marco valenti scrive

marco valenti scrive

30 dicembre 2017

Potrebbe essere un buon anno





Quest’anno avrei voluto riservare i miei auguri alle poche persone che mi sono vicine nella realtà, fuori dai social. Me ne convincevo scorrendo le belle parole che avevo condiviso socialmente, inutilmente, gli altri anni. Non solo in prossimità di capodanno.

Mi sentivo sconfortato rispetto a fare un augurio "social" e avevo scartato diversi tentativi.




Sconfortato dallo stato delle cose, l’approssimazione del pensiero, il perpetuarsi di lotte individualiste tra poveri e più poveri, tra ultimi e penultimi.

Le meschinità del pensiero dei più a certificare l’inutilità della rete piena di mediocri cattivi maestri che hanno facile presa in un popolo che ha abdicato alla elaborazione di un pensiero lento, congruente, complesso e studiato, andando appresso a slogan da due spicci.

Sempliciotti astiosi e creduloni.

Dal canto mio nessuna pretesa di autorevolezza o di volere o potere far ragionare in un luogo dove nessuno fa un po’ di analisi delle notizie precotte ma sceglie il suo canale radio acriticamente.


Siamo alle macerie del pensiero, al trionfo del luogo comune e della ignoranza. Trovo che l'ultimo anno sia stato devastante.

Qualche augurio, tuttavia, mi è rimasto; forse un disperato auspicio.


“Mettetevi nei panni degli altri e pensate con la vostra testa: non fate il contrario lasciando che altri pensino per voi.

Informatevi consapevolmente verificando ogni informazione prima di assumerla come verità.
Leggete e studiate.

Siate laici rispettosi di chi crede o credenti rispettosi di chi non crede: comunque rispettosi.

Date ragione ad un pensiero che vi convince, convincendovene; non ad un personaggio che vi piace, lasciandovi convincere acriticamente.

Potrebbe essere un buon anno: ce lo auguro.”

22 dicembre 2017

controtendenza e verità


AMICI

Una bella cosa lunga, per disaffezionare dal blog. Una cosa in contro tendenza che se ne frega delle convenienze.
Una cosa mia.




I tempi cambiano. 
I costumi si modificano rapidamente. 
La percezione di velocità è indice che mi sto facendo vecchio. 
Altri sono venuti su allenati fin da piccoli a questo mondo tecnologico, rapido, che si consuma andando, digitando, whatsuppando.
Ci si cinguetta in un social, ci si messaggia in un altro e si ha la sensazione di appartenere a qualcosa.
Si condividono diari, emozioni, impressioni.
Qualcuno aderisce e qualcun altro propaga.
Ci si consuma davanti a uno schermo e ci si racconta come se si fosse prossimi.
Personalmente sono un entusiasta e un generoso che racconta di sé a piene mani con poco filtro e senza badare alle conseguenze.
Tutti sanno rapidamente di me più di quanto mostrino, a me, di loro stessi.
Sono fesso.
Bacio al primo incontro. Scordo i nomi ma, per principio, sono di quelli che parte fidandosi.

15 dicembre 2017

Fiscal compact familiare





Una semplificazione in forma di storiella su qualcosa che sta facendo straparlare parecchio.

Interno sera. Un appartamento. Padre, madre e tre figli. Il padre li riunisce attorno al tavolo e spiega.

“Allora ragazzi. La mamma già lo sa e abbiamo ritenuto giusto spiegare anche a voi la situazione.
Sono stato a parlare con la banca e mi hanno fatto notare alcune cose. 
Negli ultimi anni abbiamo speso più di quanto abbiamo guadagnato appoggiandoci su un fido bancario che, anno dopo anno, ha creato un debito e degli interessi sempre più alti.

Lo abbiamo fatto per il mutuo sulla casa, per le cure dentarie, per la vostra istruzione, lo scooter, gli elettrodomestici, le vostre paghette mensili, lo sport, le vacanze. Comunque sia il debito è aumentato e la spesa per gli interessi è diventata troppo alta rispetto a quello che guadagniamo.

