marco valenti scrive

marco valenti scrive

17 maggio 2011

Chiamerà Livia


Capiterà.

Ovvio che capiterà: ora vi spiego.


Chiamerà Livia.


È sua sorella, nella realtà, ed ha cinque anni meno di lui: è il nome che gli è rimasto appiccicato addosso. È diventato il nome che da alle cose.


Perciò chiamerà Livia quando si sveglierà, quando avrà bisogno di aiuto per andare a fare pipì; pronuncerà il suo nome per indicare un piatto di verdura cotta, o piuttosto un fazzoletto.


Dirà Livia, con voce tonante, se avrà mal di pancia e lo dirà appellando ciascuno e, a volte, anche il nulla. Parlerà con nessuno, a volte, rivolgendosi a lui come Livia.


Succederà anche di notte, se si sveglierà e non saprà dove si trova. Accadrà quando vorrà andare a casa, in una casa che ricorda, forse immagina, oppure vagheggia: vorrà andare da Livia.

Assecondatelo finché potete perché non è cattivo, quasi mai.


È confuso come chi ha l’Alzheimer dentro ormai da troppo.


Livia i suoi bisogni primari, i suoi ricordi, un nome comune di cosa, un appello.

Scorderà anche lei. Questione di tempo. Sostituirà Livia con parole ancora più confuse e sempre meno pertinenti.


Prendetevene cura voi che sapete come farlo.

Mi fido di voi.


Io non ne ho più.


emmevù (per chiuderla qui)

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