca di comprendere le ragioni dell’altro; si prova a ragionare con il proprio interlocutore; si mantiene un profilo accondiscendente, assertivo, provando ad argomentare con educazione e in tema; si tenta di convincere l’altro.

In tutto questo bell’andare ammorbidisci la tua convinzione, netta e partigiana, perché chi ti sta di fronte non ti senta troppo contrapposto ai propri argomenti e convincimenti: provi a tenere una posizione quasi neutra, quasi terza, mediando per trovare qualche benedetto punto in comune di buon senso.

Continui a ripeterti, come un mantra, che se possediamo due orecchie e una sola bocca è per ascoltare il doppio di quanto parliamo.

Ti forzi al distacco e a quella sorta di neutralità che ti consente maggiore prossimità con le ragioni altrui.

Tecniche di negoziazione: niente di nuovo né di particolarmente originale. J.F.Kennedy una volta disse: “Non negoziamo mai per paura, ma non abbiamo paura a negoziare”.

Tutto quasi giusto.

Recentemente mi è capitato di riflettere su quel “quasi”, e sono uno che rimugina parecchio.

In diversi casi, ormai, ci troviamo radicalmente divisi tra guelfi e ghibellini, tra pro qualcuno e contro qualcuno, tra i si e i no. Pertanto, se chiamato in una conta, non mi sento più di sposare una neutralità svizzera.

Mi stanca troppo.

“Vi dico che chi sta neutrale conviene che sia odiato da chi perde e disprezzato da chi vince”, Niccolò Machiavelli, Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio.

Per quanto provino a confondere la cacca con la cioccolata l’olfatto non inganna: per quanto provino a mischiare il mazzo francese le carte sono rosse o sono nere.

Ho le mie convinzioni e, per quanto le mediti e rimediti, le mantengo.

Credo che, a volte, convenga rivendicarle e che sia opportuno.

Con la limpida serenità del giusto.

22 agosto 2010

Stringhe


Una delle più recenti trovate del sistema sanitario è che, per ogni malato di diabete, ci sia un piano sanitario annuale che prescriva, secondo la gravità del caso, quante misurazioni del livello di glicemia possano essere fatte a trimestre.

Nel caso di Piero, mio padre (si: ha pure il diabete), ho quindi appreso che può fare non più di 150 misurazioni: cinquanta al mese, 1,6 al giorno. Abbiamo detto addio alla abitudine di sapere il livello glicemico nel sangue prima di ogni colazione, pranzo, cena.

Era comodo ma, per risparmiare sul bilancio in rosso della sanità nella mia Regione, non è più possibile.

I presidi medici erano e restano gratuiti. La A.S.L. (Azienda Sanitaria Locale) ci fornì a suo tempo il comodissimo apparecchio per la misurazione della Ditta Menarini: funziona perfettamente inserendovi una stringhetta monouso su cui si poggia una goccia di sangue che si fa uscire usando una pistola su cui si applicano aghi monouso. In quattro secondi compare sul display l’indicazione della glicemia.

La foto mostra tutti i prodotti citati.

Ora non adoperiamo più novanta aghi e novanta strisce monouso al mese ma solo cinquanta e sono gratuite come lo erano prima.

Vengono vendute in confezioni da cinquanta.

Non molto tempo fa mi sono trovato nella necessità di acquistare privatamente una confezione di strisce monouso, essendo sprovvisto temporaneamente di piano terapeutico, ed ho pagato di tasca mia ciò che normalmente – tramite il sistema di rimborsi delle ASL – paghiamo tutti noi contribuenti.

Arrivo al punto: il prezzo di una confezione (50 stringhe monouso) di “Glucocard G Sensor” della Menarini è 62 euro (diconsi sessantadue euro).

Più di un euro a stringa!

Rivedete la foto, per piacere.

Piero, ora che si risparmia, costa solo 744 euro l’anno di stringhe monouso più gli aghi monouso (che non mi sono sentito di chiederne il prezzo): invece che diminuire il numero di misurazioni non si potevano fare due chiacchiere con la Ditta farmaceutica?

Abbiamo idea dei veri motivi per cui la Sanità è in deficit? Personalmente comincio a farmi un’opinione: voi no?

2 agosto 2010

Pietro


Pietro

La rubrica telefonica non si rivelava affatto più prodiga di idee per la serata neanche a una seconda lettura maggiormente accondiscendente della prima e malgrado fossero già le cinque di un freddo pomeriggio d’autunno la serata rimaneva un interrogativo fastidioso.

Pietro si alzò dal divano dove stava meticolosamente valutando combinazioni telefoniche femminili da sabato sera, agganci sempre meno proponibili a basso costo e ad alto rendimento, e andò a cambiare il compact disc.

Calling you - I’m calling you, can you hear me ? - iniziò a lamentare Jevetta Steele dalla colonna sonora del film Bagdad café e io a chi cazzo telefono si domandava e intanto guardava, in piedi davanti la vetrata, il panorama di tetti e terrazzi dal suo superattico; guardava senza osservare tetti e terrazze cittadine come un pesce rosso vede il mondo dalla sua vaschetta, mentre un crescente disappunto montava dentro un trentanovenne di due metri e zero tre, occhi grigi e capelli neri, ricci neri che neanche il gel, full optional, autentico pianificatore della propria esistenza che da un po’ di tempo in qua non riusciva con la stessa efficacia a soddisfare i propri bisogni. Pensava, solo a tratti intendiamoci, che la sua condizione di separato minasse in un certo modo le semplici regole sociali e sessuali che governavano la sua esistenza e la sua felicità, e s’iniziava a formare un grumo denso nella sua coscienza di nuovo scapolo. Perciò non ridiede la colpa a Paola ma alla leggerezza, alla lievità con la quale si era innamorato, sposato, rotto i coglioni, separato. Ripensò al suo primo incontro con la donna che aveva attraversato come un uragano un anno della sua esistenza tornando a quel marzo tiepido del millenovecentonovantasette in cui, si ripeté, aveva fatto la più grossa stupidaggine della sua vita.

Una cometa attraversava il cielo nel marzo millenovecentonovantasette.

Da “Cometa e bugie” di Marco Valenti

http://www.lafeltrinelli.it/products/2120004496499/cometa_e_bugie/Marco_Valenti.html?aut=927044&cat1=1


Ora mi prendo un po' di riposo, di vacanza: auguro a ciascuno di voi felici letture e buone vacanze.

Emmevù