13 dicembre 2017

leggerezza e domande inutili


Se non si è di indole leggera e se si conduce una esistenza con oggettive difficoltà la ricerca di disimpegno e di leggerezza sono un vero e proprio percorso.

Un cammino verso una meta, in salita, con soste e mappe da decifrare. A volte ti senti il piccolo Hobbit che deve distruggere l’anello; altre cadi ruzzolando malamente. La leggerezza estiva la si cerca con letture da ombrellone ma ora siamo in inverno pieno.


Allora, malgrado dovrebbe essere una intima festa religiosa, ci viene incontro in questa ricerca l’abbandonarci al clima del Natale. 

Con giudizio, possibilmente, ma con lievità crescente.

Mentre quotidianamente apriamo finestrelle nei Calendari dell’Avvento mi va di abbandonarmi a un bel pacco di reiterati luoghi comuni, a chiacchiericcio senza impegno, a inutilissime curiosità.


Con leggerezza, quindi, ve le regalo di seguito.


Uno: albero o presepe?
Uno bis: albero vero o albero finto?
Due: pandoro o panettone?
Due bis: panettone con i canditi o senza?
Tre: a dieta prima o dopo le festività?
Tre bis: …e tutti quei pandori in offerta speciale a gennaio?
Certo di aver toccato temi cruciali,
Marco


Nota: foto presa da internet sul gustoso sito (da visitare!) www.dolcitalia.net
(Segue dibbbattito…)

10 dicembre 2017

il Natale, il lavoro e il lievito madre





Si avvicina Natale.

Bella cosa, sempre.

Ho cercato e comprato dei Pandoro della Melegatti.

Se guardate il video capirete perché sono felice.

Questione di lavoro e di lievito madre.

Fatevi felici pure voi


3 dicembre 2017

Pinocchio e i Dottori




(Scrivevo questo nel 2011 mentre si apriva in Italia il periodo di Monti; mi piace riproporre lo stesso post oggi. Può non essere popolare. Per me è giusto)

Ieri sera mi ero addormentato con la convinzione che questa mattina avrei scritto un post, tanto per togliere qualche sassolino dalle scarpe, in cui avrei parlato di medicine amare da prendere, ma non solo.

Avrei parlato dei tre dottori che il paziente ha avuto per anni

di come male operarono; 
di come uno di loro si sfilò dall’equipe; 
di come il primario per due anni negò la malattia; 
di come il terzo oggi berci contro il medico attuale e le sue cure. 
Volevo dire di come, e quanto a lungo, operarono male e intitolare il post “scelta del medico”.

(Ricordate il 2011 e le condizioni nelle quali nacque il governo Monti? Ricordiamocelo. rischiavamo di fare la fine della Grecia prima della Grecia. Il rischio dafault era vero!)

Stamattina sono inciampato nel Pinocchio; Collodi è una spanna sopra i miei ragionamenti.
Invito a rileggere e a ragionare.


E i medici arrivarono subito, uno dopo l’altro: arrivò, cioè, un Corvo, una Civetta e un Grillo-parlante.— Vorrei sapere da lor signori, — disse la Fata, rivolgendosi ai tre medici riuniti intorno al letto di Pinocchio, — vorrei sapere da lor signori se questo disgraziato burattino sia vivo o morto!... —

A quest’invito, il Corvo, facendosi avanti per il primo, tastò il polso a Pinocchio: poi gli tastò il naso, poi il dito mignolo dei piedi: e quand’ebbe tastato ben bene, pronunziò solennemente queste parole:— A mio credere il burattino è bell’e morto: ma se per disgrazia non fosse morto, allora sarebbe indizio sicuro che è sempre vivo!


— Mi dispiace, — disse la Civetta — di dover contraddire il Corvo, mio illustre amico e collega; per me, invece, il burattino è sempre vivo; ma se per disgrazia non fosse vivo, allora sarebbe segno che è morto davvero.

