marco valenti scrive

marco valenti scrive

24 febbraio 2012

cellentani e funghi e cicoria e taleggio




I cellentani sono un formato di pasta, corta e rigata, messo in commercio da almeno due tra le più note industrie italiane del settore.
Hanno una forma a molla che richiama il fusillo e sono bucati. Questo particolare formato è difficile da scolare bene poiché l’acqua di cottura ristagna tra “le molle” di ogni singolo pezzo: conseguentemente consiglio di scolarlo al dente e terminare la cottura mantecandolo nella salsa prescelta.

Tutto ciò premesso, mi sono trovato con un padellino di cicoria ripassata, un centinaio di grammi, dei funghi coltivati già tagliati, un etto di taleggio: malgrago una mano malconcia per un piccolo incidente con la Vespa è scattata l’idea.

In una capace padella ho imbiondito mezza cipolla e vi ho unito i funghi; dopo una prima rosolatura li ho portati a cottura con del vino bianco fermo (Grecanico); prima del completamento della cottura ho unito la cicoria, tagliata finemente.

Scolati i cellentani al dente li ho uniti al composto insieme al taleggio e li ho mantecati per alcuni minuti.

Sono seguiti pepe nero e pecorino.

Ovviamente il Grecanico.

Ne parlavo qui, anni fa: http://lecosesonocomesono-mv.blogspot.com/2008/09/grecanico.html

Se girate per il blog alla voce “Vino” o “Ricette” potreste trovare un bel po’ di cose interessanti…

Ricetta facile e di buon gusto: se la provate fatemi sapere.

Enjoy!

17 febbraio 2012

"non so..."



Sondaggi...




La vignetta di Altan, trovata nel grande mare del web, è deliziosa ma calza fino a un certo punto con quello che volevo dire a proposito degli indecisi.




La giornata di San Valentino è stata caratterizzata, anche, dalla decisione del nostro Governo di non avanzare la candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2020. Non mi soffermo su questa scelta quanto su un episodio marginalmente collegato. Nella mattinata del 14 febbraio, attendendo la decisione nel merito, il quotidiano Repubblica lanciava un sondaggio istantaneo sul tema delle Olimpiadi a Roma, chiedendo se i lettori fossero d’accordo o meno.
Nessuna pretesa rappresentativa; un sondaggio in cui rispondere si o no. Quando mi sono collegato verso le 11 ho visto i risultati fissati in quel momento. Vincevano i no ma il dato che trovo singolare è che 205 persone, pari all’11% dei votanti aveva risposto “non so”. Delle persone non hanno detto “si, voglio la candidatura di Roma per le Olimpiadi” oppure “no, non sono d’accordo” ma sono entrati appositamente e volontariamente per rispondere che non lo sapevano…




Ora io dico:
uno -non hai nessun obbligo di dare il tuo parere in un sondaggio volontario e senza valenza rappresentativa o anche solo statistica;
due – decidi di dire la tua opinione, liberamente, entrando nel sondaggio;
tre – non hai una opinione ma partecipi ugualmente e voti “non so”.




Fermo restando che è del tutto lecito non avere una propria consolidata opinione su qualsiasi argomento, avrei voluto avere davanti, in un’aula quei 205 individui per chiedere loro a quale categoria appartenessero, ovvero:
1. Pensavi di concorrere ad una estrazione di un premio on-line?
2. Credevi che il tuo non avere una opinione fosse importantissimo ai fini del sondaggio?
3. Non hai un cavolo da fare e partecipi a tutti i sondaggi a prescindere?
4. Sei caduto dal seggiolone da piccolo?




Come commentare? “non so”.

16 febbraio 2012

Attenzione!



n f attenzione
1 concentrazione distrazione applicazione della mente
Vi chiedo un attimo di attenzione.
destare l'attenzione
2 precisione diligenza negligenza cura nel fare qlco
studiare con attenzione3 premure riguardi (Note: spec. pl.) riguardo verso qlcuHa avuto molte attenzioni nei confronti di mia mamma.4 (Note: nelle esclamazioni) detto per segnalare un pericolo o richiamare l'interesse di qlcuAttenzione, si scivola!fare / prestare attenzione stare attento

Fondamentalmente in questo mondo manca l'attenzione: pensateci.



