marco valenti scrive

marco valenti scrive

31 dicembre 2012

addio duemiladodici e avanti il prossimo!



Da dirne ne avrei (e ne avrò). Ha già avuto luogo una mitica cena dove confrontare Ribolla Gialla con Rebola: presto notizie.
Qui si è parlato di bere con un senso per tutto l'anno, dall'Amarone al Ruché, dall'Orvieto al Sangiovese e si è raccontato di liquore al mandarino fatto in casa e di altre ricette.
Si è parlato tanto di voglie e manie, di viaggi e libri, di persone e di cose e ci si è tolto qualche sassolino dalle scarpe.


L'augurio è sempre lo stesso.
Salute, amore, intelligenza per tutti voi e per tutto l'anno.

Lo saluterò con uno spumante non ancora provato, molto particolare, imbottigliato a quattromila metri sul livello del mare: mi sembra un inizio speranzoso.
Buon 2013 brindando con un Refrain Vin Mosseux!

Auguri di cuore

21 dicembre 2012

letterina


 
 
 
Cari Gesù Bambino e Babbo Natale,

quest’anno ce la ho messa tutta e vi prometto di fare ancora meglio.

Ho accettato le avversità senza protestare e ho provato a non fare del male a nessuno.

Vi prometto di continuare a volere bene e a stimare anche tutti quelli che mi ignorano, che non mi ascoltano mai. Quelli per cui quello che dico, scrivo, penso e faccio è trasparente.

Prometto anche di dire sempre la verità, anche se mi riservo di rimanere in silenzio
o avvalermi della facoltà di non rispondere.

Prometto di mettercela tutta a pensare positivo e a vedere sempre il bicchiere mezzo pieno (casomai cambio bicchiere e ne prendo uno più piccolo).

Ecco.

Vorrei in cambio
la salute delle persone a cui voglio bene
e una annata che sia come un Monopoli
ma senza gli imprevisti (solo le probabilità)
e non andare mai in prigione senza passare dal via.
 
Auguri a voi e famiglia.
Auguri a tutti.
Grazie per l'attenzione.
marcolino

20 dicembre 2012

Ammenda


 
 
Questo blog, a volte, ha parlato di questioni di interesse sociale e lì ho provato con la massima serenità possibile a dire qualcosa che ritenevo di condividere. Molto raramente ho affrontato questioni riconducibili direttamente alla politica. Ciò che segue è una eccezione.

Il fatto è che sul social forum per eccellenza, diverso tempo fa, ebbi a condividere l’assunto che se fosse rimasta la legge elettorale vigente (Porcellum per definizione dell’estensore della medesima) non sarei andato a votare...
 

Come molti ero (e rimango) dell’avviso che il sistema dei partiti sia chiuso, troppo auto referenziato e verticale e che avesse (abbia) bisogno di una scossa di democrazia e di partecipazione che coinvolga e responsabilizzi i cittadini elettori.

Da allora ad oggi la legge elettorale non è cambiata: in Parlamento non è stato possibile trovare una maggioranza che si accordasse su una innovazione.
Giova ricordare che la composizione parlamentare è ancora quella scaturita dalle ultime elezioni che consegnarono al centro-destra una maggioranza mai vista?
Forse.

Da allora ad oggi, comunque, nel principale partito del centro-sinistra, sono successe alcune cose di una certa rilevanza (in termini di democrazia partecipata in antitesi al disposto del Porcellum).

Un segretario eletto attraverso primarie ha consentito modifiche statutarie nel proprio partito perché potesse essere indicato il candidato premier attraverso consultazioni aperte.

Nello stesso schieramento è in corso un ricambio generazionale che passerà nuovamente attraverso il vaglio di consultazioni popolari per la scelta del 90% dei candidati alle prossime elezioni politiche.

In diversi criticano le modalità con cui questo processo viene portato avanti: legittimamente ciascuno può esercitare il proprio democratico diritto di critica verso chiunque.

Mi preme solo rilevare come tale processo di coinvolgimento democratico, certamente perfettibile, sia avvenuto esclusivamente in un’area politica.

Sono propenso a non includere nella stessa specie di democrazia partecipata quanto avvenuto nell’area che si identifica nel signor Grillo perché è mancato totalmente qualsiasi riscontro limpido sulle votazioni in rete e anche perché fenomeni di espulsione dal movimento, decisi sommariamente dal capo del movimento medesimo, poco si accostano alla fattispecie della democrazia dal basso.

Tutto questo per dire che prima di criticare il livello e la qualità di democrazia presente in un partito, o gruppo, o parte politica potrebbe essere di una qualche utilità fare qualche semplice raffronto con altri partiti, o gruppi, o parti politiche.

