marco valenti scrive

marco valenti scrive

3 dicembre 2015

L'Europa che voglio




Non voglio una Europa dove si dica che la Francia è stata colpita dal terrorismo ma noi siamo al sicuro; voglio una Europa in cui si dica che una nostra città, Parigi, è stata colpita.

Non è Hollande che deve reagire chiedendo la collaborazione di altri Stati ma è l’Europa che deve decidere come farlo e decidere in fretta. 
Ed evitare di cacciarsi in situazioni difficili da ora in avanti attuando (per logica conseguenza) politiche di pace e di cooperazione vera. 
La cooperazione vera sono risorse vere nei territori emarginati: non sono proclami.
(Le risorse non si sparpagliano in troppi rivoli e non possono avere costi di gestione troppo alti che finiscono per depauperarne l'efficacia.)

Non voglio neanche una Europa dove un primo ministro britannico aderisce da solo ad azioni militari e, vent’anni dopo, da ex e dopo essere finito sulla copertina di Time, si scusa perché non c’erano armi di distruzioni di massa e confessa di avere così contribuito alla nascita del terrorismo dell’IS. 
(Complimenti vivissimi!)

Non voglio una Europa in cui si dica: “la Grecia ha barato sui conti; noi in Italia abbiamo già dato; cavoli loro”. 
Voglio una Europa in cui si riconosca che i cittadini della regione greca sono allo stremo e ci si faccia carico tutti. 
Tutti. 
Perché i cittadini non devono pagare le colpe dl malgoverno. 
Mai. 
Mai più. 
Né ad Atene né a Roma. Non per colpa di un Governo truffaldino greco e non per un dazio pagato alle mafie della terra di mezzo di una capitale europea.

16 novembre 2015

Pensierini (banali) sull'Europa




Pensieri apparentemente banali e slegati, fatti da me medesimo, Uno che vorrebbe una Europa semplice, dei diritti e dei cittadini, con regole uguali e una unica voce.
Pensierini: domandine.


Perché l’aspirina in Francia 
costa un terzo che in Italia 
e nessuno dice nulla?


Perché un premier europeo, inglese, venti anni dopo può dirci 
“ci siamo sbagliati: non c’erano armi di distruzione di massa. Siamo responsabili di aver creato l’IS” 
ma intanto, all’epoca dei fatti, 
si mosse autonomamente 
rispetto agli altri Paesi europei?


Perché ci sono Paesi che si scaldano bruciando i mobili di casa 
e altri che bruciano titoli di borsa?


Perché le tasse, i servizi sociali, il welfare sono diversi
 a Caltanissetta rispetto a Liverpool?


Perché non chiediamo di escludere dal
 “patto di stabilità” 
l’equivalente di quello che diamo al bilancio dell’Unione europea 
purché destinato allo sviluppo?


Perché l’energia in Francia deve costare 
il 35% in meno che in Italia 
e questo costituire un beneficio per i francesi 
se siamo tutti europei?


Perché la composizione delle tasse è differente nei Paesi che fanno parte dell’Unione europea 
e hanno la stessa moneta?


Perché abbiamo limitazioni nella produzione agricola (e nelle quote latte) 
ma abbiamo indicazioni stringenti 
su come farci il formaggio?



Perché abbiamo diversi diritti a proposito dei migranti, dello “ius soli”, e qualcuno alza muri 
se siamo tutti europei?


Perché una coppia ha diversi diritti e doveri nelle diverse regioni della stessa Europa 
in funzione del genere?



Perché se una legge funziona in Emilia-Romagna (o in qualsiasi altra regione europea) non la scriviamo uguale in Sicilia?


Perché non possiamo avere tutti gli stessi diritti se siamo tutti europei?