— E lei non dice nulla? — domandò la Fata al Grillo-parlante.—

Io dico che il medico prudente, quando non sa quello che dice, la miglior cosa che possa fare, è quella di stare zitto. 
Del resto quel burattino lì, non m’è fisonomia nuova: io lo conosco da un pezzo! —


Pinocchio, che fin allora era stato immobile come un vero pezzo di legno, ebbe una specie di fremito convulso, che fece scuotere tutto il letto.


— Quel burattino lì — seguitò a dire il Grillo-parlante — è una birba matricolata… —Pinocchio aprì gli occhi e li richiuse subito.—


È un monellaccio, uno svogliato, un vagabondo... —Pinocchio si nascose la faccia sotto i lenzuoli.— Quel burattino lì è un figliuolo disubbidiente, che farà morire di crepacuore il suo povero babbo!… 

A questo punto si sentì nella camera un suono soffocato di pianti e singhiozzi. Figuratevi come rimasero tutti, allorché, sollevati un poco i lenzuoli, si accorsero che quello che piangeva e singhiozzava era Pinocchio.

Quando il morto piange è segno che è in via di guarigione — disse solennemente il Corvo.
— Mi duole di contraddire il mio illustre amico e collega, — soggiunse la Civetta — ma per me quando il morto piange, è segno che gli dispiace a morire. 

Appena i tre medici furono usciti di camera, la Fata si accostò a Pinocchio, e, dopo averlo toccato sulla fronte, si accòrse che era travagliato da un febbrone da non si dire.
Allora sciolse una certa polverina bianca in un mezzo bicchier d’acqua, e porgendolo al burattino, gli disse amorosamente:— Bevila, e in pochi giorni sarai guarito. —
Pinocchio guardò il bicchiere, storse un po’ la bocca, e poi dimanda con voce di piagnisteo:— È dolce o amara?—

È amara, ma ti farà bene.— Se è amara non la voglio.— Da’ retta a me: bevila.— A me l’amaro non mi piace.


Bevila: e quando l’avrai bevuta, ti darò una pallina di zucchero, per rifarti la bocca.— Dov’è la pallina di zucchero?— Eccola qui — disse la Fata, tirandola fuori da una zuccheriera d’oro.


Prima voglio la pallina di zucchero, 
e poi beverò quell’acquaccia amara....

2 dicembre 2017

Rigaglie di coniglio







Se non sei un supereroe della cucina, e mai ti atteggeresti a chef,  capita che spesso ad una ricetta corrisponda un antefatto.

Avere un macellaio su cui riporre totale fiducia aiuta. 

Interno giorno, macelleria sotto casa, Roma. Faccio spesa di carni. 
Finito l’ordine Claudio, dal lato suo del bancone, attacca con
“A Marcoli’, t’ho pensato e c’ho ‘na cosa pe’ te”.
“Dimmi Cla’: t’ascolto”.
“Un cliente ha preso due conigli”
“Infatti so’ finiti”
“Sì ma li ha voluti puliti e non ha voluto le rigaglie. M’ha detto di buttarle”.

Sopracciglia alzate di Claudio e ammicco con la testa, a significare “vedi un po’ la gente…”. Sorrido immaginando. Il Macellaio mostra quanto recuperato e chiude con
“L’ho messe via e te le regalo”.

Felicità e tre etti e mezzo di interno di conigli.
Per rigaglie si intendono le frattaglie, le interiora del coniglio: cuore,polmone,fegatino,rognoncini e animella.

Segue mercato di zona e acquisti mirati. Fettuccine all’uovo fatte a mano e pecorino grattugiato: il resto è già in dispensa.


Dal vinaio scelgo un bianco – preferisco spegnere invece che sottolineare certi piatti – un Grillo IGT Molino a vento, Tenuta Orestiadi di Gibellina. Dato che la ricetta che ho in mente la voglio leggera, per quanto possibile, e voglio chiudere dopo un piatto unico con qualche mandarino rinuncio a qualche rosso di corpo medio, forse più appropriato. Il Grillo è ben secco, ha i suoi 12 gradi e mezzo e un bel sapore pieno.