Con ciò, ovviamente, non è detto che una proposta politica debba convincere a recarsi a votare soltanto perché c’è stato un processo di partecipazione ma (cribbio!) un populismo che si nutre dell’assunto che “tutti sono uguali” penso abbia qualche pilastro in meno per reggersi in piedi.

Credo sia lampante che quanto avviene attorno al principale partito del centro-sinistra italiano si muova in direzione ostinata e contraria rispetto a quanto la vigente legge elettorale consente, legittimamente, a tutte le forze politiche.

Concludo pertanto facendo ammenda a quanto dichiarato: non ostante il porcellum mi recherò a votare (Maya permettendo).

17 dicembre 2012

Piero Valenti




Nato nel 1924 a Palermo, Pietro Valenti (Piero per tutti quelli che lo conoscono) studia Architettura a Firenze dove, dopo la guerra, si laurea.
Esercita la libera professione di architetto per cinquanta anni con il proprio studio a Roma. Disegnare dal vero, osservare e riprodurre architetture, monumenti, dettagli e caratteri stilistici è stato formazione prima e mestiere poi, ma sempre e comunque una passione. Una volta ritiratosi dall’attività professionale non ha smesso mai di disegnare. Matite per tracciare le prime impressioni e pennarelli a punta fine per chiudere le tavole, il disegno finché ha potuto lo ha assorbito moltissimo e, per certi versi, è stato la sua “terapia occupazionale” di anziano affetto da Alzheimer.
Ogni mattina prendeva l’autobus per Piazza Venezia; decideva volta per volta se passeggiare per i Fori, andare ai Mercati Traianei o girare per le sale dei Musei Capitolini. Quando qualcosa richiamava la sua attenzione cominciava a lavoraci su con bozzetti rapidi; a volte ritornava nel medesimo punto per continuare a disegnare sul luogo; altre completava il disegno a casa.
Poteva trattarsi di un monumento così come di una statua o, perfino, il desiderio di riprodurre un disegno in una esposizione temporanea perché magari testimone di una Roma che non esiste più.
Spesso non si fermava all’immagine ma la interpretava e la arricchiva offrendo una chiave di lettura nel fantastico e nel sognatore; lo si scopre in alcune espressioni delle statue piuttosto che in un uso volutamente artistico e amplificato di elementi naturalistici. Più che riprodurre, quindi, ha raccontato il suo mondo.
            Le sue scelte espressive, che vanno dal bozzetto rapidamente accennato fino alla tavola più complessa e particolareggiata, da De Pisis a Piranesi, riescono sempre a sorprendere e incantare.
La produzione di questo millennio conta più di trecento tavole, eseguite prevalentemente in Sicilia e a Roma.
Piero se ne è andato, serenamente, il 13 dicembre 2012: era mio padre.



Qui nel blog ci si riferisce a lui in due Tag.

Una riflette e prova a far pensare sulla malattia che ha accompagnato gli ultimi dieci anni di Piero: Al come Alzheimer.

Un’altra Tag prova, sebbene parzialmente, a raccontare gli straordinari disegni da lui effettuati dal duemila fino a poco fa:



La foto scelta lo vede nei Musei Capitolini di Roma, sorridente, vicino a uno dei soggetti da lui ritratti che mostriamo in due realizzazioni diverse: la Venere esquilina
In questo blog ho inserito e inserirò disegni migliori (a mio giudizio) ma la statua gli piaceva tanto....



12 dicembre 2012

Vecchi




Capita che in questo blog abbia una tag dal titolo “musica con un senso”; capita anche che abbia a che fare con persone care nella quarta età, che è quella della terza età ma più vecchi e meno autosufficienti.
Questa è una bella canzone.
Spesso i video associati sono un po’ retorici. Forse lo è anche il testo.
Ammicca, in alcuni versi: strizza l’occhio alla commozione.
Però, fidatevi di me, ci sta tutta.