(Si prega di continuare se siamo tutti europei: grazie)

26 ottobre 2015

Trilussa



« Io che conosco bene l'idee tue



so' certo che quer pollo che te magni,



se vengo giù, sarà diviso in due:



mezzo a te, mezzo a me...Semo compagni



No, no - rispose er Gatto senza core -



io non divido gnente co' nessuno:



fo er socialista quanno sto a diggiuno,



ma quanno magno so' conservatore »




Il 26 ottobre (come oggi) nel 1871, a Roma, nasceva Trilussa, pseudonimo di Carlo Alberto Salustri – cognome anagrammato – e mi piace ricordarlo con il pezzo dalla poesia “Er compagno scompagno” ma, va da sé, ce ne sarebbero a decine.



Fatevi un giro su Wiki, o su internet, o riprendete in mano un suo libro.



http://it.wikipedia.org/wiki/Trilussa

.

12 ottobre 2015

Teatro di Marcello






TEATRO DI MARCELLO
Pietro Valenti (1924 - 2012)

Uno dei bersagli preferiti di Piero, durante i suoi giri a disegnare per Roma, era Teatro di Marcello. Subiva la fascinazione delle sovrapposizioni delle epoche diverse e un manufatto che si prestava ad essere visto in scorci molto differenti, mai esaustivi, ma non era visitabile.




Questo teatro fu ideato e cominciato a costruire da Giulio Cesare, ma completato da Augusto, che lo dedicò  al suo nipote prediletto Marcello. Invece di ereditare l'impero di Augusto, Marcello morì in giovane età e fu il primo a essere deposto nel mausoleo augusteo.

In seguito il teatro divenne proprietà della famiglia dei Fabi che vi fece costruire un fortezza sopra gli archi e, nei secoli successivi,  passò nelle mani dei Savelli e poi degli Orsini.
Nel XVI secolo il teatro fu convertito in palazzo.


Guardando oggi al Teatro di Marcello, è possibile scorgere i grandi archi dell'antico teatro, le fortificazioni medievali ed eleganti aggiunte di Baldassare Peruzzi, che era alla guida dei lavori conversione del teatro a palazzo rinascimentale.


Le tavole di Piero non vi dico da dove sono prese: scopritelo voi. Come quasi sempre non sono riproduzioni ma interpretazioni. È quel che lascia la differenza tra un bel disegno tecnico e l’opera di un artista. Tutti i disegni sono stati eseguiti dopo il 2001, quando Piero aveva intorno agli ottanta anni di età.



Vi rammento che cliccando su ogni immagine potrete vederla ingrandita e che altre tavole sono presentate in questo blog, in altri post, sotto la tag “il disegno di Piero” (trovate gli argomenti di questo blog nella colonna di destra).




Per maggiori informazioni su questo straordinario monumento potete sbizzarrirvi nel selvaggio web: per i fondamentali consiglio il sito della Sovraintendenza di Roma.


8 ottobre 2015

5 ottobre 2015

in questo bar mi sto perdendo





In questo bar mi sto perdendo

dentro un bicchiere, dentro un colpo di vento, ma devo partire.

L’America non è quella che leggi sopra i giornali o scoppia in una risata nei film tutti uguali.
Lascio l’Italia per andarla a cercare, e tu, giovane donna americana fammi qualche regalo in italiano perché io possa sentirmi un po’ meno lontano, davanti a una ferrovia, o nel letto di casa mia. Tutte le notti quando la luna, luna curiosa in mezzo ai lampi, fa fatica ad uscire tra le nuvole, incontro a gli amanti. Strana città con tanta gente, allora vendo il mio cuore sopra nuvole d’oro, ma nessuno lo vuole. Con un freddo che se ci pensi troppo ti si stacca il naso.

