marco valenti scrive

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8 aprile 2011

Tonno, arance e bieta (per tacer del Greco di Tufo)








Chiedendo scusa in anticipo tocco un argomento infinitamente marginale rispetto alla tragedia che sta vivendo il Giappone: la ricaduta della radioattività per noi Europei… a tavola.
Se le acque dell’Oceano Pacifico sono fatalmente contaminate si può ritenere che il fenomeno si estenderà, nel tempo, su distese enormi di mare e che, in pescheria come al supermercato dovremo fare molta attenzione a ciò che compriamo.
Parlo sia di pesce fresco che in scatola: sto cominciando a rifletterci sopra e a prendere informazioni qua e là ma ancora non riesco a comprendere la portata del disastro.
La parte pessimista che è in me, tra l’altro, mi dice che i mari – tutti – sono comunicanti tra loro.
Pensando in modo egoistico e personale a tutto questo ho comperato due fette tagliate belle alte di tonno fresco, carne rossa e profumata, di provenienza atlantica e lo ho preparato con bieta, arance e pepe rosa. Ora vi spiego come si arriva al risultato ritratto in foto.
La verdura, lavata e spezzettata, la ho mandata in padella solo con un filo d’olio: la ho coperta, lei ha tirato fuori l’acqua, ed in un quarto d’ora era pronta. Per un paio di minuti, dopo averla regolata di sale la ho mandata a fuoco vivo con il succo spremuto di mezza arancia perché si asciugasse e poi la ho disposta nei piatti.
Il tonno lo ho cotto in padella allo stesso identico modo.
Su tutto una generosa spolverata di pepe rosa macinato e una manciata di farina di mandorle tostata.
Abbiamo tirato il collo ad un Greco di Tufo DOCG Terredora, 12,5%, che ci stava benissimo.
Colore: giallo paglierino intenso.
Odore: gradevole, intenso, fine, caratteristico.
Sapore: fresco, secco, armonico.
Zona di produzione del Greco di Tufo: intero territorio dei comuni di Tufo, Altavilla Irpina, Chianche, Montefusco, Prata di Principato Ultra, Petruro Irpino, Santa Paolina e Torrioni, in provincia di Avellino.
Il ruolo dell'Irpinia nella storia della viticoltura campana era talmente rilevante che alla linea ferroviaria Avellino Rocchetta Sant'Antonio venne dato il nome di "Ferrovia del vino".
Completamente circondata da vigneti, la provincia di Avellino offre vini di fama internazionale come il Greco di Tufo, il Taurasi e il Fiano.
Il vitigno più antico dell'Avellinese è senza dubbio il Greco di Tufo, da cui si ricava l'omonimo vino, importato dalla regione greca della Tessaglia, dai Pelagi.
La conferma dell'origine millenaria di questa vite è data dal ritrovamento a Pompei di un affresco risalente al I secolo a.C. dove si menziona esplicitamente il "vino Greco". La coltivazione del vitigno Greco fu diffusa all'inizio sulle pendici del Vesuvio e successivamente in altre zone della in provincia di Avellino, dove prese il nome di Greco di Tufo.

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