marco valenti scrive

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17 febbraio 2012

"non so..."



Sondaggi...




La vignetta di Altan, trovata nel grande mare del web, è deliziosa ma calza fino a un certo punto con quello che volevo dire a proposito degli indecisi.




La giornata di San Valentino è stata caratterizzata, anche, dalla decisione del nostro Governo di non avanzare la candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2020. Non mi soffermo su questa scelta quanto su un episodio marginalmente collegato. Nella mattinata del 14 febbraio, attendendo la decisione nel merito, il quotidiano Repubblica lanciava un sondaggio istantaneo sul tema delle Olimpiadi a Roma, chiedendo se i lettori fossero d’accordo o meno.
Nessuna pretesa rappresentativa; un sondaggio in cui rispondere si o no. Quando mi sono collegato verso le 11 ho visto i risultati fissati in quel momento. Vincevano i no ma il dato che trovo singolare è che 205 persone, pari all’11% dei votanti aveva risposto “non so”. Delle persone non hanno detto “si, voglio la candidatura di Roma per le Olimpiadi” oppure “no, non sono d’accordo” ma sono entrati appositamente e volontariamente per rispondere che non lo sapevano…




Ora io dico:
uno -non hai nessun obbligo di dare il tuo parere in un sondaggio volontario e senza valenza rappresentativa o anche solo statistica;
due – decidi di dire la tua opinione, liberamente, entrando nel sondaggio;
tre – non hai una opinione ma partecipi ugualmente e voti “non so”.




Fermo restando che è del tutto lecito non avere una propria consolidata opinione su qualsiasi argomento, avrei voluto avere davanti, in un’aula quei 205 individui per chiedere loro a quale categoria appartenessero, ovvero:
1. Pensavi di concorrere ad una estrazione di un premio on-line?
2. Credevi che il tuo non avere una opinione fosse importantissimo ai fini del sondaggio?
3. Non hai un cavolo da fare e partecipi a tutti i sondaggi a prescindere?
4. Sei caduto dal seggiolone da piccolo?




Come commentare? “non so”.

4 aprile 2011

Rasoio


Ormai parecchi anni fa inventarono un rasoio a due lame e nella pubblicità spiegarono per benino al pubblico come la prima lama tirasse fuori i peli e la seconda li giustiziasse implacabilmente.

Quando pochi anni dopo fecero uscire un rasoio a tre lame perdemmo un po’ di tempo a capire a cosa cavolo potesse servire la terza lama ma, ben presto, ce ne facemmo una ragione.

Tutte le principali marche negli anni hanno fatto a gara a fornirci “usa & getta” sempre più sofisticati, multilama, snodabili, con ulteriori barrette di plastica con mirabili funzioni ammorbidenti.

L’offerta è ormai infinitamente varia ma, tuttavia, insieme a questo bengodi della pelle liscia sono aumentati notevolmente i costi delle ricariche. Ovviamente dopo un po’ la lame, ancorché plurime, perdono la loro efficacia ed è necessario cambiare la testa dell’oggetto.

Del mio rasoio conoscevo la marca ed il numero di lame (tre per la cronaca) ma non il modello: forse all’epoca si erano convinti fosse il Rasoio definitivo tanto da non stampigliarne il nome sul manico. Il fatto mi ha però causato disagi non indifferenti nella scelta della ricarica corretta.

Se ti trovi davanti una intera bacheca di lame differenti vi assicuro che non è facile raccapezzarcisi anche limitandosi ai trilame.

Ti dici che forse è quella ma che, in fondo, l’attacco non è proprio uguale.

Allora ti convinci che è quella a fianco.

Poi vedi il rasoio corrispondente alla lametta presunta giusta e ti appare totalmente diverso dal tuo e desisti tirando il collo all’ultima lametta che hai in casa.

Magari vai dal barbiere o decidi di non raderti perché in fondo con la barba non stai poi male.

Detesti l'eccessiva offerta perché sei un pasticcione e non riesci a decidere.

Io ieri ho fatto un investimento: ho buttato via il rasoio e ne ho acquistato uno nuovo. Ovviamente con numerose, riconosciute, confezioni di lamette di ricambio.


Per un po' sarò a posto.