Ma tu giovane donna americana non lasciarti morire perché nelle tue mani c’è qualcosa che sta crescendo, come piove da due ore e tu, non ti stai accorgendo del cielo che sta cadendo

http://www.ron.it/

2 ottobre 2015

Holden Caulfield, la segale, eccetera eccetera




IL GIOVANE HOLDEN
J.D. Salinger
Il giovane Holden
EINAUDI
1961
Traduzione di Anna Nadotti


Per conoscere la trama. 
C’è un giovane sedicenne benestante di New York che si fa sbattere fuori dalla sua scuola e anticipa il suo rientro a casa in vista delle vacanze di Natale. Ci impiega un po’ perché titubante e impensierito. Racconta i suoi incontri e i suoi pensieri di tre giorni strani e intensi prima di rientrare in casa, parlare con l’adorata sorellina e prendere decisioni sul suo futuro.
Per leggere la trama per esteso c’è la vecchia Wiki: https://it.wikipedia.org/wiki/Il_giovane_Holden#Trama

“Se davvero avete voglia di sentire questa storia, magari vorrete sapere prima di tutto dove sono nato e com’è stata la mia infanzia schifa e che cosa facevano i miei genitori e compagnia bella prima che arrivassi io, e tutte quelle baggianate alla David Copperfield, ma a me non mi va proprio di parlarne.”

Se davvero avete voglia di leggere questa mia recensione eccetera eccetera, magari vi toccherà sentire perché ho riletto “Il giovane Holden”, scritto nel 1952 da Jerome D. Salinger, letto con piacere prima dei miei vent’anni senza che mi lasciasse un segno come un romanzo di formazione e tutto il resto.
Ora il fatto è che, oltrepassato il mezzo secolo e compagnia bella, mi sono trovato a leggere, tempo fa, il mio primo romanzo di Murakami ed è stato Norwegian Wood. Potrete pensare che ci sono arrivato tardi ma non è roba della quale mi va proprio di parlare. Ma Hakuri ha scritto questo libro, considerato dai più un formidabile libro, e lo ha riempito di citazioni e omaggi a Salinger e c’era quella domanda fondamentale su dove vadano le papere quando gelano i laghetti che, per Jerome, Holden, Hakuri nel 1987, Toru Watanabe e mi sa un sacco di gente ho capito che è stata una domanda simbolo.
Insomma mi sono procurato una copia del libro. Non ho voluto cercare la nuova traduzione in italiano di Matteo Colombo ma ho cercato quella storica di Adriana Motti perché, diamine, è con quella che questo libro è diventato importante e tutto il resto.
Ho riletto il libro tradotto dalla vecchia Adriana (nel 1961) e il bel carteggio illuminante tra la traduttrice Anna Nadotti che revisionava il lavoro del buon Matteo Colombo mentre lui traduceva il vecchio “The catcher in the rye” del vecchio Jerome.
Della nuova versione Einaudi ci dice:
J. D. Salinger
 Il giovane Holden
2014
Super ET
 pp. 264
€ 12,00
 ISBN 9788806218188
 Traduzione di Matteo Colombo
In una nuova traduzione, il libro che ha sconvolto il corso della letteratura contemporanea influenzando l'immaginario collettivo e stilistico del Novecento

Ad ogni modo: lo ho riletto con quella bella calma di un cinquantenne, ho capito che è stato un romanzo esplosivo per la sua epoca, un libro maschile singolare, forse venato di autobiografismo ma non importa. 
Che possa essere stato o essere ancora un romanzo di formazione mi lascia dubbioso ma è un gran bel romanzo, giocato sulla parola, sul modo di narrare  che frammezza la cronaca con i ricordi di Holden Caulfield in una storia che si dipana in una manciata di giorni (a occhio tre o quattro giorni, e notti) impiegati tra l’essere stato cacciato da un liceo a sedici anni e tornare, titubante sul proprio futuro e sulla vita, nella sua casa di ricca famiglia Newyorkese. 
Che risulti simpatico o odioso al lettore è cosa che reputo ininfluente rispetto all'altissimo valore del libro: depresso o sbruffone (falso sbruffone sedicente maturo come tantissimi ragazzi sono sempre stati e sempre saranno), coraggioso a parole e codardo nei fatti, voglioso di sigarette e di alcol proibito ai minori e di sesso non ancora esplorato. 
Comunque sia ciò che muove i pensieri e le azioni del protagonista è l’essere ferocemente e tenacemente avverso ad ogni manifestazione di ipocrisia, o di quanto lui ritenga tale e – con il metro di un giovane – tratteggia un’epifania di situazioni e persone ipocrite in maniera assolutamente efficace. 