La pietanza preparata è una fettuccina con sugo di rigaglie di coniglio.

Due parole sulle quantità di una porzione di pasta.

C’è chi dice 80 grammi per persona, 
chi si lamenta in quei ristoranti dove impiattano bene ma un piccolo gomitolo di fettuccine non è che una macchia un piatto oceanico, 
chi si ricorda i piattoni della nonna.


27 novembre 2017

Io detesto





Premessa.
Riprendo un vecchio post, modificandolo in parte e integrandolo: mi sono reso conto che non avrà mai fine e, pertanto, mi scuso per le molte omissioni.


DETESTO !


I broccoli, i cavolfiori e il cavolo verza e la puzza quando vengono lessati. Le rape rosse, l’amaro dei lampascioni e i loro effetti collaterali.

L’aglio (ma è lui che detesta me e si impone e si ripropone), gli aliti che sanno di aglio, il cattivo odore di quando c’è tanta gente, la gente quando è troppa e si accalca, la calca che non riesci a camminare. 

Correre, quelli che fanno jogging,  dover correre, avere chi decide l’andatura al posto mio. 
Quelli che decidono al posto mio e decidono pure male e proibiscono. I divieti privi di senso, i prati verdi dove è vietato calpestare l’erba, le recinzioni immotivate che tu vorresti passare ma non puoi, le strade senza uscita e i vicoli ciechi. I falsi ciechi, i falsi invalidi, i falsi e tutte le ipocrisie; i baci e le moine davanti e le coltellate alle spalle. 

Il termine buonista, quelli che lo adoperano, quelli che usano male le parole e la grammatica italiana. Quelli che usano benissimo la grammatica, e pure la sintassi, ma la sprecano per limitarsi ad alludere senza dirla tutta, dicono e non dicono, si evidenziano ma tentennano mentre alludono e gli altri abboccano.

Odio quelli che abboccano più di quelli che li pescano.
Detesto invidiare l’indifferenza del pescatore con la canna al molo dietro il porto, i porti, i riporti, le cose riportate, mal portate, mal riposte o mai riposte. Indisposte. 


21 novembre 2017

RIP (il romanzo)



"Mi piacerebbe

che questo breve romanzo

non venisse colto 
soltanto come un racconto su una morte e una precedente malattia. 


Ci sono dentro cose diverse da rabbia e lutto. 


Affetto, amore, amicizia. 


Prendere coscienza delle cose e, attraverso maturate consapevolezze, diventare persone migliori. 


E' un libro molto meno cupo di quanto la trama possa far presagire. 




Se qualcosa di tutto questo sarà colto avrò contezza di aver fatto un buon lavoro"





Guardate il video


Poi, in qualsiasi formato (ebook, audiolibro, cartaceo) compratelo e leggetelo.
Non vi lascerà indifferenti.




Lo puoi comprare qui,


ma pefino su AMAZON al link qui sotto


P.S.: "La telefonata" segue di un paio di anni quest'altra...

2 novembre 2017

Francesconi - Avanzolini 4et | Just Friends


Laura Avanzolini e Michele Francesconi sono due grandi musicisti.

Poi li conosco.

Una cosa non esclude l'altra.

Laura è una cantante eccezionale, una voce indimenticabile.
Michele è un pianista, un jazzista, un compositore, un arrangiatore.

Professionisti appassionati.

Meritano il nostro ascolto e un grande grazie.


31 ottobre 2017

P come Portogallo, Polpo, Peperoni





Essere stato in Portogallo, tra tantissime cose belle, mi ha fatto scoprire accostamenti culinari differenti  e in moltissimi casi piacevolmente sorprendenti.

 Più dell’ottimo e decantato baccalà mi son piaciute le sardine e il polpo. 

Tra l’altro le dimensioni  del polpo oceanico rispetto a quello mediterraneo sono enormi senza  perciò perdere in sapore e senza perdere la tenerezza.

