marco valenti scrive

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20 maggio 2013

il nespolo (Lesson nr. 2)


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Tempo fa avevo scritto un post dal titolo “Lesson nr.1” che parlava di finestre e diritto alla riservatezza tra dirimpettai. Se vuoi rileggerlo clicca QUI

Oggi vorrei raccontarvi un breve discorso che avevo preparato e che non mi capiterà più di fare.

Anche nelle case che ho abitato precedentemente a quella che abito adesso mi sono sempre occupato delle piante. C’è chi dice che abbia il cosiddetto pollice verde: in realtà, più semplicemente, con scarse conoscenze di giardinaggio e scegliendo specie a bassa difficoltà di mantenimento, metto cura, tempo e un po’ di amore nelle piante che possiedo.
Tra le piante facili da curare c’è il nespolo.
I primi due nespoli che ho avuto sono partiti da semi di nespola mangiata e piantata in terra: cura, anni, acqua e potature ne hanno fatto alberi che hanno dato copiosamente frutti. Da queste due piante avevo fatto altri tre nespoli (uno è ancora con me nel giardino della casa che abito adesso).
I tre nespoli erano in vaso, giovani, alti non più di un metro, in un grande terrazzo. Uno si spezzò per un banale incidente ma riuscii a farlo riprendere facendo un po’ quel che si fa quando devi aggiustare un osso rotto con mezzi di fortuna. Crebbe con un nodo nel giovane tronco, come un callo osseo, indietro rispetto ai due fratelli gemelli.

Se non hai una tenuta, tre nespoli che crescono e si aggiungono ai due adulti che già possiedi sono decisamente troppi e mi disposi l’animo a regalarne uno ad un caro amico.
Per alcune circostanze non avvenne.
Ecco il dialogo immaginato fin nei dettagli. Io; l’amico; i nespoli in vaso nr.1, nr.2 e (quello incidentato) nr.3.
Pensateci in terrazza a fumare una sigaretta dopo il caffè.

“Pensavo di regalarti un nespolo di quei tre in vaso”.
“Ti ringrazio. Quando e come me lo porterei via?”.
“Presto. Finché sono piccoli e uno ti entra in macchina con tutto il vaso, magari ribaltando i sedili posteriori”.
“Che faccio: scelgo io?”.
“No. Se non ti dispiace vorrei darti il terzo”.
Ci siamo avvicinati agli alberelli, li esaminiamo, li confrontiamo. Poi lui fa:
“Pare quello più malandato”.
“Si era spezzato il tronco. Pensavo di averlo perso e ci ho dovuto lavorare parecchio. Vedi quel nodo a metà del tronco? È lì che si era spezzato, quasi completamente. C’è voluta cura quotidiana, credimi, e un po’ di fortuna”.
“Grazie. Posso chiederti il motivo della scelta?”.
“Più di un motivo. È quello che mi ha fatto penare di più ed è quello a cui tengo maggiormente. Quel nodo, ogni volta che lo guardo, mi ricorda un successo – credimi – insperato. È come un legame tra due persone e sta lì a dirti che se ci lavori con costanza non c’è nulla che riesca a spezzarlo”.

2 commenti:

  1. Sottotitolo: Marco e il suo giardino. Come estrarre linfa e colore.
    Io, sono negata. Ma mi piace sapere che a te riesce.

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  2. Mi ritrovo in questo post :)

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Costretto al test di verifica dal proliferare di spam. Mi spiace. Spero molto in tanti commenti e spero che, a prescindere dal fatto che non vengano moderati da me, siano di buon gusto e vengano firmati. Buona lettura e buon commento a tutti.