Più importante del giudizio soggettivo del singolo lettore (incluso me), è importante capire che Holden ci racconta una fase della sua vita, della sua maturazione, di come si formano le idee, di come – a volte – i pensieri siano apparentemente confusi, circolari, approssimativi: il termine apparentemente è legato al modo di raccontarli ma, se si legge con un po’ di attenzione e se si esce da momenti di stordimento alcolico o di confusione comportamentale, le idee del ragazzo sono estremamente chiare. 
Brevi e concitate sono le frasi di Holden, io narrante in prima persona e al passato remoto: nel modo di esprimere, di costruire le frasi e con esse la narrazione, segue i propri pensieri man mano che si vanno formando e spesso lascia concetti sospesi come volesse dire al suo interlocutore-lettore che quanto non conclude sia ovvio, scontato e conosciuto, e così via, eccetera eccetera.

Holden sa di non voler essere ipocrita mai: negli studi, nelle letture, nei rapporti con gli amici e i compagni, nell’amore e nei rapporti con il sesso.
Holden non sa ancora cosa sarà della sua vita ma ha chiaro cosa non vuole che sia.

Salinger, del resto, ci avvisa subito che non leggeremo Davide Copperfield, dichiara immediatamente una rottura con i romanzi precedenti sulla adolescenza, sdogana la narrazione interiore, frammentata e incerta, il flusso di coscienza, le difficoltà e le fragilità di ogni maturazione, eccetera eccetera. 
Non credo fosse consapevole di tirare un ponte tra letterature diverse e distanti tra loro ma, diamine, lo ha fatto.

Gin a body meet a body
 Coming through the rye;
 Gin a body kiss a body,
 Need a body cry?

Cioè, traducendo letteralmente dal vernacolo scozzese: Se una persona incontra una persona che viene attraverso la segale; se una persona bacia una persona, deve una persona piangere? Da qui la difficoltà a tradurre il titolo originale “The catcher in the rye” (l’acchiappatore nel campo di segale).
Peccato!
Peccato perché il libro non è un lungo romanzo con un ritratto insistito e minuzioso del giovane Holden; peccato perché il senso del titolo, in questo che è un racconto di un tempo adolescenziale breve e significativo per il protagonista, è tutto poeticamente spiegato nel colloquio notturno tra Holden e la sorellina Phoebe. 
E’ un passo splendido che da solo, per chi ha cuore, vale tutto il libro. 
Diventare acchiappatore nel campo di segale e salvare così i giovani giocatori dal burrone è quello che Holden vorrebbe diventare.

Lo schema del libro comunque è questo.
•        Breve introduzione su di Holden e del suo contesto
•        Saluto al professore Spencer
•        Cena e successiva uscita con Brossard ed Ackley
•        Fuga da Pencey
•        Aperitivo con le tre ragazze dell’albergo
•        Al locale di Ernie
•        L’avventura con Sunny e Maurice
•        Acquisto del disco per Phoebe
•        Uscita con Sally
•        Aperitivo con Luce
•        Ubriacatura di Holden e successiva rottura del disco
•        Ritorno a casa per parlare con Phoebe
•        Notte a casa del professor Antolini e poi vicino alla stazione
•        Ritorno alla vecchia scuola per salutare Phoebe
•        Uscita con Phoebe fino allo zoo
•        Decisione di rimanere a New York