Una volta a casa restano suggestioni che danno idee e voglia di sperimentare.

Si parte stavolta da una insalata di polpo per poi preparare anche un altro piatto con l’aggiunta di altri ingredienti.

8 ottobre 2017

Paura






Dopo un po’ capita.

Può succedere che ti venga paura. Di dire troppo o di essere frainteso. 
Venire capiti male è un male moderno, figlio di tempi veloci e ignobili.
Poco nobili, se preferite.
Magari, perciò, ti viene timore di sbagliare, di sembrare iperbolico o troppo di parte.
Come se la ragione fosse un risultato di partita.
Come se contasse solo la vittoria, il potere, la classifica.

Poi il timore aumenta nell’attesa – perché si aspetta – e lievita come una torta in forno. 
Aspetti, con la consueta pazienza ed educazione, il turno di poter parlare.
Vedi che non tutti fanno la fila e che, anzi, qualcuno straparla e tu sei lì – un po’ attonito – che aspetti.

Qualcuno semplifica in modo errato e rabberciato ma, urlando da ogni podio, riesce a persuadere.
E mentre aspetti il tuo turno che non arriva ti fai sempre meno spavaldo.
Quando di rado arriva il tuo momento non ti curi di essere perfetto ma esatto, preciso, circostanziato. 
Perciò metti in fila dieci frasi che portino a tesi le tue argomentazioni.

Ti danno tempo per due frasi e mezzo.

Cercano l’effetto e ignorano, più o meno volutamente, il ragionamento.
Il ragionamento è lento; l’effetto scenico è veloce come l’abbaglio.
Resta impresso come un fuoco artificiale.

È fico.

Pare giusto quel che è veloce, semplice, efficace ma piatto – uno speed date di cervelli – buono per slogan di moda.
Ti ritrovi con un ragionamento lento e articolato in tasca a non potere mai tirarlo fuori,
la paura aumenta.

Amo la lentezza come modo  e detesto la comunicazione come valore: ho quindi tutte le ragioni per essere timoroso.
Timoroso e sospettoso; sospettoso e depresso; depresso e  sconfitto da un modo e da un tempo che non mi appartiene e che porterà male al raziocinio che dovrebbe governare la nostra esistenza democratica.

Alla fine guadagni il palco.

Silenzio in sala.

“Siete tutti migliori di me!”.

(Esce dalla comune). 
Sipario.


16 settembre 2017

il nero







Per tutti quelli che "io non sono razzista ma...".
Una canzone di Francesco De Gregori che continua ad avere un senso.


Dalla periferia del mondo a quella di una città,

la vita non è una caravella, e il Nero lo sa.

Dimmi dove si va a dormire, dimmi dove si va a finire,
dimmi dove si va, il Nero che scarpe nere che c'ha!

Dalla periferia del mondo, il Nero Neronerò,

fu scaraventato non ancora giorno da un vecchio furgone Ford.

E si stropiccia gli occhi, 
balla e cammina 
e canta sotto il cielo di Latina, 
grande città del Nord,

il Nero che ritmo, che rock e che roll!

Dalla periferia del mondo 
a quella di una città,
la vita non è una passeggiata 
e il Nero lo sa,

preso a calci dalla polizia, 
incatenato a un treno da un foglio di via 
oppure usato per un falò, 

il Nero te lo ricordi il Nero quando arrivò?


Un giorno con un pezzo di specchio 
un orecchio si tagliò 
e andava sanguinando avanti e indietro 
e diceva "Sono Van Gogh!"

E aveva dentro agli occhi una malattia, 
ma chissà quale tipo di malattia, 
di malattia d'amor, 

il Nero, che amore il nero!
Nero Nerò.