Ne servirebbe di più, ad ogni livello ed in tutte le accezioni del termine.
Si parli di premura nei riguardi di chi soffre (un Paese, un paese, una persona, un cane), di concentrazione verso le parole di un interlocutore, di diligenza nel verificare notizie (omertose, false, fuorvianti, disattente) sui quotidiani o nei social forum, di fare in modo di evitare pericoli per sé o per la collettività il discorso non cambia: siamo tutti troppo distratti e superficiali.
Credo che tutta questa superficialità sia un pericolo.
Ritengo che i nostri convincimenti e le nostre abitudini si vadano radicando senza avere supporti solidi e che questo conduca, ancor di più, alla difficoltà nel dialogo e nella comprensione delle cose.
Esorto ciascuno, ovviamente me compreso, ad avere occhi attenti ed orecchie ben aperte.

14 febbraio 2012

San Valentino





















Personalmente non sono mai rimasto irretito da alcune ricorrenze e da giornate memorabili, a meno che non servano a sensibilizzare le persone ad un tema sociale particolarmente importante e disatteso.
Perciò non ho mai amato la ricorrenza di San Valentino preferendo un innamoramento che prescinda e così, in tempi andati, deludendo qualche ragazza.
L’altro giorno però, dopo aver visto una pubblicità che riportava alla ricorrenza odierna, mi sono incuriosito ed ho fatto una piccolissima ricerca sul grande web.
Vi lascio un paio di link.
Vi lascio anche l’augurio di innamorarvi e venire corrisposti in ogni giorno della vostra vita.
Messa in questo modo posso augurare a tutti “buon Sanvalentino!”.



Le immagini mostrano baci nell’Arte: Rodin, Klimt, Munch e Hayez.



“Che cos’è un bacio?


...Un apostrofo d’argento tra le parole m’ingrasso”.





storia della festa e leggende sul Santo qui:
http://www.dolci.it/editoriali/SanValentino.htm
San Valentino su wikipedia:
http://it.wikipedia.org/wiki/San_Valentino

8 febbraio 2012

Sa Fregula e Tancaré












Metti che passeggi per un mercatino domenicale, a Roma, e in una bancarella etnico gastronomica (sta per regionale e sarda) trovi la fregola? Che fai?
Mica ti puoi inibire perché non sai cosa sia!

Tieni un contegno adeguato e fai “buooona! La facciamo?”.

Dopo che la hai comperata ti informi con la tua compagna e scopri un mondo, quello sardo, che non ti immaginavi neanche da lontano.
Chiedo scusa, sentitamente e sinceramente, a tutti i sardi o simpatizzanti tali che leggono questo blog: vengo da Roma, con provenienze isolane ma dell’altra isola italiana. Quindi, benevolmente, ignoro.
Sono ignorante.
Lo ammetto, e pure una cosa è se in questo mondo tutti sanno tutto…
Questa è un’altra storia.
Torniamo alla fregola.
Parte un fregola party, con tanto di amica Alma, che sa come si cucina la fregola, e dell’amica Consuelo che, oltre a mangiar la fregola, prepara delle ciambelle che ci si lecca le orecchie.
Spiegato che il Tancaré è un vermentino buono rimane da spiegar la fregola e raccontare come si è gioito…
Ecco la ricetta preparata, scritta e inviata da Alma: buonissima!!!
1/2 Kg di fregola, 1 kg di vongole, 1/2 kg di gamberi, zafferano, 1/4 passata di pomodoro, brodetto di pesce, prezzemolo, aglio, olio extra vergine di oliva, sale qb
In una padella abbastanza capiente, fate scaldare l'olio con tre spicchi d'aglio (schiacciati o interi se desiderate eliminarli dopo la doratura) e lasciate rosolare per pochi minuti il tutto.
Mettete a cuocere le vongole nell'olio facendole aprire a fuoco vivace.
A questo punto, separate i molluschi dai gusci (lasciatene qualcuno integro per la decorazione finale del piatto) e metteteli da parte; filtrate,con un colino l'acqua prodotta dalle vongole in cottura e cuocetevi i gamberi sgusciati, sfumateli con vino bianco. In un altro tegame, fate rosolare leggermente uno spicchio d'aglio nell'olio con il prezzemolo, aggiungete il pomodoro e lasciate insaporire qualche minuto, aggiungete quindi il brodetto di pesce, di cui avete già usato un mestolo per sciogliere lo zafferano, ed unite la fregola. Aggiustate eventualmente di sale.
Man mano che la fregola cuoce unirvi lo zafferano e, se serve, altro brodo bollente. Terminate la cottura aggiungendo alla fine anche le vongole, i gamberi ed un po' di prezzemolo tritato.
Decorate con qualche arsella col guscio, condite con un filo d'olio crudo, servite ancora caldo.
Suggerisco per il brodetto di pesce di aggiungervi le teste dei gamberi. Arricchiscono di sapore il più insipido dei brodetti.
Questo piatto è ottimo anche il giorno dopo, basta aggiungervi il brodo caldo.
Dicevamo del Vermentino:
Se la conoscevate già scusatemi per l’approssimazione; se vi è nuova provatela perché è squisita.