la copertina del disco che Holden compra per la sorellina Phoebe

Jerome David Salinger è nato nel 1919, ha scritto “Il giovane Holden” a 32 anni, è morto nel 2010 che ne aveva 91. Di lui si sa che ha scritto tanto ma ha pubblicato poco. 
Nel testamento ha lasciato scritto che i suoi inediti potranno essere pubblicati cinquanta anni dopo la sua morte e quindi, chi potrà e vorrà, dovrà aspettare il 2060. 
Riguardo al suo “The catcher in the rye” pretese e ottenne copertine semplici, senza illustrazioni accattivanti, perché convinto che chi comprava il libro lo doveva fare solo se attratto dalla storia e non dalla copertina. Esempio raro che piacerebbe ad un mio amico e che dovrebbe far riflettere sia chi legge che chi pubblica e vattelappesca. 
Meno titoli esca e meno copertine esca potrebbero farci leggere tutti meglio. 
Il vecchio J.D. è stato una persona schiva che amava vivere lontano dai riflettori in una, rarissima, intervista del 1974 disse:
"Non pubblicare mi dà una meravigliosa tranquillità...Mi piace scrivere. Amo scrivere. Ma scrivo solo per me stesso e per mio piacere."

Sarebbe bello se tanti scrittori troppo prolifici rispetto alla loro vena creativa ne facessero tesoro, eccetera eccetera.

P.S.: il libro è, per chi le ama, una miniera di citazioni e alcune sono più famose dell’unica che riporto.
“Sento un po' la mancanza di tutti quelli di cui ho parlato. 
Non raccontate mai niente a nessuno. 
Se lo fate, finisce che sentite la mancanza di tutti.”

(Il giovane Holden)





2 settembre 2015

Presentazione dell'ultimo libro. Invito



Prima presentazione del romanzo RIP di Marco Valenti

RIP
di
Marco Valenti

Antonio Tombolini Editore
Collana di narrativa Officina Marziani

Insieme al Direttore editoriale Michele Marziani l’autore Marco Valenti presenta il suo ultimo libro
a  
ROMA
il 29 settembre 2015
alle 17,00
BIBLIOTECA STORICA DEL MEF
Ministero dell’Economia e Finanze
Via XX Settembre, 97

Chi intende partecipare deve mandare una email per avere l’accredito all’indirizzo biblioteca.storica@tesoro.it con oggetto: “Partecipazione presentazione letteraria del 29 settembre”.




Il libro è uscito a novembre 2014 ma, finora, non ho mai voluto presentarlo in un incontro con i lettori. 
Il prestigio della sede che ospiterà l’incontro mi ha fatto vincere ritrosie e pudicizie.
Non credo di aver scritto, ancora, qualcosa di importante come RIP e molte cose mi intimidiscono. 
Michele Marziani, scrittore, mio direttore editoriale e amico, mi aiuterà.
Datemi una mano anche voi, venendo e invitando altri a farlo. 
So bene che è un martedì e che l'incontro è alle cinque del pomeriggio ma ve lo sto dicendo per tempo. 
Il luogo merita ma non consente incontri in orari più comodi. 
Vorrei la sala piena e che questo avviso venisse condiviso il più possibile. 
Spero veniate in tanti e vi aspetto: grazie e buone letture sempre, 
Marco

P.S.:un link al libro è http://store.streetlib.com/rip

8 agosto 2015

Cattiva notizia per chi ha già acquistato il mio ultimo romanzo


Una cattiva notizia per chi ha già comprato il mio ultimo romanzo, RIP, uscito in ebook per la Collana di narrativa italiana Officina Marziani dell'editore Antonio Tombolini.

Mi rincresce.

L'Editore ha deciso, unilateralmente, di abbassare il prezzo da sei euro e novantanove centesimi a 4,99.

Acquistabile su tutti gli store online.



A tutti, buone letture.

16 luglio 2015

Buona estate a tutti


mentre leggi senti questa, da youtube. aprila in un'altra finesta e leggi. grazie.

Estate
Sei calda come il bacio che ho perduto
Sei piena di un amore che è passato
Che il cuore mio vorrebbe cancellare

Estate
Il sole che ogni giorno ci scaldava
Che splendidi tramonti dipingeva
Adesso brucia solo con furor

Tornerà un altro inverno
Cadranno mille pètali di rose
La neve coprirà tutte le cose
E forse un po' di pace tornerà

Estate
Che ha dato il suo profumo ad ogni fiore
L' estate che ha creato il nostro amore
Per farmi poi morire di dolor

Estate




Dal duemila e otto.

