marco valenti scrive

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31 gennaio 2017

a proposito del signor Einstein


ALBERT EINSTEIN (Ulma, 14 marzo 1879 – Princeton, 18 aprile 1955)

La personalità eccentrica di Einstein lo ha legato a numerosissime curiosità e aneddoti; tuttavia molti degli aneddoti e delle citazioni a lui attribuite sono falsi oppure sono stati romanzati a tal punto da non aver più nessun contatto con i fatti reali. 

Di seguito sono riportate alcune delle curiosità più significative.

Einstein divenne vegetariano e astemio negli ultimi anni della sua vita.
Poiché la sua famiglia visse per alcuni anni in Italia, Einstein parlava un discreto italiano.
Einstein aveva cinque completi tutti uguali ma puliti, così diceva lui, "non sprecava tempo a pensare a cosa indossare".
Era apolide (dopo che fu privato della cittadinanza tedesca).
Einstein era mancino.
Quando Einstein espatriò negli Stati Uniti gli fu chiesto di dichiarare la sua razza d'appartenenza; a questa domanda il fisico rispose "umana”.
Negli anni di Princeton, Einstein adottò stabilmente un look del tutto eccentrico per uno scienziato e cattedratico della sua fama, caratterizzato da abiti e palandrane piuttosto stazzonate e da capelli bianchi lunghi e incolti. Questo aspetto da "Scienziato dedito a cose ben più importanti del vestire" sarebbe stato poi adottato da parecchi imitatori nell'ambiente dei fisici, specialmente in Italia.


...ma quello che mi interessa è l'incredibile patrimonio di frasi ed aforismi di Albert Einstein!
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Non cercare di diventare un uomo di successo, ma piuttosto un uomo di valore.
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Non tutto ciò che può essere contato conta e non tutto ciò che conta può essere contato.
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Uno stomaco vuoto non è un buon consigliere politico.
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La politica è un pendolo i cui movimenti che oscillano tra l’anarchia e la tirannia sono alimentati da illusioni perennemente rinnovate.
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Non penso mai al futuro: arriva così presto!
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Tutto è relativo. Prendi un ultracentenario che rompe uno specchio: sarà ben lieto di sapere che ha ancora sette anni di disgrazie.
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(continua. Cerca tra gli argomentidel blog alla voce "Aforismi")

18 gennaio 2017

Senza glutine e con gran gusto!




Amo cucinare. 
Lo sa chi mi frequenta ancor più di chi mi legge.

Mi piace fare cose che sorprendano i miei commensali pur muovendomi in modo cialtrone.
Nella cucina e nella vita. 

Qui nel blog azzardo proporre ricette (roba sempre sperimentata e venuta bene)
Negli anni mi sono accorto di amare cose che sempre più persone non vogliono o non possono più amare.
Mi interrogo spesso sulle cause del proliferare di intolleranze e disturbi nella assunzione di determinati cibi e sostanze. Parlo di salute, non di mode o di religione.
Sarebbe utile interrogarci seriamente nel merito.

Per capirci: trenta anni fa quanti erano intolleranti al lattosio o quanti dovevano seeguire una dieta rigorosamente “gluten-free”?

E’ con piacere che vedo come, sempre di più, togliere alimenti possa non essere privazione di gusto e ricercatezza. 
Cura e piacere che fanno della cucina un’arte e non un mezzo per nutrirsi punto e basta.


Tra i blog che seguo con interesse c’è FABIPASTICCIO. Un grandissimo Blog con ricette meravigliose per chi ha bisogno di mangiare senza glutine ma non vuole rinunciare al gusto. L’autrice, Fabiana Corami, è una persona deliziosa e il suo blog è bellissimo
Consiglio vivamente.

Ma già che parlo di gluten-free voglio segnalarvi anche un libro appena uscito.
Si tratta di “RICETTARIO SENZA GLUTINE E CASEINA” di Letizia Bernardi Cavalieri. 