i vecchi sulle panchine dei giardini
succhiano fili d'aria e un vento di ricordi
il segno del cappello sulle teste da pulcini
i vecchi mezzi ciechi i vecchi mezzi sordi
i vecchi che si addannano alle bocce
mattine lucide di festa che si può dormire
gli occhiali per vederci da vicino a misurar le gocce per una malattia difficile da dire
i vecchi tosse secca che non dormono di notte
seduti in pizzo al letto a riposare la stanchezza
si mangiano i sospiri e un po' di mele cotte
i vecchi senza un corpo i vecchi senza una carezza
i vecchi un po' contadini che nel cielo sperano e temono il cielo
voci bruciate dal fumo dai grappini di un'osteria
i vecchi vecchie canaglie
sempre pieni di sputi e consigli
i vecchi senza più figlie questi figli che non chiamano mai
i vecchi che portano il mangiare per i gatti
e come i gatti frugano tra i rifiuti
le ossa piene di rumori e smorfie e versi un po' da matti
i vecchi che non sono mai cresciuti 
i vecchi anima bianca di calce in controluce 
occhi annacquati dalla pioggia della vita
i vecchi soli come i pali della luce
e dover vivere fino alla morte che fatica
i vecchi cuori di pezza
un vecchio cane e una pena al guinzaglio
confusi inciampano di tenerezza e brontolando se ne vanno via
i vecchi invecchiano piano
con una piccola busta della spesa
quelli che tornano in chiesa lasciano fuori bestemmie e fanno pace con Dio
i vecchi povere stelle
i vecchi povere patte sbottonate
guance da spose arrossate di mal di cuore e di nostalgia
i vecchi sempre tra i piedi
chiusi in cucina se viene qualcuno
i vecchi che non li vuole nessuno i vecchi da buttare via
ma i vecchi, i vecchi, se avessi un'auto da caricarne tanti
mi piacerebbe un giorno portarli al mare
arrotolargli i pantaloni e prendermeli in braccio tutti quanti
sedia sediola... oggi si vola... e attenti a non sudare


10 dicembre 2012

Viva la Francia!

Da poco, con il determinante aiuto di Delia, è nato il mio blog in lingua francese.
Passateci e, se volete, passate parola.
Grazie.

Les choses sont comme elles sont

http://leschosessont.blogspot.it/

Depuis quelque temps, à l'aide de Delia, est venu au monde mon blog en langue française.
Faites un petit tour et, si vous voulez bien, dites-le à vos amis.
Merci 
( pendant ces jours de décembre  un original calendrier vous accompagne)



(in questi giorni di dicembre ci troverete un originale calendario dell'avvento)

7 dicembre 2012

precisazioni non dovute

A volte ci si trova, per motivi personali, a dover precisare le cose.

Non dovrebbe succedere ma tuttavia capita.

Lascio una dichiarazione.




"Nel blog compare una striscia laterale a destra nella quale,
 tra molte cose, 
c'è una finestra dal titolo strano - ci si può perdere.
Ruota ciclicamente il motivo per cui è possibile perdersi di vista.
Posto che per perdersi di vista occorre essersi visti, 
la dicitura che compare attualmente è l'unica che ha 
un possibile riferimento autobiografico.
Dice, più o meno, che 
se invece di dirsi le cose subito si perde tempo a rimuginare il rischio di perdersi di vista aumenta.
Confermo e sottoscrivo.
Nel blog, in quello che pubblico, 
nei libri che scrivo, 
non sono autobiografico e non indirizzo messaggi trasversali a nessuno.
Neppure nella frase che ho citato 
anche se ammetto che sia  riferibile (anche) a me.
Sia i miei racconti che il mio blog sono solo mezzi attraverso i quali esprimere concetti, raccontare storie e - quando possibile e quando è il caso - lasciare che chi legge rifletta un poco.
Non sono, ribadisco, rivolte a nessun parente, 
conoscente, vicino, amico, 
persona che conosco o con cui ho avuto la possibilità di avere scambi di idee.
Sono (o pretendono di essere) 
una cosa differente e altra nella scala relazionale o, almeno, 
un altro piano di relazione.
Quel gradino in cui, scrivendo, ho piacere di raccontare e basta.
Qualsiasi interpretazione diversa da quanto ho detto non ha fondamento.".



Punto.
Nessuno dica che non lo ho detto chiaramente.

A futura memoria,
marco

( ...ogni riferimento a fatti o persone reali è inesistente e, perciò, noi ce ne laviamo le mani. ).

5 dicembre 2012

Blue Rondo a la turk (Dave Brubeck)




Dave Brubeck.

Nato: Concord, 6 dicembre 1920.
Morto: Norwalk, 5 dicembre 2012.



Dave Brubeck: 5 dicembre 2012

Dave Brubeck avrebbe compiuto novantadue anni domani: è morto oggi, 5 dicembre 2012. 
Un grandissimo pianista jazz, un elegante compositore, un esecutore raffinato. Vi invito a leggere la sua biografia su wikipedia, http://it.wikipedia.org/wiki/Dave_Brubeck 

 Soprattutto vi invito a vederlo e ascoltarne la musica facendo un giro in internet, magari su youtube. Vi lascio una sua esecuzione, decisamente minore rispetto ad altre, del mio brano preferito in assoluto.

 

 Non è deliziosa? E’ il mio pezzo preferito in assoluto. Ve ne suggerisco un altro altrettanto famoso: poi fate voi…

 

 Grazie di tutta questa musica!