Vi dico quel che vi vorrei far capire e capire con voi da lì.

Da quell’epoca sono successe un sacco di cose, ho letto libri, ne ho scritti altri, ho sperimentato ricette, bevuto vini, ascoltato musica, viaggiato (poco) e pensato (più di quanto abbia testimoniato qui).

E’ adesso un’epoca buia.
Molto più oscura di quanto non venga percepita.

Comunicare è più social, carte false, trucchi che quasi tutti crediamo realtà.

La realtà ci sfugge ed è più in là.

La vedi andare via e non hai fiato per trovare le parole per dirlo.

Avresti risposte ma nessuno, nessuno, ti fa più domande.
Soffochi.
Parli meno. Forse rantoli.
Magari stai semplicemente facendo una entrata trionfale nella terza età.

All’inizio dell’anno mi sono ripromesso di parlare di meno e meglio. 
Ho scritto estremamente meno su questo blog. Promessa mantenuta. 

Mi interrogo se venga compreso ma non è importante. Resteranno comunque alcune ricette favolose, qualche vino buono e pensieri sparsi.

Magari troppo.

Sarebbe stato meglio un blog letterario, o musicale, o umoristico: comunque monotematico?
Non credo che siate tutti monotematici. Io non lo sono o, almeno, provo a non esserlo.


Però fa caldo – non dite che è estate ed è normale – e credo che la cosa migliore sia augurarvi che sia una bella estate.
Barcollo; non mollo; mi faccio vivo, prima o poi, e ho molte più cose da dirvi di quanto faccia.
Meglio.

La teoria del troppo pieno.

Auguri.
Buona estate comunque sia.


Non andate via. Oppure tornate, dopo.


11 luglio 2015

UNITI NELLA DIVERSITA'





Si è parlato parecchio del debito della Grecia; si è parlato dei problemi legati ai drammatici flussi migratori che stanno inondando le nostre coste; si è parlato di misure economiche e di come hanno ristretto le nostre capacità personali di spesa.

Argomenti apparentemente molto diversi e sui quali le opinioni, 
con opinionisti professionali più o meno titolati e legittimati, 
si sono divise con grande asprezza di toni. 

Ognuno potrà avere il proprio legittimo pensiero (purché pensi): 
quel  che penso io ha rappresentazioni frammentate in spezzoni di dichiarazioni di vari e molto differenti esponenti politici.

Vorrei provare a volare alto.

Vorrei prendere tutto questo da un altro punto di vista e condividere quel che penso.

Sapete tutti qual è il motto della Unione Europea: “uniti nella diversità”, usato dal 2000.
In varietate concordia, latino. 
Suona bene. 

2 luglio 2015

In fondo, il titolo

Mi tira, sotto la suola, 
mi aumenta la gravità, 
m’attacca al suolo.


Strascico il piede, 
mi fermo, 
osservo la cosa.


Batto come lo zoccolo di un toro 
prima della carica.


Struscio ancora 
e ancora invano.

Enorme, schifosa, 
lercia, lurida e bastarda.

Dispero.


Mi rassegno all’erba, 
cerco un legnetto, 
esploro.

Mi siedo, mi curvo 
e ancora osservo.

Sfilo, raschio, sudo.

Il bastoncino viene fatto prigioniero 
ma, a fatica, lo libero.


Saltello 
cercandone un fratello: 
lo trovo 
e ricomincia la lotta.


Impiego del tempo, 
del mio tempo, pervicacemente
Fino a un risultato 
appena decente.


Mi incammino, rumore sinistro 
dal piede sinistro.

Uno schiocco residuo.


La casa è vicina
Penso a coltelli e pagliette
In cucina


Altro lavoro
Ritrovare decoro
E tornare all’ex ante
Fiammante.



Rimane un pensiero
Cattivo, funereo.




“Ma perché un attimo prima di sputazzare la tua gomma americana di merda non ti ci sei strozzato?” 
(Marco Valenti – estate 2015)