marco valenti scrive

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19 ottobre 2008

Insulti

Roma.
Davanti a cinque o sei registratori di cassa, altrettante file di persone in attesa di pagare. Mi accodo a quella più corta.
Trascorsi due minuti, mi accorgo che la fila da me scelta non procede.

- Funziona questa cassa? – domando al signore in prima posizione.
- Credo di no – risponde quello senza voltarsi.
Mi guardo intorno e decido di cambiare fila. Ne scelgo una e mi muovo. La persona che stava davanti a me, dopo avere evidentemente ascoltato il mio breve dialogo, decide di seguirmi. Indossa una camicia a maniche lunghe e la cravatta. Evidentemente la sua giacca è rimasta in ufficio. E’ basso, azzimato, e sopra pesanti baffi neri porta un bel paio di occhiali da sole, assolutamente inutili, nella penombra del negozio.
Mi accodo alla nuova fila. Il tipo bassetto mi raggiunge immediatamente e si infila davanti a me, volgendomi la schiena, senza uno sguardo né una parola.
- Mi scusi… - dico incerto e stupito.
Quello si volta.
– Lei era dietro di me nell’altra coda! – afferma seccamente. Pesante inflessione romana.
- Cosa significa? – rispondo interdetto, ma quello torna a rivolgermi la schiena.
Decido di spostarmi ancora, accodandomi alla fila ulteriore, anche se leggermente più lunga. Scuoto il capo e borbotto tra me – Solo gli italiani… -, ma non riesco neanche a terminare la frase.
- Italiano sarà lei! – mi apostrofa quello, senza voltarsi.
Piesse

Da una pagina del diario del 1995

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