Nessuna commiserazione pelosa né facile ironia.
Non è personale. Lo sembrerà dannatamente ma non lo è affatto. Si tratta di dare voce al silenzio in cui giace la situazione dei diversamente abili, di quelli che non hanno aiuto, che spingono su forze personali e private, che si sbattono nella indifferenza totale del sistema.
Al come Alzhaimer.
P. ne è affetto. Non ci si può lamentare se, pur essendo invalido al cento per cento, si veste da solo, si lava da solo, è in grado di uscire e ritornare a casa. Che non ricordi il mio nome – sono suo figlio – è secondario. Allora qui voglio misurarmi a raccontarne senza retorica e non mai per scarico quanto per amore di verità, o per amor di figlio… e desidero che chi legga lo faccia sorridendoci su. A chi dirà “poveretto” auguro misurarcisi.
Tanti a considerarti – va di lusso così – come uno normale; sei uno normalissimo ma hai a che fare con Al.
Chi capirà, invece, mi sarà lettore fedele e scanzonato. Come si conviene quando non si può, qui, risolverla. Non si può risolvere l’assenza del Paese a quella che, genericamente, definivamo arterio sclerosi o demenza senile e a cui ci rassegnavamo. C’era un tessuto sociale differente; era un’altra Italia. Ora sono qui, e sono solo, con un papà con Al. Papà è Al, ha Al, vive con Al ma – ovviamente – non se ne rende conto.
Ne voglio scrivere ma ne voglio scrivere serenamente perché venga capito, sorriso, mai giudicato o – pelosamente – compreso.
Seguitemi senza pregiudizio o fastidio.
“Il bello dell’Alzhaimer è che ogni giorno si conosce gente nuova.”
…
http://www.alzheimer.it/malatt2.html
emmevù
ti seguo...
RispondiEliminatu non ci crederai ma è l'unico terrore che ho, che mi venga l'alzheimer e si porti via tutti i ricordi così faticosamente messi insieme, la mamma di una mia cara amica ne ha sofferto e ho ascoltato gli sfoghi, ho asciugato le lacrime o cercato di arginare i sensi di colpa perchè era duro accettare per lei la malattia della mamma, questa malattia
RispondiEliminaspero (scusa) non mi tocchi mai