marco valenti scrive

marco valenti scrive

18 maggio 2009

crepuscolo


Siamo al crepuscolo della coscienza civile e al tramonto del vivere civilmente la comunità. 

Siamo al crepuscolo delle indignazioni e, senza sussulti, ci uniformiamo a un andazzo generale e generalizzato. 

Non abbiamo la ironica dignità dell’orchestrina del Titanic, ci manca spessore morale, nerbo, cultura e per tanto lasciamo fare salvo sfuriate isteriche legate a piccolissime particolari personali che, per lo più, annoiano le maggioranze.

Perché, sia chiaro, c’è sempre una maggioranza che se ne frega e non c’è rivendicazione maggioritaria: da ciò deriva che qualsiasi lamentela può anche essere sacrosanta ma non smuoverà mai una maggioranza.

Tante, infinite, minoranze scontente si vanno formando nella condanna a essere sempre e per sempre minoranza.

Il grottesco è che questo tramonto non è colto appieno, non se ne ha percezione condivisa, e quando saremo al buio non sono neppure certo che ci guarderemo intorno con fare interrogativo e sgomento.

Postare ermetico? Si può.

Coglierlo non è fondamentale. 
Davvero.
È l’autunno delle coscienze, del pensiero condiviso e di buon senso, e …chiedo scusa per l’ottimismo.

(maggio duemilanove)

4 commenti:

  1. un "ottimismo" condiviso da molti

    RispondiElimina
  2. Io credo che, per la coscienza civile, sia già notte ma, evidentemente, non sono un ottimista.
    Io credo che la capacità - sociale ben prima che politica - di indignazione non ci sia più se non in pochi e non organizzati.

    RispondiElimina
  3. Solo una precisazione, per quel che vale: per scelta condivisa da Piesse e da me questo blog non ha connotazioni politiche nè legate alle polemiche spicciole.
    Il senso del post è su un autunno delle coscienze e del buon senso civico, civile.
    Un (piccolissimo) appello al cervello perchè non funzioni solo sul proprio particolare tornaconto ma partecipi anche alla convenienza della collettività.

    RispondiElimina
  4. Ma non è che forse a forza di ridicolizzare la nostra storia, qualsiasi essa sia stata, abbiamo lasciatoil campo al nulla? un pò come nella "Storia infinita", forse dovremmo ricominciare a credere in ciò che credavamo. Perchè quello nel quale credavamo non erano elugubrazioni stralunate, ma pensieri che venivano da lontano, dalla storia letta nei libri, dalle storie ascoltate di giustizia e sopraffazioni, insomma era un riassunto di ciò che la Storia (quella ufficiale) e la storia (la nostra) ci ha mostrato finora.
    Abdicare vuol dire perdere e perdere tutto questo potremmo non riaverlo più. Forse noi non lo riavremmo più. Ma noi non dobbiamo lavorare e vivere solo per i nostri figli. Noi siamo e quindi perchè non oggi?
    Resistere (e Borrelli non è uno sciocco).
    Stefano

    RispondiElimina

Costretto al test di verifica dal proliferare di spam. Mi spiace. Spero molto in tanti commenti e spero che, a prescindere dal fatto che non vengano moderati da me, siano di buon gusto e vengano firmati. Buona lettura e buon commento a tutti.