6 febbraio 2012

Tre vigilesse



TreVigilEsse
Uno. Sulla solidarietà di quartiere e sul buon comprendere.

Da poco tempo il corpo della Polizia Municipale aveva aperto le porte alle donne in divisa. 

Una mattina sentii un vociare per strada e mi affacciai al balcone per vedere cosa stesse succedendo.
Abitavo una strada breve in una zona abbastanza centrale, parallela ad una arteria di scorrimento che, all’epoca, era interessata da un robusto intervento straordinario comunale: ne derivava il divieto di fermata in un’area prossima alla mia abitazione e, conseguentemente, un massiccio ricorso al parcheggio in doppia fila nella mia via ed in alcune strade prospicienti.
Erano ancora tempi di buon vicinato e di foglietti sul parabrezza con scritto dove fosse possibile rintracciare gli autisti che avevano parcheggiato in doppia fila.
Quando mi affacciai vidi due agenti che, taccuino alla mano, stavano multando in modo meticoloso e seriale tutte le auto in sosta vietata: due solerti vigilesse che in un quarto d’ora avrebbero potuto contribuire a sanare il bilancio del Comune. 

L’alterco era tra le due agenti e una signora affacciata ad una finestra di un primo piano, di fronte al mio palazzo.
“Signora: stiamo facendo il nostro lavoro!”.
“Non me ne frega niente! Qua non si trova un posto manco a pagarlo e ci conosciamo tutti: ve ne dovete andare!”.
“Sono tutte auto in contravvenzione!”.
“Non m’ha capito, signorina: se non ve ne andate con le gambe vostre vi mandiamo via con l’ambulanza! E io manco c’ho la macchina!”.
Le vigilesse parlottarono rapidamente tra loro e, senza una parola, se ne andarono. Tutto in un linguaggio vernacolare e molto, ma molto, più colorito.




Due. Sulla bellezza.

Un semaforo difficile, di quelli da governare perché basta una minima distrazione o indisciplina da luce arancione ed è subito ingorgo. A rendere fluido il traffico estivo una vigilessa minuta, mora, con i capelli legati a coda di cavallo, efficiente e decisa per gesti e fischietto. Improvviso, inaspettato, un acquazzone di gocce grosse come bicchieri si abbatte sull’incrocio, a dispetto del cielo che fino a pochi istanti prima era sgombro ed azzurro.
La pioggia bagna la camicia bianca d’ordinanza e traspare un seno generoso, sorretto da un reggiseno scuro, di pizzo, molto bello. La vigilessa perde il ruolo e ora appare una ragazza molto attraente; poco peculiare nel corpo di Polizia municipale ma appropriato alla bella ragazza mora.
Scatta, con il semaforo, un leggero rossore dell’agente che si allontana per ripararsi dalla pioggia e da troppi sguardi incuriositi.




Tre. Sulla gentilezza presunta.

Un tratto di strada che percorro con la mia Vespa, per andare al lavoro, è una trafficata salita in una strada a doppio senso di marcia, con complanare e preferenziale per l’autobus. 

Rimane un’unica corsia di guidatori che aspirano ad arrivare in cima alla salita, dove la strada si allarga e regala un’idea di maggiore rapidità di marcia.
A metà della salita c’è un semaforo che regola un attraversamento pedonale, sempre presidiato da una vigilessa.
Questa agente aiuta i pedoni, quando ci sono, ad attraversare e, una volta che hanno attraversato (o se non ce ne sono) lascia defluire il traffico anche a semaforo rosso, con ampi cenni delle braccia.
A me piace molto.
Anche se so bene che lascia passare con il rosso per decongestionare il traffico che ci preme alle spalle mi piace pensare che sia una sua gentilezza ed un buon augurio per la mia giornata di lavoro.

3 febbraio 2012

La neve, la vespa, il ritorno a casa e il signor Sindaco.




Le foto mostrano lo stato della mia amata Vespa, venerdì 3 febbraio alle 14,30, quando in ufficio ci hanno concesso di andare via anzitempo per l’abbondante nevicata che si stava abbattendo su Roma.
Qualcuno potrebbe chiedermi perché mai fossi andato in Vespa al lavoro. Lo so, in fondo rimango un ottimista.

