Mi tira, sotto la suola,
mi aumenta la gravità,
m’attacca al
suolo.
Strascico il piede,
mi fermo,
osservo la cosa.
Batto come lo zoccolo di un toro
prima della carica.
Struscio ancora
e ancora invano.
Enorme, schifosa,
lercia, lurida e bastarda.
Dispero.
Mi rassegno all’erba,
cerco un legnetto,
esploro.
Mi siedo, mi curvo
e ancora osservo.
Sfilo, raschio, sudo.
Il bastoncino viene fatto prigioniero
ma, a fatica, lo
libero.
Saltello
cercandone un fratello:
lo trovo
e ricomincia la
lotta.
Impiego del tempo,
del mio tempo, pervicacemente
Fino a un risultato
appena decente.
Mi incammino, rumore sinistro
dal piede sinistro.
Uno schiocco residuo.
La casa è vicina
Penso a coltelli e pagliette
In cucina
Altro lavoro
Ritrovare decoro
E tornare all’ex ante
Fiammante.
Rimane un pensiero
Cattivo, funereo.
“Ma perché un attimo prima di sputazzare la tua gomma
americana di merda non ti ci sei strozzato?”
(Marco Valenti – estate 2015)
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