È appena uscito per la collana Olos, diretta da Carla Casazza per Antonio Tombolini Editore ed è uno spettacolo di sana golosità.
Capisco che “sana golosità” 
scritto da me 
possa essere letto come un ossimoro 
ma vi assicuro che non lo è.
Quando dispenso consigli lo faccio con genuino entusiasmo.

Nel caso di Fabiana e nel caso di Letizia… con gusto!

Non fate confusione, amici golosi! 
Un Blog da seguire e un libro da comprare.

E buon appetito!



spaghetti nero di seppia, e non solo



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Spaghetti al nero di seppia, seppie con carciofi, Chardonnay 2009 Calanchi di Vaiano, Bianco di Montefalco 2009.

Si uniscono voglia di consolazione culinaria, desiderio di mangiare pesce, ottimi amici a cena e voglia di suggerimenti dal mercato rionale.
La prima immagine che mi rimanda la prima bancarella è di carciofi ordinati e a buon mercato.
Scatta la voglia di calamari, o di seppioline, con i carciofi (già sperimentata).
Il banco del pesce, invece, mi rimanda a seppie freschissime ma di pezzatura media: è lì che scatta il menù.

Spaghetti col nero e seppie con i carciofi.

Monta il desiderio di volermi bene e coccolare me e i miei commensali curando qualche dettaglio in più.
La seppia si tirerà nel Vermentino di Sardegna (Aragosta) della Cantina Santa Maria la Palma.
Gli spaghetti vengono da Gragnano e questo significa che sono trafilati al bronzo e con essiccatura statica, lenta e a basse temperature.
A questo punto ce ne è per dare il miglior senso possibile al parco vini.
Con gli spaghetti Chardonnay 2009 Calanchi di Vaiano; con le seppie con i carciofi Bianco di Montefalco 2009; partiamo con 13 gradi e proseguiamo con 14 (alla faccia del bianco!) giustificando il tutto col fatto che, beh, mica mangiamo un merluzzetto!
Le seppie, di media dimensione, non sono facilissime da pulire e le sacchette col nero non sono facilmente individuabili (ma si può fare).
Non illudetevi che sia semplice come nel video perché non lo è e se trovate il pescivendolo che lo fa per voi ringraziate e accettate.
Alcune ricette di spaghetti al nero di seppia.
In una padella alta ho messo olio, aglio e peperoncino. Ho cotto in olio e copioso vino tentacoli e teste spezzettate molto finemente e, anche in quel tegame, ho unito del prezzemolo e del concentrato di pomodoro. Poi, quando cotto, lo ho versato nella padella alta con un altro po’ di prezzemolo. e, dopo un po’ il nero delle sacchette.
Ci ho saltato gli spaghetti, scolati al dente e, immediatamente il nero delle sacchette sciolto in un po’ di acqua tiepida.