26 novembre 2012

Ionesco


Eugène Ionesco era nato il 26 novembre 1912.
Cento anni fa.
Secondo diverse fonti, in realtà, non nel ’12 ma nel 1909.
Comunque il 26 novembre.


Straordinario pensatore e autore teatrale.
Mettendo da parte ogni ritegno vi leggo “Per preparare un uovo sodo”.



Libera traduzione dal francese di Delia Casa (grazie!): nel mio blog in francese è lei che lo legge.

Un grande attore italiano, nato nel 1912, è stato Renato Rascel.
Su questo Blog ne ho parlato, qui.
 In questo video recita un lavoro di Ionesco, “Delirio a due”,  con Fulvia Manni.
La chiocciola e la tartaruga sono la stessa bestia?



Su Wikiquote un sacco di frasi e di citazioni da gustare.



Auguri Eugène, e buon teatro a tutti!

16 novembre 2012

informazione, web, contestazione, critica


Ultimamente è impossibile non notare come l’informazione stia cambiando ancora e in modo poco ordinato e poco attendibile.

Da un lato l’affermarsi dei social forum portano una apparente sconfinata democrazia in cui tutti possono postare e condividere qualsiasi cosa.

I video e le immagini, spesso, sono però incontrollate, incontrollabili a volte, risultando quasi sempre quadri di realtà quanto meno parziali come angolo di visuale.

La condivisione di contenuti risulta poco critica, spesso fideistica o faziosa: da cristallina buona fede di molti è manipolata dalla furbizia di qualcuno.

Certamente ci sarò caduto anche io più di una volta.

Forse il bersaglio è proprio quello di screditare il web e la libera circolazione delle idee e delle notizie. Il dubbio mi viene quando riconosco fonti ricorrenti dietro questa disinformazione (o, se preferite, informazione distorta).

La stampa, soprattutto on line non aiuta perché con frequenza sempre maggiore sostituisce la cronaca con le immagini e confonde i fatti con le opinioni.

Allora i fatti diventano confusi con il risultato che diventa carente l’informazione.

Non ho soluzioni: sto suonando un piccolo allarme alle coscienze di chi mi legge.

Riguardo ai disordini e alla violenza nelle manifestazioni  a Roma avrei diverse cose da dire, pur in assenza di un quadro oggettivo dei fatti (per i motivi che ho citato).

Tuttavia preferisco lasciare per me quel che penso e chiudere con le parole di uno dei più lucidi pensatori che il nostro Paese ha avuto, spesso osannato con troppo pressappochismo, che nelle righe che seguono parla dopo le contestazioni, fortissime, del 1968 a Roma: Pier Paolo Pasolini.

Intervista sul '68
Domanda: Vorrei avere il suo parere su questa generazione di giovani contestatori, e conoscere le ragioni di certe sue reticenze nei loro confronti.

 Pier Paolo PASOLINI: Penso che la principale caratteristica di questi giovani contestatori è di essere «sottosviluppati» sul piano culturale... Di qui a fare della propria ignoranza una specie di ideologia, il passo è breve: la mitizzazione del «pragma» (organizzativo) che ne deriva, è poi l'atteggiamento richiesto... dal neocapitalismo: un buon tecnico deve ignorare il passato; deve amare soltanto il «fare». Distruggendo la propria cultura, la massa informe dei contestatori distrugge la cultura della società borghese: ed è quello che la società borghese oggi vuole. (...) Suppongo che l'abbandono di certi centri di interesse culturali, quali li concepisco personalmente, sia dovuto al fatto che l'attuale cultura, agli occhi dei giovani, ha raggiunto l'ultimo grado di saturazione.
Pasolini, "Il sogno del Centauro" (a cura di Jean Duflot), Editori Riuniti, Roma. 

Adesso i giornalisti di tutto il mondo

(compresi quelli delle televisioni)

vi leccano (come ancora si dice nel linguaggio

goliardico) il culo. Io no, cari.

Avete facce di figli di papà.

Vi odio come odio i vostri papà.

Buona razza non mente.

Siete pavidi, incerti, disperati

(benissimo!) ma sapete anche come essere

prepotenti, ricattatori, sicuri e sfacciati:

prerogative piccolo-borghesi, cari.

Quando ieri a Valle Giulia avete fatto a botte

coi poliziotti,

io simpatizzavo coi poliziotti.

Perché i poliziotti sono figli di poveri.

Vengono da subtopie, contadine o urbane che siano.

Quanto a me, conosco assai bene

il loro modo di essere stati bambini e ragazzi,

le preziose mille lire, il padre rimasto ragazzo

anche lui,

a causa della miseria, che non dà autorità.(...)

