Siamo al crepuscolo della coscienza civile e al tramonto del vivere civilmente la comunità.
Siamo al crepuscolo delle indignazioni e, senza sussulti, ci uniformiamo a un andazzo generale e generalizzato.
Non abbiamo la ironica dignità dell’orchestrina del Titanic, ci manca spessore morale, nerbo, cultura e per tanto lasciamo fare salvo sfuriate isteriche legate a piccolissime particolari personali che, per lo più, annoiano le maggioranze.
Perché, sia chiaro, c’è sempre una maggioranza che se ne frega e non c’è rivendicazione maggioritaria: da ciò deriva che qualsiasi lamentela può anche essere sacrosanta ma non smuoverà mai una maggioranza.
Tante, infinite, minoranze scontente si vanno formando nella condanna a essere sempre e per sempre minoranza.
Il grottesco è che questo tramonto non è colto appieno, non se ne ha percezione condivisa, e quando saremo al buio non sono neppure certo che ci guarderemo intorno con fare interrogativo e sgomento.
Postare ermetico? Si può.
Coglierlo non è fondamentale.
Davvero.
È l’autunno delle coscienze, del pensiero condiviso e di buon senso, e …chiedo scusa per l’ottimismo.
(maggio duemilanove)
un "ottimismo" condiviso da molti
RispondiEliminaIo credo che, per la coscienza civile, sia già notte ma, evidentemente, non sono un ottimista.
RispondiEliminaIo credo che la capacità - sociale ben prima che politica - di indignazione non ci sia più se non in pochi e non organizzati.
Solo una precisazione, per quel che vale: per scelta condivisa da Piesse e da me questo blog non ha connotazioni politiche nè legate alle polemiche spicciole.
RispondiEliminaIl senso del post è su un autunno delle coscienze e del buon senso civico, civile.
Un (piccolissimo) appello al cervello perchè non funzioni solo sul proprio particolare tornaconto ma partecipi anche alla convenienza della collettività.
Ma non è che forse a forza di ridicolizzare la nostra storia, qualsiasi essa sia stata, abbiamo lasciatoil campo al nulla? un pò come nella "Storia infinita", forse dovremmo ricominciare a credere in ciò che credavamo. Perchè quello nel quale credavamo non erano elugubrazioni stralunate, ma pensieri che venivano da lontano, dalla storia letta nei libri, dalle storie ascoltate di giustizia e sopraffazioni, insomma era un riassunto di ciò che la Storia (quella ufficiale) e la storia (la nostra) ci ha mostrato finora.
RispondiEliminaAbdicare vuol dire perdere e perdere tutto questo potremmo non riaverlo più. Forse noi non lo riavremmo più. Ma noi non dobbiamo lavorare e vivere solo per i nostri figli. Noi siamo e quindi perchè non oggi?
Resistere (e Borrelli non è uno sciocco).
Stefano