le cose ci sono, sono lì a rispondere ai nostri sguardi più o meno sicuri, alle domande che non facciamo e nemmeno sappiamo, a salvarci e a condannarci: sempre e pur tuttavia solo cose. Sarebbero chiare se noi non fossimo così confusi. Non sono le cose a comandare ma l'atteggiamento che abbiamo noi di fronte ad esse. Come ci poniamo, come scegliamo se parlare o meno e cosa dire e cosa tenere per noi e non condividere. Cosa lasciare andare.
marco valenti scrive
5 ottobre 2008
Cervaro della Sala (odio le file)
Roma 3 luglio ’98
Amico mio, sono le nove di sera e sono appena uscito da un bagno caldo dopo due ore di fila in macchina per tornare a casa.. Patrizia e Marco sono dai suoceri e, giustamente, non mi hanno aspettato.
Finita la scuola di Marco capita spesso di vedere i nonni materni; secondo me è anche che stanno cercando di riempirsi di nipote prima che si trasferisca al mare, dai miei a San Felice Circeo. Credo che la nostra estate sarà tutta lì, dove potrò fare facilmente il pendolare con Roma.
Sgranocchio salatini giusto per quel minimo di base solida che questo Doc umbro merita. L’esasperazione da traffico meritava la consolazione di questo bianco strepitoso, classe ’95, Cervaro della Sala: un bel colore quasi dorato, fruttato quel giusto che la stagione richiede e gusto pieno a strafottere. Cerco di stemperare, bevendo e scrivendoti, tutta la rabbia e lo stress accumulati.
Disco di Van Morrison con i Chieftains in sottofondo.
Odio le file, Luca: quando arriverà ‘sto Giubileo non sarà mai troppo tardi.
Odio le file stupide per strada ma ancor di più gli stupidi che vi albergano. Detesto buona parte dell’umana genie. Quelli che navigano tutto a destra in corsia di emergenza e quelli che suonano anche se è inutile e quelli che si accodano alle ambulanze; i guidatori che parlano al telefonino e quelli che strombazzano invidiosi verso chi telefona.
I vigili che ma dove stanno quando servirebbero ma a volte girano a tre a tre e fumano, e fumano in servizio.
Mi inquieto per i cantieri segnalati quando è ormai tardi.
Oggi quello che mi ha fottuto è stato proprio un cantiere sul Lungotevere, di quelli che a saperlo fai un’altra strada.
…ad averlo saputo.
Mi va stretta la noia delle file e l’ansia che vi si insinua e i pensieri che trovano asilo nell’ansia, quelli che nascono in fila per poi sparire quando si torna a camminare ma poi tornano quando sei steso nel silenzio del tuo letto e ti chiedi
da dove cazzo arrivino
e ti sei scordato da dove e quando ma era una fila in macchina.
Mi opprime il cuore la cintura di sicurezza e odio la sua macabra necessità come la necessità di fermarsi un attimo in seconda fila e rimediare una multa che neanche in America sono così veloci e allora odio le seconde file che non mi fanno andare avanti e neanche una multa.
Dio distratto e quelli che si infilano senza freccia e quasi li tamponi e quelli che tamponano e poi si fermano e telefonano alla stradale con il portatile e da ciò due chilometri e mezzo di fila
e allora odio le file stupide e il cerchio ricomincia la giostra
I cantieri che non finiscono mai e quello nuovo che non lo sapevi.
La rassegnazione scomposta e astiosa e la nuova lontananza di monte verde che prima era a un attimo da ovunque.
L’indifferenza dei conducenti di autobus e il loro uso irrazionale delle frecce.
L’arancione che ti aspetta.
Lo smog e l’ipocrisia della benzina verde.
La segnaletica inesplicabile.
Non potere più prevedere quando arrivi.
Odio le file per il loro rappresentare ulteriore conferma della mia infelice inadeguatezza.
Questa è Roma che aspetta l’anno santo, Dio benedica i viticoltori e il frigo che tiene in fresco vini come questo.
Due ore a pensare.
Due ore di gas di scarico, di ignoranti e di serena certezza che non sto vivendo la vita che voglio vivere.
E non è il traffico, magari fosse il traffico.
Voglio cambiare esistenza, fuggire da questa malsana corsa, da questa follia di compromessi amari, da Cardaci che trucca le carte, da questa banca del profitto e delle apparenze.
Sai qual è la cosa più bella? Che non sono mai stato così pronto alla fuga; proprio ora che nessuno mi insegue. Questo mi dà lucidità, chiarezza di propositi e determinazione.
…
(da “Un senso alle cose” – Boopen Editore – www.boopen.it)
Cervaro della Sala:
vino prodotto dal Castello della Sala in Umbria, di proprietà dei Marchesi Antinori, derivante da un uvaggio di Chardonnay 80% e Grechetto 20%. E’ diventato nel corso degli anni uno dei vini bianchi italiani più rappresentativi capace di unire eleganza, potenza e capacità d’invecchiamento. Da provare su un piatto di tagliolini “Cacio e pepe” magari nobilitati da qualche scaglia di tartufo nero di Norcia. Annate da non perdere: 1998, 1994 e 1992.
Musica.
Non avendo trovato traccia su Youtube del (grandioso) disco con Van Morrison,
ecco "The Chieftains" in concerto:
http://it.youtube.com/watch?v=mgEZXw7cWyU
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
appuntato.
RispondiEliminaIl vino intendo
fai bene a prendere nota.
RispondiEliminaè un vino straordinario.
occhio al prezzo, però, perchè è elevatissimo