8 settembre 2017

(il)legittimo


legittimo

[le-gìt-ti-mo] agg.
1 Che è conforme alla legge, che ha le qualità richieste dalla legge: autorità l.;restituire qlco. al l. proprietario || sovrano l., colui al quale spetta il regno per diritto riconosciuto | figlio l., in passato, quello nato da genitori regolarmente sposati | l. difesa, reazione violenta di difesa, consentita dalla legge in particolari circostanze: uccidere per l. difesa | erede, successore l., che è tale per legge |interesse l., tasso di interesse fissato o consentito dalla legge
2 estens. Lecito, giusto, giustificato: desiderio l.
 avv. legittimamente 1. Nel rispetto della legge 2. In conformità alla convenienza, alla ragione
• sec. XIV




Legittimo, consentito, opportuno, lecito, riconosciuto: non necessariamente piacevole.
Non tutto ciò che è lecito e che viene fatto mi deve piacere per forza. 
Se fai una cosa che a me non piace, nel pieno diritto di farla; se non fai qualcosa che io vorrei fortemente tu facessi, nel pieno diritto, sacrosanto, di non farla; se il tuo comportamento lecito non corrisponde a quel che da te mi aspetterei; io non sono contento.
Legittimo, consentito, non importa se opportuno, è il mio diritto a non condividere le tue scelte (o le tue non scelte).
Mi ritengo libero di non condividerti, di averti in antipatia, di sentirmi ferito dalle tua parole quanto dai tuoi silenzi; dalle tue azioni come dalle tue omissioni.
Sono libero di farmi rodere e di grattarmi fino a scorticarmi la pelle come sono legittimato a non doverti spiegare nulla visto che non mi è consentito pretendere spiegazioni.

A meno che non fossimo amici.
Lì non ci dovrebbero essere asticelle e la memoria dovrebbe essere limpida e condivisa.
Perché nel momento in cui quel che facciamo è legittimo e in base a questo non dobbiamo spiegazioni il dialogo si azzera.
La legittimità, un diritto, non è un valore.
Ormai essere onesti, per esempio, lo si confonde con l’essere buoni e giusti.
Onestamente e legittimamente si sbaglia.


Vorrei essere disonesto, illegittimo, sporco ma non sbagliare un colpo al luna park.


“è troppo tempo, amore,
che noi giochiamo a scacchi:
mi dicono che stai vincendo
e ridono da matti.
Però Giovanna è stata la migliore:
faceva dei giochetti da impazzire.
E non c’è niente da capire”.

30 agosto 2017

Club degli anni verdi




Ho trovato alcuni numeri di una vecchia rivista che si chiamava "Historia". Era un mensile illustrato diretto da Alessandro Cutolo per Cino Del Duca Editore che veniva spedito in abbonamento postale. Historia nacque nel 1956. Non posto per parlare della rivista ma per la pubblicità che ho fotografato, contenuta nel numero 34, settembre 1960.

Non è particolarissima ma offre lo spaccato di come fosse l'Italia.
Mi piace aggiungere che sono nato proprio nel settembre del 1960.

Trascrivo la pubblicità.

Club degli anni verdi
SOCIETA' PER LA DIFFUSIONE DEL LIBRO a.r.l.

Carissime ragazze,

voi siete, senza saperlo, un problema per chi pubblica dei libri perché bisogna darvi dei libri morali ma non noiosi, semplici ma intelligenti, d'amore ma non audaci.

Per risolvere questo problema si è costituito il "CLUB DEGLI ANNI VERDI" a cui tutte le ragazze potranno iscriversi gratis ricevendo subito, gratis un bel libro come premio di adesione e, ogni mese, un notiziario gratis che annuncerà le iniziative del Club più il titolo del libro che verrà spedito a pagamento, al prezzo speciale di L. 350 che pagherete entro 10 giorni a mezzo dell'apposito bollettino di c/c postale.

Il primo libro è "GLI INNAMORATI SONO SOLI" di Magali.

L'aspetto di ogni volume è delizioso e vi formerete con essi una biblioteca di classe.

HISTORIA - 100 PAGINE 120 LIRE


Commentate come volete, ma io lo trovo fantastico. 
(Per non dire della intestazione che chiarisce a chi è rivolto l'annucio pubblicitario)