Dal 13 al 15 maggio sono stato a Venezia per partecipare all’incontro annuale degli Anobiiani; per chi non lo sapesse Anobii è una comunità di lettori su internet (per info: www.anobii.com); sono stato molto bene per compagnia, attività, amicizie vecchie e nuove.
Raccontato il fatto che ha mosso il mio essere andato lì debbo dire che se questo post fosse stato scritto a penna avrebbe infinite cancellature, sottolineature, rimandi, ripensamenti. Questo perché vorrei provare a parlare di Venezia.
Ero già andato, più volte, per diporto e per lavoro, ma di Venezia, oltre la bellezza singolare, non mi ero mai fatto una idea propria; stavolta, vista la straordinaria offerta proposta da chi ha organizzato il raduno, sono tornato con la testa piena di immagini diverse, di suggestioni e di pensieri nuovi.
Forse dopo aver visto e avuto belle spiegazioni su squeraiol e tajapiera, (http://sites.google.com/site/venezianobii/home/percorso-squerariol-e-tajapiera)
guardi le gondole con altri occhi e decidi di vedere la città cullato da una gondola; senti solo lì “Oi oi, voga!” che è il modo del gondoliere di farsi sentire ad un incrocio.
Così le pietre, che siano bestie di marmo schiacciate in un campanile o mercanti agghindati da mori, ma magari anche la lastra martellinata di un citofono in un palazzo, danno di loro un sapore più compiuto.
Ti perdi, a volte non ostante i veneziani, per Calle e Sottorive e malgrado le scarpe piene di piedi sei felice di tornare sui tuoi passi per vedere ancora e ancora.
I balconi di legno sopra i tetti o i giardini rigogliosi e improvvisi, imprevisti a volte; arrivare alla stazione ferroviaria con l’uscita più bella del mondo, o col vaporetto dal Lido incontrare le isole che ti chiamano; bighellonare dal ghetto, dopo pioggia e nel vento freddo, nel Sestriere Cannaregio, fino a sporgersi lì dove la città inevitabilmente finisce e vedi mare alzato dal vento e un treno come il tuo che arriva.
Capire con chiarezza solo in quel momento che la città, solo lei, ha un limite preciso che è il mare ovunque.
Vedere scorci che pare Genova e altri che è diversa anche da se stessa.
Pensare a “le città invisibili” e che, forse, tutto nasce e tutto torna in quella città perché ce ne sono tante per quanti sono i modi di girarla e scoprirla.
Mangiare bene in posti dove non vanno i turisti ma i veneziani e commuoverti di fronte alla terza porzione del miglior fritto da anni (grazie Osteria Ruga Rialto: di cuore).
Essere di buon umore, in piacevolissima compagnia, e bere del buon bianco fermo.
Ripensandoci spesso da quando sono tornato a casa ho pensato che “Venezia è bella E ci vivrei” con piacere ed ho capito perché: finalmente, comincio ad immaginarla.
[dedicato agli amici di anobii e del corna; loro, se leggeranno, sapranno.]
"arrivare alla stazione ferroviaria con l’uscita più bella del mondo"
RispondiEliminaHo cominciato a capire e respirare l'aria magica di Venezia appena oltrepassato con lo sguardo le vetrate della stazione ferroviaria!
Mi sono sentito un bambino, pronto a nuove avventure!
Venezia, già mi manca!
Grazie M per tutto.
RispondiEliminaVenezia è una,nessuna, centomila città.
Un'esperienza più che estatica: un mega detournment veneziano. Da provare.
Sapete dove trovarmi.
Thanx4all!
Bis gleich.
_beppenskij;-) your cultural pusher
rarissimamente rispondo ai commenti al mio blog: questa è una di quelle per cui vale la pena.
RispondiEliminaOnorato.
Una volta scrivevo molto, ora - in questa fase - ahimé non più un gran che. Perché mi sembra di dire cose scontate.
RispondiEliminaA leggere le tue impressioni su Venezia mi torna la voglia di scrivere. C'è dentro tutto l'affetto per questa città che è un luogo del cuore, e anche di più. Grazie!!
chapeau!
RispondiEliminaPaola.
Ho sempre apprezzato come i blog interessanti sono stati i post è impreziosita con foto interessanti.
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