(Pasolini)

9 novembre 2012

Il liquore al mandarino




In giardino ci sono alberi da frutto che vengono sfruttati al meglio.
In particolare quest’anno il mandarino di oltre venti anni ha prodotto una quantità di frutti impressionante. Abbiamo fatto seguire una produzione di marmellata notevole e, con le bucce, alcuni litri di liquore al mandarino.
Fare le cose con i prodotti del proprio giardino raddoppia la soddisfazione.
Il liquore non è affatto complicato da preparare.
Potete vederlo su questo video,

e seguire questa ricetta, come abbiamo fatto noi.
Fatemi sapere.
Occorrente.
1 litro di alcol 95gradi;
la buccia di una dozzina di mandarini;
700gr di zucchero.
Prendete la buccia dei frutti e grattate via la parte bianca.
Mettete le bucce in uno o più barattoli di vetro.
Coprite le bucce con l’alcol.
Scordatevi i barattoli chiusi in un posto buio per non meno di quindici giorni.
Preparate lo sciroppo unendo 700gr di zucchero ad un litro d’acqua e scaldando il tutto finché lo zucchero non si scioglie completamente.
Lasciate che lo sciroppo si raffreddi.
Unite l’alcol dei mandarini, che sarà diventato arancione, filtrandolo, allo sciroppo.
Imbottigliate.
Buon bicchierino!
 
(dicembre 2011)

7 novembre 2012

Autunno


Autunno.
Bologna, 17 novembre 2012
Libreria Trame, ore 12.
Che cosa?
Guarda il video.




Un'oca che guazza nel fango
un cane che abbaia a comando
la pioggia che cade e non cade
le nebbie striscianti che svelano e velano strade

Profilo degli alberi secchi,
spezzarsi scrosciante di stecchi
sul monte, ogni tanto, gli spari
e cadono urlando di morte gli animali ignari

L'autunno ti fa sonnolento, la luce del giorno è un momento che irrompe e veloce è svanita:metafora lucida di quello che è la nostra vita.

L'autunno che sfuma i contorni consuma in un giorno più giorni, ti sembra sia un gioco indolente, ma rapido brucia giornate che appaiono lente...

Odori di fumo e foschia, fanghiglia di periferia, distese di foglia marcita che cade in silenzio lasciando per sempre la vita

Rinchiudersi in casa a aspettare qualcuno o qualcosa da fare, qualcosa che mai si farà, qualcuno che sai non esiste e che non suonerà...
Rinchiudersi in casa a contare le ore che fai scivolare pensando confuso al mistero dei tanti "io sarò" diventati per sempre "io ero"...

Rinchiudersi in casa a guardare un libro, una foto, un giornale e ignorando quel rodere sordo che cambia "io faccio" e lo fa diventare "io ricordo”
La notte è di colpo calata, c'è un'oscurità perforata da un'auto che passa veloce lasciando soltanto al silenzio la buia sua voce...
Rumore che appare e scompare, immagine crepuscolare del correre tuo senza scopo, del tempo che gioca con te come il gatto col topo...
Le storie credute importanti si sbriciolano in pochi istanti: figure e impressioni passate si fanno lontane e lontana così è la tua estate


E vesti la notte incombente

lasciando vagare la mente
al niente temuto e aspettato
sapendo che questo è il tuo autunno
che adesso è arrivato...

29 ottobre 2012

un sette di ottobre non qualsiasi, comunque a Venezia


Difficile raccontarla con le parole: per fortuna ci sono le immagini.















Capita a Venezia (che è bella E ci vivrei) dove incrociamo giornate di sole pieno che spazza quel po’ di nebbia del mattino presto.
Ottobre e maniche corte.
Viste non previste, inconsuete, che emozionano continuamente. Sguardo meravigliato, improvvisamente, su due giapponesi ad un tavolino di là da un canale.
Sembrano sospese, quasi, sull’acqua. Cos’è?




Si cambia vista e le si sorprende da dentro: è un ristorante.

Le si invidia un po’ e perciò si prenota e si torna il giorno dopo. Felici di un prosecco sul canale, come le giapponesi del giorno prima, a intercettare sguardi e gondole e sentire la città dabbasso.
Mangiando bene e ricordando meglio un 7 ottobre.









Se la bellezza è nell’occhio di chi guarda, Venezia è occhi azzurri infiniti in ogni suo sguardo.
Sempre inconsueta e sempre piena di felicità da dare a chi ama e a chi resta un bambino curioso.


17 ottobre 2012

Albino Luciani

Il 17 ottobre 1912 nasceva Albino Luciani, Papa Giovanni Paolo per soli trentatré giorni, dal 26 agosto al 23 settembre del 1978.


