Filiforme, bionda, gioviale con gli altri in sala di attesa.
Si condivide la sala tra chi, come me, accompagna l’anziano genitore in diabetologia e chi ha a che fare con endocrinologia.
Si aspetta – a lungo – e si ha tempo e modo di osservarsi e annusarsi.
Giovane signora bionda, ben vestita, è molto diversa dopo la visita.
Indossa ora occhiali neri, ha un viso tiratissimo. Ha pianto. Colgo frammenti di discussione ripresa con altri pazienti.
Ha un appuntamento col primario per la settimana prossima. Un valore non-so-che-significa è alto.
Lei ha pianto.
Mio padre, in fondo, ha un diabete da dio e mi sento il cuore piccolo di fronte a giovane-signora-bionda-filiforme che ha pianto..
Ecco.
Torno a casa con poca voglia di parlare e gli occhialoni neri davanti al viso.
Con mio padre mangio con poca voglia di conversazione e, come mi accade quando debbo consolarmi, indugio in una spaghettata alla milanese e in una bottiglia di Orvieto.
Roba che non scaccia ma allevia.
A volte servirebbe un pensiero in più verso chi soffre.
Perché la pasta alla milanese non basta.
Non basta al punto che ci torno sopra a parte, in un altro post, giacché merita.
Un pensiero alla giovane bionda e l’augurio di ogni bene.
Emmevù
le cose ci sono, sono lì a rispondere ai nostri sguardi più o meno sicuri, alle domande che non facciamo e nemmeno sappiamo, a salvarci e a condannarci: sempre e pur tuttavia solo cose. Sarebbero chiare se noi non fossimo così confusi. Non sono le cose a comandare ma l'atteggiamento che abbiamo noi di fronte ad esse. Come ci poniamo, come scegliamo se parlare o meno e cosa dire e cosa tenere per noi e non condividere. Cosa lasciare andare.
Rispetto mancante.
RispondiEliminaCredo si debba sempre rispetto al dolore e umana condivisione.
Tutto qui.
Sono una donna che ha disagio quando si confronta con cose così evidenti.
Grazie a questo blog quando ci mette davanti ai fatti così come sono.