Per la ricetta delle seppie con i carciofi rimando ad un mio vecchio post, mutatis mutandis…
La cena, frammezzata da chiacchiere piacevolissime sulle quali si potrebbero scrivere altri post, è terminata con due torte fatte in casa dalle due ospiti femminili della serata.
Una torta alle mele e, soprattutto, un “Bustreng”.
Prometto di tornarci sopra, al bustreng, ma non posso sottacere che è stato preparato da una persona che non lo aveva ancora mai assaggiato sulla ricetta ascoltata in televisione da un mitico fornaio anarchico di Saludecio.
(Mica poco!)
Di seguito qualche info sui vini adoperati.
Calanchi di Vaiano, Chardonnay 2009, IGT, 13 gradi.
Paolo e Noemia d’Amico
(100% chardonnay)
Questo vino, che rimanda alla frutta a polpa matura ed al sole, si ottiene da uve Chardonnay raccolte a mano e poste in cassette come da antiche tradizioni, per poi essere trasportate direttamente alla pigiatrice. Il mosto, una volta separato dalle bucce viene poi fatto raffreddare ad 8°C. Completano il processo produttivo la macerazione, la decantazione e la fermentazione, che avviene per l’80% in serbatoi di acciaio inossidabile e per il 20% in barriques di rovere francese. L’affinamento avviene in serbatoi di acciaio inossidabile per circa 9 mesi, in barriques di rovere francese per circa 3 mesi e, prima di essere commercializzato, il vino riposa in bottiglia per circa 5/6 mesi. E’ un vino complesso al naso, con un susseguirsi di aromi di mandorla, albicocca e ruta e con un palato teso, minerale ed agrumato, al contempo fresco e persistente, che non delude le aspettative create dall’esame olfattivo.
Montefalco Bianco, 2009, DOC, 14 gradi.
Soc. Agr. Favaroni Settimio.
Montefalco (PG)
Uvaggio:Grechetto minimo 50%; Trebbiano Toscano dal 20 al 35%; altre uve autorizzate 0-30%
generalmente chardonnay
Resa massima uva: 130 ql/ha
Resa massima vino: 72%
Acidità minima: 5,5 gr/lt
Di questo secondo si può dire che la lavorazione in barrique si è sentita un bel po’ e che è stato servito una punta troppo freddo e, pertanto, il secondo bicchiere era più apprezzabile del primo.

17 gennaio 2017

verdura



Ripubblico post vecchi con i disegni di mio padre, Pietro Valenti ("tag" il disegno di Piero) eseguiti a Roma nella sua tera e quarta età.

Uno dei suoi temi era il verde.
Lui la ha sempre chiamata “verdura”. 
Nell’epoca in cui non c’era il computer (lui era Architetto) e il cliente si conquistava a prospettive fatte a mano lui era maestro. 
Quando stanco di insistere in un interno piuttosto che su una facciata di palazzo da raccontare si rifugiava, appunto, nella “verdura”. 
Ovvero disegnava del verde, delle piante, degli alberi, siepi, a nascondere quanto non aveva voglia o necessità di dettagliare. Il tema del verde, tuttavia, non era solamente una scusa. Era, bensì, un argomento caro e insistito, mai gratuito. 
Il tempo del libero disegnare in giro per Roma offre, della produzione enorme di Pietro Valenti, spunti, scorci, idee, vedute naturalistiche e fantastiche cha ancorano il disegno al creato. 
Qui se ne da conto con alcune tavole romane che, personalmente, amo infinitamente. 
Vedo Piero chino e gioioso a tracciare luci e foglie, dettagli e insiemi festosi. Questo è soltanto uno di molti disegni che vorrei nuovamente condividere. 

(ricordo il vincolo della non producibilità dei disegni in quanto proprietà privata ed oggetto di pubblicazione: mi scuso per l’insistenza ma ritengo doveroso essere chiaro. Li si goda appieno ma non li si rubi).

13 gennaio 2017

grazie!



duecentomila?!


Il primo post ad agosto duemilaotto.
Blogger ha cominciato a contare le visite da metà duemiladieci.

Con l'inizio del duemiladiciassette il contatore mi dice che sono state superate le 200.000 (leggasi duecentomila) visite.


Grazie!

12 gennaio 2017

Tempio di Vesta





Sperando di continuare ad incontrare il gradimento di chi si affaccia a questo blog, pubblicherò nuovamente dei post con la riproduzione dei disegni di Piero Valenti.

La tag (l'etichetta) da cliccare per chi volesse una panoramica du quanto ho pubblicato fin qui è "il disegno di piero" ed è nella parte destra del blog alla voce ARGOMENTI.

Qui il tempio di Vesta.

Disegno molto felice del 2004 o del 2005, con la solita tecnica di matita per tracciare le prime righe e poi penna, pennarello nero sottile, per completare l'opera.


Lascio il link a wikipedia per informazioni su uno dei più antichi templi di Roma.
Tempio_di_Vesta

Vi rammento che cliccando sulla immagine questa si apre a grandezza naturale e che la riproduzione dei disegni non è consentita senza autorizzazione.