marco valenti scrive

marco valenti scrive

10 marzo 2011

pilota di guerra


Io ero un ventottenne.
Ero neo laureato architetto e mi trovavo soldato, malgrado tutto e malgrado me.
Questa canzone.
Il silenzio beato dopo i doveri.
Cuffia dopo il silenzio, dopo il giorno, dopo tutto.
Steso in branda, tra le altre canzoni, c'era questa.
So che è un piccolo ricordo personale che pochi possono condividere ma, intanto, siamo ciò che facciamo e ciò che ascoltiamo.
Anche se non serve capire più di tanto, grazie a Francesco De Gregori e a quella che, per me, è una delle sue canzoni più belle.
Straordinario omaggio a chiunque abbia saltato dal suolo, si sia staccato, abbia volato.
MV



Non per entrare nel merito del motore,
ogni motore ha una musica e io la so.
Così per sempre nel vento la farò cantare,
per questa mia povera terra da sud a nord.
E quanto è solo un uomo lo sa solo Dio,
mentre volo sopra le ferite della città.
E come un grande amore gli dico addio,
e come è solo un uomo lo so solo io.


Oltre le nuvole, oltre le nuvole,
o se possibile ancora un minuto più in là,
con questa notte ai miei piedi,
più nera e più buia a vederla da qua,
ma un giorno il giorno tornerà.

Così la vita vola sotto le ali,
e passa un'altra notte su questa guerra,
e sulle case degli uomini tutti uguali,
nel grande orfanotrofio della terra.
E a cosa serve un uomo lo so solo io,
che spargo sale sopra le ferite della città.
E come a un grande amore gli dico addio,
e a cosa serve un uomo lo sa solo Dio.


Oltre le nuvole, oltre le nuvole,
o se possibile ancora un minuto più in là,
con questa notte ai miei piedi,
più nera e più buia a vederla da qua,
ma un giorno il giorno tornerà.

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