Credo venga per tutti il momento in cui si pensi di non avere un padre né una madre e di essere legittimamente figli della vita, e solo di quella. Credo venga per tutti e credo anche che gli atteggiamenti, a quel punto, siano due. Opposti.
Qualcuno accetta questa verità, se ne sobbarca il peso e l’orgoglio intraprendendo la fatica disumana dell’indipendenza di giudizio, e di comportamento, a qualsiasi costo, per quanto possibile e per quanto consentano le forze di cui si dispone. Qualcuno. Pochi.
Gli altri ne rifiutano preconcettualmente la verità, ne ricusano violentemente l’essenza, decidendo (ma sarà poi vero che si tratti di una decisione?) di assecondare pavidamente e passivamente il corso delle cose, per come sembrano scritte. Affrancandosi in questo modo dalla responsabilità delle decisioni antipatiche ma più vere. Assuefacendosi all’immanenza della piccolezza. Addomesticando le idee per compiacere il proprio piccolo egoismo. Crogiolandosi al caldo pensiero che ‘tanto… è così che va il mondo…’.
Piesse
non mi sembra inutile la riflessione che fai, assolutamente, no. Io sono tra quelli che decidono come figli della vita. Le scelte non sono facili, mai, c'è sempre la paura di sbagliare, ma sfuggire le scelte o decisioni, vuol dire sfuggire la vita, rinunciare a vivere e allora dico : no grazie! Preferisco fare la mia scelta sempre e comunque,meglio ricevere qualche schiaffo dalla vita che non vivere. E poi quando la mia scelta si rivela sbagliata sai cosa penso? Che anche gli errori servono, aiutano a crescere.
RispondiEliminaMaddalena
padrona del mio destino, come diceva un libro, sì mi ci sento, orfana di padre vivente pure, ma il legame con mia madre è talmente viscerale seppur contorto che non saprei ancora reciderlo, certo che diventare a mia volta madre mi ha aiutato ad essere meno famigliad'orgine-dipendente
RispondiEliminaGià.
RispondiEliminaEssere genitori ti cambia la prospettiva.
Magari ti fa scordare di quando eri sono figlia.
Mi devo ancora organizzare ad essere mamma?