le cose ci sono, sono lì a rispondere ai nostri sguardi più o meno sicuri, alle domande che non facciamo e nemmeno sappiamo, a salvarci e a condannarci: sempre e pur tuttavia solo cose. Sarebbero chiare se noi non fossimo così confusi. Non sono le cose a comandare ma l'atteggiamento che abbiamo noi di fronte ad esse. Come ci poniamo, come scegliamo se parlare o meno e cosa dire e cosa tenere per noi e non condividere. Cosa lasciare andare.
marco valenti scrive
19 gennaio 2011
stesso disegno in modi e tempi diversi
Il 5 settembre 2009, per la tag "il disegno di piero" postavo un meraviglioso disegno fatto dalla terrazza dei Musei Capitolini di Roma.
Raffigurava il Teatro di Marcello e la Sinagoga.
Era stato eseguito a più riprese più o meno nel 2005, o 2006.
Si recava da solo al Museo e seguitata a prendere i suoi appunti. Era un altro Piero e Al non lo menomava quanto ora.
Mi piace, tuttavia, riproporre la stessa vista.
Il disegno, del 2010, è stato eseguito in una sola mezzora.
Mi piace non tanto esibire la degenerazione dovuta ad età, Alzheimer e cataratta quanto la capacità ancora evidente di cogliere la stessa vista anche in un bozzetto veloce, di impressione; differenze con quello che non è più in grado di fare, certamente, ma più ancora emozione per quanto ancora sa fare.
Si tenga conto che oggi esegue solo bozzetti di pochi tratti mentre fino a pochi anni fa dedicava ore e ore a curare ogni minimo dettaglio esaltandolo con la sua arte.
Si tenga anche conto che le tavole rappresentate hanno dimensioni diverse e che quella eseguita nel 2010 è molto più piccola della precedente.
Continuerò a mostrare i disegni di questo maestro alternando i vecchi con i più recenti sperando di incontrare il favore di chi frequenta questo blog.
Sto cercando anche di trovare la maniera di far avere il libro che raccoglie alcune tra le sue cose migliori fatte a Roma a chi ne avesse voglia.
Lascio il link al post del 2009.
http://lecosesonocomesono-mv.blogspot.com/2009/09/dalla-terrazza.html
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Stamattina ho sperimentato l'ennesima sincronizzazione: leggevo dell'Arte Rituale Indiana, e poco dopo ho incontrato i due disegni di Pietro su tuo blog.
RispondiEliminaIn occidente attorno alla parola arte si cristallizzano vari significati che hanno a che vedere con il consenso, il mercato, la sensibilità, la creatività, il disagio, l'espressione, la comunicazione, il potere, la celebrazione, l'evento, etc. Ma abituati all'arte che ci viene offerta nelle mostre, nelle pubblicazioni, nelle scuole, in televisione, non riusciamo a cogliere altri aspetti importanti della manifestazione artistica; purtroppo non abbiamo sviluppato gli strumenti adatti a farlo.
In particolare l'aspetto trascendentale, che fa dell'oggetto artistico tramite, veicolo, porta, verso l'Infinito.
Ora la condizione indispensabile, in tutte le culture che ho avuto modo di incontrare, perché un oggetto artistico accolga queste caratteristiche, è la predisposizione dell'autore, che, attraverso pratiche purificatorie (yogiche, devozionali, digiuni, preghiere, riti, etc…), libera se stesso dalle regole dell'io e del mondo, per farsi tramite di "qualcosa" che si manifesta nella propria opera.
Le icone bizantine, i dipinti devozionali hindi, i mandala tibetani, (solo alcuni esempi) secondo le rispettive tradizioni, richiedono mesi di preparazione degli autori, per abbandonare il proprio io, quello che si compiace, quello che calcola gli effetti, quello che pesa e misura, quello dell'appartenenza (ad un gruppo, una confessione, una nazione, una tradizione…) e farsi umile voce dell'assoluto.
Non so come AL, tra i tanti effetti che produce, lavori sull'io, ma ho la sensazione (per esperienza diretta) che la disgregazione dell'io (purtroppo non consapevole) sia uno degli avvenimenti principali nel percorso. Saltano progressivamente i ricordi, i collegamenti, ma alcune "tecniche percettive e comunicative" acquisite sono più resistenti, e guarda guarda, sono proprio quelle che permettono ad un essere umano la produzione di qualcosa di "artistico"…. Il disegno, il canto, la musica, etc…
Se è vero, come è vero quel che è vero, che secondo la Tradizione, chi opera l'arte nell'abbandono, è chi ci mette in contatto con l'Infinito, allora capisco perché, di fronte al disegno più recente …… io mi commuovo.
Un abbraccio a te e a Pietro
Giuseppe
Fin dall'inizio ho ammirato le opere(perchè tali sono!)di Piero come affettuosamente lo chiami...certo Al è un fantasma che si è insinuato nella sua vita e nella sua Arte come un parassita, nonostante ciò la sua passione per il Bello che lo circonda è sempre vivo nel suo cuore e combatte con tenacia attraverso le tue testimonianze cariche di affetto e orgoglio!!!
RispondiEliminaSono d'accordo con te quando trasmetti l'emozione per quanto ancora sa fare...
Un abbraccio a Piero e a te!