marco valenti scrive

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4 settembre 2008

piada ma Furlo: due



Dopo piadine, e vino, e caffè – voilà – il passo del Furlo.

Gola scavata nei millenni tra monti austeri e impervi.

Si passa un semaforo che, modernamente, alterna chi debba passare galleria scavate da Vespasiano (manco 100 anno dopo Cristo) per arrivare a una curva con piazzola.

Tutto qui.

Una curva e una angusta piazzola.

C’era un baretto ma, poi, hanno fatto la galleria ed è fallito.

Sono pochi a fermarsi, per lo più tedeschi e inglesi: italiani giusto noi.

Mi torna in mano la cartolina in bianco e nero comperata al posto di ristoro subito prima il passo.

Automobili dell’epoca, una Prinz addirittura, e una coppia affacciata al bel vedere.

Lui le cinge la vita, abito scuro; lei si lascia cingere, vestito subito sotto il ginocchio.

Penso che erano lì una cinquantina di anni fa a rimanere inconsapevolmente incollati in una cartolina in bianco e nero che, presumibilmente, gli sarebbe sopravvissuta.

Mi chiedo chi fossero e che diavolo ci facessero, tanti anni fa, al belvedere del Furlo sapendo che la mia domanda non avrà risposta.

Non può.

Come roba da rigattieri a riciclare ricordi non proprii.

Consideratelo un regalo e fermiamoci qui.

Eccoli.

2 commenti:

  1. ricordi di bambina. era un'attesa: coi grandi al Furlo per una gita 'fuori porta'. il pane e prosciutto di quel 'baretto' oggi dimenticato aveva allora un sapore speciale, mai ritrovato.
    la nuova galleria ha fatto PERDERE il Tempo, quello passato dei ricordi e del gusto delle cose...
    nostalgie. rivedo nella foto i miei genitori: stanno guardando insieme verso il loro futuro. e dopo quasi sessant'anni ancora lo guardano insieme...

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