Avendo capito prima di uscire dal lavoro che non sarei potuto tornare a casa con le due ruote mi ero collegato con il sito dell’Atac (l’azienda comunale del trasporto pubblico) per sapere come avessero potenziato le corse: con mio stupore avevo appreso che le corse non erano state potenziate e che, anzi, parecchie linee erano state soppresse.

Sotto la tormenta, in compagnia di due colleghe, sono andato alla fermata di Via Nizza, vicino Piazza Fiume (per chi conosce Roma).
Gli autobus designati come marcianti erano fermi, con le quattro frecce accese, e non sarebbero partiti.
Abbiamo deciso di provare a trovarne uno (non previsto in elenco) all’inizio di Via Nomentana.
Il piazzale prospiciente Porta Pia era letteralmente spazzato da una nevicata fitta e obliqua.
Dopo un quarto d’ora, dal groviglio di auto all’incrocio con Corso Italia, è sbucato un eroico autobus – poco importava non fosse in elenco – ma era già gremito di persone oltre ogni possibile sopportazione.
Ha lasciato la fermata che sembrava un treno indiano (con rispetto per l’India) e senza noi tre.

Da notare la totale assenza di polizia municipale nell’ingorgo infernale tra Nomentana, Porta Pia, Piazza Fiume.

Passa un'altra decina di minuti e decidiamo di incamminarci a piedi per Via Nomentana per muoverci un po’ ed evitare di rimanere congelati. E’ vero che eravamo in numerosa compagnia in quella fermata, ma la fine del filetto di platessa non era davvero una soluzione.
Così siamo partiti.

Annoto poche cose del tragitto.
Un primo vigile ad un incrocio assolutamente inutile da presidiare, dopo qualche centinaio di metri non governati; personale della protezione civile a spalare ghiaccio alcuni incroci dopo; un paio di autobus stracolmi che non si fermano neppure alle fermate canoniche perché sarebbe inutile; un paio di autobus che sfilano fuori servizio.
Niente altro nell’ora e tre quarti di cammino in una nevicata che non ha avuto sosta; niente altro nei sette chilometri che mi hanno portato a casa a piedi.
Gran camminata, con alcuni profili di bellezza e altri di fatica e disagio.
Ho in Rosa e Marta due attendibili testimoni, oltre che gradevolissime compagne di questa che mi è parsa una storia di “avventure nel mondo”.

Scrivo dopo Te verde, sigaretta, bagno caldo; scrivo dopo aver sfogliato giornali on line che titolano “Roma chiude per neve”, “Traffico in tilt”, “Neve: stato di allarme”, “Bus: viaggiano solo 76 linee di emergenza” e mi fermo qui ma potrei continuare a lungo.
Ora io dico che se fossi il signor Sindaco di Roccapizzopapero di Sotto, guardando il meteo dei giorni precedenti, mi sarei preoccupato di aumentare le corse dei mezzi pubblici, di spargere sale per le strade, di aumentare i presidi di polizia municipale.
È del tutto evidente che con il signor Sindaco di Roma non è successo.

Non mi dite che l’evento è eccezionale o che è imprevedibile; non mi dite che “la città ha retto”; non mi raccontate che la cosa è stata affrontata.
A Roma non nevicherà spesso – è vero – ma comunque nevica: mi pare ovvio che serva organizzarsi.

La neve può sorprendere il mio ottimismo e la mia Vespa, ma non deve trovare impreparata la macchina organizzativa della Capitale d’Italia.

Ricordo l’ultima volta che a Roma aveva nevicato: era il 12 febbraio del 2010 ed ecco il link al mio post di allora.

http://lecosesonocomesono-mv.blogspot.com/2010/02/roma-e-la-neve.html

1 febbraio 2012

Q come quadro


Un quadro è una cosa che richiede tanta scaltrezza e vizio come un delitto - falsificazione e aggiungerci un pizzico di natura. Edgar Dagas, Lettere.

Bisogna sempre sciupare un po' un quadro per finirlo. Eugéne Delacroix, Diario.

La prima virtù di un dipinto è essere una festa per gli occhi.
Eugéne Delacroix, Diario.

Voglio raggiungere quello stato di condensazione delle sensazioni che costituisce un dipinto. Henri Matisse, Notes d'un peintre.

Un quadro era una somma di addizioni. Un mio quadro è una somma di distruzioni. Pablo Picasso, Conversazione con Christian Zervos, da "Cahiers d'Art", 1935