Cento anni fa.

Giusto ricordalo oggi.



Lo ricordo come un Pontefice sorridente, che aveva l’idea di una Chiesa pronta a prodigare maggiore umanità e votata a condotte sobrie, umili e trasparenti.

Non ebbe il tempo di fare ciò che avrebbe voluto: a me resta l’idea che sarebbe stato un Pontefice importante per la cristianità, la società italiana e per tutto il mondo.

http://www.fondazionepapaluciani.it/albino_luciani

http://it.wikipedia.org/wiki/Teorie_sulla_morte_di_Giovanni_Paolo_I



15 ottobre 2012

La testa di Medusa


Testa di Medusa

Da alcuni mesi non esco con post riguardanti i disegni di Pietro Valenti e mi dispiace.
Come se il declino fisico della persona mi avesse rallentato il condividerne le opere. Credo sia giusto e spero piaccia a chi passa di qui che ricominci a scegliere e proporre disegni dalla grandissima produzione che è stata prodotta a Roma negli anni dal 2000 al 2010.

La “Tag” nella colonna argomenti, a destra nel blog, per chi volesse vederne altri è “il disegno di Piero”.

Tra le opere che hanno affascinato Piero, nei Musei Capitolini, c’è questa splendida testa di Medusa del Bernini, eseguita negli anni 1644-48.
 

Le tavole, penna su carta, misurano cm 27x24 ed entrambe sono del 2006.



 

 
 
 

Riporto brani da un articolo apparso su Repubblica nel novembre 2006, dopo l’avvenuto restauro dell’opera, a firma di Goffredo Silvestri, straordinario giornalista e critico d’arte che, purtroppo è venuto a mancare nel gennaio 2012..

Questo il link al bellissimo articolo:


 

I capelli sulla nuca dell'ex bellissima fanciulla consacrata a Minerva, dalla chioma abbagliante, non si sono ancora trasformati in serpi come i capelli sulla fronte che sembrano schizzare verso l'osservatore e si attorcigliano fra di loro in un gioco di movenze. Questo significa che Bernini ha scelto di raffigurare la sfortunata Gorgone punita da Minerva, nel momento in cui non è ancora trasformata completamente in Medusa. E questo spiegherebbe le sopracciglia e gli occhi aggrottati, la bocca socchiusa, insomma una espressione fra il sorpreso e l'impaurito. La Gorgone "sente" o "vede" in uno specchio immaginario, che si sta trasformando e la trasformazione la getta nel terrore. Una "originalissima interpretazione del mito" che non ha precedenti, secondo Irving Lavin, lo studioso specialista del Bernini. La Gorgone-Medusa diventa vittima indifesa della vendetta "trasversale" di Minerva che, non potendo punire Nettuno che aveva profanato il suo tempio per unirsi a lei, si rifà su di una mortale.

Dalla critica la "Medusa" viene considerata "una delle opere più problematiche di Gian Lorenzo Bernini", una delle sculture fatte "per suo studio e gusto". Da una parte come "personale meditazione dell'artista sulle finalità della scultura e sulle virtù dello scultore". Dall'altra come personale meditazione del Bernini scultore e uomo, e quindi peccatore peccatore, "come contrapposto morale" di un altro busto ritratto, quello di Costanza Bonarelli, sua amante, anzi amante "in coabitazione" col fratello più giovane e "silenzioso collaboratore", Luigi.

 

Nel primo caso la "Medusa" viene datata fra il 1644 e il 1648, nei primi anni di papa Innocenzo X Pamphilj, quando, incredibilmente, la fama del regista del Barocco, dell'autore del "teatro barocco" del nuovo San Pietro, è in una temporanea fase calante. Bernini subisce i contraccolpi del suo più grande smacco: l'abbattimento del primo campanile della basilica (quello a sinistra), poi del secondo nel 1646, poi la cancellazione del progetto per i problemi del terreno di fondazione. Con l'onta di essere giudicato da una commissione di colleghi (con Borromini pubblico accusatore) e relativa "cospicua multa". Forse è un madrigale di Giovan Battista Marino che gli offre il destro di prendersi una rivincita su nemici e detrattori, utilizzando la Medusa come "raffinata metafora barocca sul potere della scultura e sul valore dello scultore". Marino fa dire ad una mirabile testa di Medusa: "Non so se mi scolpì scarpel mortale,/ o specchiando me stessa in chiaro vetro/ la propria vista mia mi fece tale". Il potere della Medusa di pietrificare chi la osserva, qui si trasforma nella "Medusa" di marmo che pietrifica cioè ipnotizza gli osservatori con la trasformazione del marmo in materia viva, il volto della Gorgone sfortunata e le serpi guizzanti come capelli.

