Se mi seguite il fatto non è neppure troppo complesso.
Prendo un giorno di ferie per andare all’Ufficio delle Entrate. Mi occorre andar lì a dimostrare che la cartella che, secondo loro, dovrei pagare è stata in buona parte già pagata e a fare le mie rimostranze giacché il cosiddetto avviso bonario (che dovrebbe sempre precedere la cartella con more e contro more) non mi è mai arrivato.
Forte delle mie pezze d’appoggio faccio la mia brava fila finché il numeratore brilla del mio numero; vado; espongo con calma; ottengo ragione.
Però debbo pagare la cartella (in forma assai ridotta) in contanti presso un altro Ufficio (cosiddetto Concessionario) e, successivamente, tornare all’Ufficio delle Entrate a mostrare la Quietanza dell’Ufficio del Concessionario.
Nessuna soluzione alternativa.
Questo, nel mio modo di contare, fa altri due giorni di ferie.
Una mattina all’Ufficio delle Entrate; una seconda all’Ufficio del concessionario; una terza, di nuovo, all’Ufficio delle entrate.
Ricapitolando: tre giorni di ferie per un errore non mio.
Per quanto mi sforzi di trovare una morale a questa storiella non riesco a trovarla… voi?
Emmevu
le cose ci sono, sono lì a rispondere ai nostri sguardi più o meno sicuri, alle domande che non facciamo e nemmeno sappiamo, a salvarci e a condannarci: sempre e pur tuttavia solo cose. Sarebbero chiare se noi non fossimo così confusi. Non sono le cose a comandare ma l'atteggiamento che abbiamo noi di fronte ad esse. Come ci poniamo, come scegliamo se parlare o meno e cosa dire e cosa tenere per noi e non condividere. Cosa lasciare andare.
Morale: la prossima volta non commettere errori non tuoi.
RispondiEliminaahahah... me lo segno: ne terrò conto!!!
RispondiEliminaHahahhahaha, piesse sei un mito
RispondiEliminaSiamo nel BelPaese...o è solo la marca di un noto formaggio e a noi ci son rimasti solo i buchi della burocrazia????
RispondiEliminaUn saluto e Buon 2009!