Paff… si: ho detto paff.
È quel bell’andare di rari, radi, momenti di idillio. Magari con sé stessi.
È quel bell’andare di quando un viaggio gira ed ha senso in quanto tale: in quanto viaggio. Perché c’è il gusto dell’andare, il piacere di muoversi solamente quando il viaggio offre opportunità.
È roba di andare, di senso del movimento, di movenza.
Ecco.
Sono qui, con la calma necessaria, a raccontare di una “movenza” che da Fossombrone ci fa decidere per il passo del Furlo.
Un passo, un semaforo, un tempo lento anziché una galleria veloce che congiunge due pizzi di montagna.
Si sceglie per la via lenta, per il gusto e null’altro; per l’idea di andare senza premura.
Non mi aspetta nessuno e, pertanto, voto compatto per il passo del Furlo.
Sembra un movimento, lento, di danza.
È un passo senza vetta, senza scontato bel vedere.
Si decide che Furlo sia.
Improvvisamente diventa roba di stomaco, di provvista auspicata, di ora tarda che sottende merenda o più.
Roba di appetito crescente e voglioso: uno stop diventa indispensabile.
Ecco che appare il “chioschetto” che tante gite risolve.
È questione di freno e rapidità di analisi.
Preso.
Il passo può attendere.
La fortuna arride non agli audaci ma dove può. Ne deriva una piadina ancora impastata e non comprata in un luogo unico e altrove da tutto.
Squisita.
Anzi, no: squisite…
Giacché alla prima segue, doverosamente, una seconda.
Per chi la conosce la piada consola; agli altri l’augurio che la conoscano.
Rifocillati partiamo per il passo del Furlo, basso, di gola e non di vetta: la pancia è piena e stabile alla guida.
Bello.
Per quanto detto della parte uno rimangono complimenti a chi ancora stende la piada a mano, un bis, una ricetta.
Non mi appartiene per estrazione, cultura, appartenenza…
Ma, Dio se è buona!
INGRADIENTI PER 5-6 PIADINE
500gr. di farina – 75gr. di strutto o di olio d’oliva – 25cl. Di acqua calda – 20gr. di sale… e non Q.B.! …stupore!
PREPARAZIONE
Fate un cumulo con la farina, create un foro al centro e sistemate lo strutto e il sale; amalgamate il tutto fino a ottenere un impasto non molto molle. (chi lo decide?)
Lavorate energicamente la pasta fino a renderla compatta e liscia, poi dividetela in palline grosse circa come un’arancia. Stendete con il mattarello le palline fino a farne dischi sottili. Pre-riscaldate la piastra a fuoco alto e poi passate alla cottura abbassando leggermente la fiamma…
Detto così… pare facile.
Quella piada (quelle piade) erano squisite.
Provate.
ma la cosa più difficile è 'costruire' piadine tonde! occorre lunga esperienza, meglio se romagnola. quelle della nonna Ivrea sono...giottesche. a ottantacinque anni impasta, stende e cuoce come una volta. il suo tempo è veloce ma per chi le mangia ha un significato lungo di tempo recuperato.
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