Ma la "Medusa" viene anche messa in rapporto da Irving Lavin col busto di "Costanza Bonarelli" datato fra il 1636 e il 1638, un rapporto di contrapposizione morale. La bella Costanza, moglie dello scultore Matteo Bonarelli, fido collaboratore del Bernini, concedeva infatti grazie indifferentemente a Gian Lorenzo e a Luigi. Questa "par condicio" mandava in bestia Gian Lorenzo che arrivò a inseguire il fratello con la spada sguainata fin dentro la basilica di Santa Maria Maggiore. A quel punto la madre scrisse una supplica nel 1638 al cardinale Francesco Barberini che facesse rinsavire Gian Lorenzo che si comporta "quasi che sia lui il Padron del mondo". La Medusa (Costanza) che pietrifica (nel peccato) chi la osserva e se ne bea.

Il marmo della "Medusa" è un "marmo di Carrara, particolarmente buono, bianco, trasparente, già usato dal Bernini nel gruppo di 'Apollo e Dafnè della Borghese" spiegano Sante Guido e Giuseppe Mantella, i restauratori che hanno condotto l'intervento (con Maurizio Faretti per le indagini scientifiche). Bernini ha usato un unico blocco e in questo blocco ha scolpito anche le serpi, una ad una. Le parti di serpenti attaccate sono dovute a restauri posteriori al Bernini, come si ricava dalle rotture.

 

5 ottobre 2012

Piccolo prontuario di sopravvivenza ad un tentativo telefonico di farvi cambiare operatore


Piccolo utile e insieme dilettevole (per me) vademecum da usarsi laddove arrivino telefonate non aspettate di persone che vi invitano a cambiare gestore di telefonia fissa e internet nella vostra abitazione.



In alternativa piccolo vademecum per sopravvivere a che vi rompe le scatole perché deve pur sbarcare il lunario e la vita è dura per tutti, anche per lui che vi sta telefonando.
In alternativa piccolo promemoria perché le cose, che – purtroppo – sono come sono, cambino.

Siete oggetto di telefonate di sconosciuti, sovente dall’accento non autoctono, diversi dai vostri prossimi, pur troppo prossimi per altre considerazioni, che vi invitano a cambiare la contrattualistica che regola il vostro accesso al mondo della comunicazione telefonica?

Risposte possibili:
  • si;
  • no;
  • va’ a cag(bip); son capitato qui per caso.

Se la risposta è no:
  1. avete un gran fortuna (complimenti);
  2. questo post è assolutamente inutile ma potete leggerlo per puro diletto.
Se la risposta è si:
  1. andate avanti con la lettura perché:
  1. potrebbe essere utile
  2. potrebbe essere inutile ma ci vuole poco a portarla a termine.
  3. Anche no.
Se la risposta è la terza:
  1. il mio transito intestinale è ottimo e di piena soddisfazione senza bisogno di modifiche ma grazie del suggerimento.

Le fattispecie dalla molestia nella propaganda telefonica possono essere raggruppate secondo modalità estremamente diverse e un sistema con i propri sottosistemi non ne esclude altri. In questa (breve) trattazione ci soffermeremo su alcune differenziazioni ben sapendo di semplificare in tal modo un problema complesso e di non tener conto di numerosi fattori. Tra le questioni a noi pur note che non prenderemo in considerazione citiamo:
  1. siamo nel libero mercato;
  2. il mondo è bello perché vario;
  3. anche loro devono pur campare e se campare significa rompere le balle è un lavoro sporco ma qualcuno dovrà pur farlo;
  4. vorrei vedere te in india a imparare la lingua e poi lavorare con il telefono con gli indiani;
  5. ho ventuno anni non ho un lavoro serio e non c’è altro da fare: mi hanno fatto ‘sta proposta e mi sono detto che, in fondo, era meglio di altre cose; oppure ho passato i cinquanta, sono stato espulso dal mondo del lavoro e non c’è altro da fare ecc. ecc.
  6. è assolutamente legale, anche se mi pagano a contratto stipulato: comunque non pago la telefonata;
  7. Numerose altre che mi sfuggono. Il fatto che sfuggano a me è ininfluente perciò numerose altre.

Ecco le fondamentali casistiche in cui raggruppiamo la molestia operata ai vostri danni da quello che, operatore commerciale per conto terzi, vuole convincervi a cambiare operatore di telefonia.
  1. stavate proprio appennicati dopo pranzo:
  2. comunque è dopo pranzo;
  3. stavate facendo qualcosa o, comunque, pensavate di voler fare qualcosa o, per lo meno, qualcosa da fare c’era;
  4. in tv c’era una cosa imperdibbilissima;
  5. non avevate un cavolo da fare (ma non è un buon motivo per avere le balle rotte).

