(Scrivevo questo nel 2011 mentre si apriva in Italia il periodo di Monti; mi piace riproporre lo stesso post oggi. Può non essere popolare. Per me è giusto)
Ieri sera mi ero addormentato con la convinzione che questa mattina avrei scritto un post, tanto per togliere qualche sassolino dalle scarpe, in cui avrei parlato di medicine amare da prendere, ma non solo.
Avrei parlato dei tre dottori che il paziente ha avuto per anni;
di come male operarono;
di come uno di loro si sfilò dall’equipe;
di come il primario per due anni negò la malattia;
di come il terzo oggi berci contro il medico attuale e le sue cure.
Volevo dire di come, e quanto a lungo, operarono male e intitolare il post “scelta del medico”.
(Ricordate il 2011 e le condizioni nelle quali nacque il governo Monti? Ricordiamocelo. rischiavamo di fare la fine della Grecia prima della Grecia. Il rischio dafault era vero!)
Stamattina sono inciampato nel Pinocchio; Collodi è una spanna sopra i miei ragionamenti.
Invito a rileggere e a ragionare.
E i medici arrivarono subito, uno dopo l’altro: arrivò, cioè, un Corvo, una Civetta e un Grillo-parlante.— Vorrei sapere da lor signori, — disse la Fata, rivolgendosi ai tre medici riuniti intorno al letto di Pinocchio, — vorrei sapere da lor signori se questo disgraziato burattino sia vivo o morto!... —
A quest’invito, il Corvo, facendosi avanti per il primo, tastò il polso a Pinocchio: poi gli tastò il naso, poi il dito mignolo dei piedi: e quand’ebbe tastato ben bene, pronunziò solennemente queste parole:— A mio credere il burattino è bell’e morto: ma se per disgrazia non fosse morto, allora sarebbe indizio sicuro che è sempre vivo!
— Mi dispiace, — disse la Civetta — di dover contraddire il Corvo, mio illustre amico e collega; per me, invece, il burattino è sempre vivo; ma se per disgrazia non fosse vivo, allora sarebbe segno che è morto davvero.
— E lei non dice nulla? — domandò la Fata al Grillo-parlante.—
Io dico che il medico prudente, quando non sa quello che dice, la miglior cosa che possa fare, è quella di stare zitto.
Del resto quel burattino lì, non m’è fisonomia nuova: io lo conosco da un pezzo! —
Pinocchio, che fin allora era stato immobile come un vero pezzo di legno, ebbe una specie di fremito convulso, che fece scuotere tutto il letto.
— Quel burattino lì — seguitò a dire il Grillo-parlante — è una birba matricolata… —Pinocchio aprì gli occhi e li richiuse subito.—
È un monellaccio, uno svogliato, un vagabondo... —Pinocchio si nascose la faccia sotto i lenzuoli.— Quel burattino lì è un figliuolo disubbidiente, che farà morire di crepacuore il suo povero babbo!…
A questo punto si sentì nella camera un suono soffocato di pianti e singhiozzi. Figuratevi come rimasero tutti, allorché, sollevati un poco i lenzuoli, si accorsero che quello che piangeva e singhiozzava era Pinocchio.
Quando il morto piange è segno che è in via di guarigione — disse solennemente il Corvo.
— Mi duole di contraddire il mio illustre amico e collega, — soggiunse la Civetta — ma per me quando il morto piange, è segno che gli dispiace a morire.
Appena i tre medici furono usciti di camera, la Fata si accostò a Pinocchio, e, dopo averlo toccato sulla fronte, si accòrse che era travagliato da un febbrone da non si dire.
Allora sciolse una certa polverina bianca in un mezzo bicchier d’acqua, e porgendolo al burattino, gli disse amorosamente:— Bevila, e in pochi giorni sarai guarito. —
Pinocchio guardò il bicchiere, storse un po’ la bocca, e poi dimanda con voce di piagnisteo:— È dolce o amara?—
È amara, ma ti farà bene.— Se è amara non la voglio.— Da’ retta a me: bevila.— A me l’amaro non mi piace.
Bevila: e quando l’avrai bevuta, ti darò una pallina di zucchero, per rifarti la bocca.— Dov’è la pallina di zucchero?— Eccola qui — disse la Fata, tirandola fuori da una zuccheriera d’oro.
Prima voglio la pallina di zucchero,
e poi beverò quell’acquaccia amara....