La fattispecie uno è gravissima. In questo caso le risposte alla telefonata sono irriportabili, per la maggior parte, e tuttavia facilmente immaginabili. Il consiglio, utile, è quello di estirpare il telefono dalla presa prima di dormicchiare sereni magari perfino sognando.
La situazione numero due è comune. Ci sono stati casi in cui l’utente, normalmente, non sarebbe stato a casa nel post prandiale e la telefonata lo ha sorpreso. Ha avuto un moto interiore, una domanda inconscia che suonava più o meno così: “chi ca*** glielo ha detto che sarei stato in casa oggi pomeriggio alle due e mezza?”. Rilassati: sono seriali e non dimenticano. Ovvero vanno per grandi numeri ma non se ne scordano manco uno, di numero: richiamano. Argomento con più chiarezza? Se non ti trovano riprovano perché, prima o poi, a casa ci devi tornare una caspita di volta, magari per sbaglio, magari per sfizio, magari per peccare, di pomeriggio presto.
Orbene i casi uno, due e tre, differentemente gravi, hanno risposte suggerite abbastanza simili.
La differenza si sostanzia totalmente nel tipo di reazione.
Reazioni e loro efficacia:
  1. Riattaccate mentre parlano: rapido ma parzialmente efficace perché potrebbero richiamarvi convinti sia stato un problema di linea;
  2. Dite di non essere chi si occupa di telefonia nella casa o dite di essere il maggiordomo; non efficace perché richiameranno;
  3. Insultate (più o meno pesantemente): efficace ma un po’ cafone;
  4. Minacciate dicendo frasi da film del tipo “Bastardo: so chi sei e dove abiti. Attento a te!”: di sicuro effetto ma poco credibile e un po’ gangster.
Salto la fattispecie numero quattro un po’ perché non ho un apparecchio televisivo ma anche perché alcuni decoder hanno la funzione pausa: resta comunque un aspetto intermedio tre la prime tre situazioni e la quinta.
Nel caso in cui la telefonata molesta arrivi in un momento in cui non eravate occupati in nulla di impegnativo alle reazioni appena esposte se ne aggiungono altre.
6.         state a sentire e accettate il cambio di gestore alla fine della conversazione: corretto. Amate il rischio e ci tenete al risparmio. Non lamentatevi se nel cambio di operatore resterete diversi giorni senza linea telefonica o diverse settimane a rincorrere telefonicamente tecnici del gestore che vi dovranno aiutare a ricalibrare parametri tecnici di connessione a internet di cui voi non capite assolutamente un acca.
7.         state a sentire ma non accettate il cambio di gestore: corretto. Non amate il rischio e non vi importa di risparmiare pochi euro al mese. Sarà dura spiegare perché non accettate e all’altro capo della cornetta sentirete una sequela di lamentele e obiezioni che vi metteranno a dura prova e, forse, vi indurranno a chiudere la conversazione. Rileggete i punti da 1 a 4 e chiedetevi perché non li avete usati subito.
Chiudiamo questa breve e non esaustiva trattazione con le reazione più azzeccata ed efficace. Tale è se non siete interessati ad abboccare alla nuova proposta commerciale ma avete tempo da impiegare.
Ascoltate il vostro interlocutore ponendo anche qualche domanda su quale sia la società da cui dipende direttamente e su da quale ufficio chiami, sui termini del contratto e sui tempi. Fatelo parlare un po’. Poi attaccate una articolatissima filippica sulle differenze sostanziali tra un contratto in visione, magari anche a mezzo internet o posta elettronica e una proposta ascoltata da un utente telefonico anonimo. Parlate lentamente e con calma e ogni tanto verificate che il vostro interlocutore vi stia seguendo. A seguire raccontate una disavventura qualsiasi occorsa a voi o a qualche vostro conoscente nell’accettare un contratto proposto telefonicamente: se non la avete inventatela come se foste in tribunale alla arringa finale. Il risultato, sperimentato e garantito al 100% è che non arriverete ai saluti perché, disperato per il tempo che sta perdendo con voi, il molestatore vi attaccherà il telefono in faccia e non richiamerà mai più.
Caso, tra l’altro, estremamente raro e da sottolineare è che sarete soddisfatti che vi abbiano attaccato il telefono in faccia.
Guardate, infine, sul display del telefono la durata della telefonata e gioite di quanto tempo gli avete fatto perdere.
Il mio record personale è di 9 minuti e 43 secondi.
Posso migliorare.        

Colonna sonora: Steve Wonder "I just called to say I love you"