marco valenti scrive

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8 ottobre 2017

Paura






Dopo un po’ capita.

Può succedere che ti venga paura. Di dire troppo o di essere frainteso. 
Venire capiti male è un male moderno, figlio di tempi veloci e ignobili.
Poco nobili, se preferite.
Magari, perciò, ti viene timore di sbagliare, di sembrare iperbolico o troppo di parte.
Come se la ragione fosse un risultato di partita.
Come se contasse solo la vittoria, il potere, la classifica.

Poi il timore aumenta nell’attesa – perché si aspetta – e lievita come una torta in forno. 
Aspetti, con la consueta pazienza ed educazione, il turno di poter parlare.
Vedi che non tutti fanno la fila e che, anzi, qualcuno straparla e tu sei lì – un po’ attonito – che aspetti.

Qualcuno semplifica in modo errato e rabberciato ma, urlando da ogni podio, riesce a persuadere.
E mentre aspetti il tuo turno che non arriva ti fai sempre meno spavaldo.
Quando di rado arriva il tuo momento non ti curi di essere perfetto ma esatto, preciso, circostanziato. 
Perciò metti in fila dieci frasi che portino a tesi le tue argomentazioni.

Ti danno tempo per due frasi e mezzo.

Cercano l’effetto e ignorano, più o meno volutamente, il ragionamento.
Il ragionamento è lento; l’effetto scenico è veloce come l’abbaglio.
Resta impresso come un fuoco artificiale.

È fico.

Pare giusto quel che è veloce, semplice, efficace ma piatto – uno speed date di cervelli – buono per slogan di moda.
Ti ritrovi con un ragionamento lento e articolato in tasca a non potere mai tirarlo fuori,
la paura aumenta.

Amo la lentezza come modo  e detesto la comunicazione come valore: ho quindi tutte le ragioni per essere timoroso.
Timoroso e sospettoso; sospettoso e depresso; depresso e  sconfitto da un modo e da un tempo che non mi appartiene e che porterà male al raziocinio che dovrebbe governare la nostra esistenza democratica.

Alla fine guadagni il palco.

Silenzio in sala.

“Siete tutti migliori di me!”.

(Esce dalla comune). 
Sipario.


4 agosto 2011

Le quattro idee di cui ho parlato

Ecco le quattro idee, parziali, non esaustive di quanto penso, non risolutive da sole, che ho espresso nel blog (a tratti e in post sporadici) e che hanno smosso gli animi assai meno di quanto avevo immaginato.


Resto convinto che dovrebbero essere ribadite e condivise e le riporto.


Il blog, tranquilli tutti, si occuperà – come ha sempre fatto – di altro.





NESSUN INCARICO POLITICO E DIRIGENZIALE PUBBLICO OLTRE IL SETTANTESIMO ANNO DI ETA’.

(Non serve "rottamare". Questa cosa, logica, basterebbe. Sovente chi vuole innovare alla fine dei conti nomina persone che saranno pure esperte - forse - ma che sono decisamente in là con gli anni)





I FARMACI PAGATI DAL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE, QUINDI DA TUTTI NOI CITTADINI, HANNO PREZZI TROPPO CARI E INGIUSTIFICATI: COMPITO DEL GOVERNO PORRE RIMEDIO E FARLI CALARE.

(Sembra una inezia ma, in tutta franchezza, non credo che lo sia)




NESSUN PREGIUDICATO, NESSUN CONDANNATO (ANCHE IN PRIMO GRADO) PUO’ ESSERE CANDIDATO A RUOLI POLITICI ELETTIVI: CHI HA CONDANNE NON PUO’ PRESENTARSI IN QUANTO INELEGGIBILE.

(Sarebbe anche opportuno non candidare chi ha procedimenti in corso ma non vorrei esagerare)





IN CAMPAGNA ELETTORALE AD OGNI LIVELLO, OLTRE AL CANDIDATO PRESIDENTE, SI ESPRIMA IN ANTICIPO LA COMPAGINE DI GOVERNO CHE VERRA’ DESIGNATA, LE COMPETENZE SPECIFICHE PERSONALI DI CIASCUN CANDIDATO A RICOPRIRE CARICHE DI GOVERNO, LE LINEE DI AZIONE CHE VERRANNO PERSEGUITE.

11 luglio 2011

"sto per scender in campo" - UNO - anagrafe dei politici

Scendere in campo è uno slogan: ne possiamo fare a meno volentieri dei proclami. Non riesco, invece, a evitare di ragionare. Ascolto tutti, mi informo come credo (ma mi informo), vedo un evidente scollamento tra la gente e la politica. Non sono un politico e non credo davvero che lo sarò mai. Provo a dire alcune semplici cose, molto semplici, nella speranza di avere ascolto.

Un messaggio in bottiglia.

Alcune riflessioni in bottiglia.

Non c’è un ordine prioritario ma sono tutti appelli in cui credo e vorrei credessimo in molti.

Questione di chiarezza più appassionanti di nomi e nomenclature, di formule ed alleanze, di legittimità a rappresentarci.

Questo da oggi e per le prossime settimane. Provo a scrivere in modo slegato dalla attualità. Sono convinto che l'attualità non mi smentirà. Ciò che leggete qui ora è stato scritto diversi giorni fa. Lo dico per chiarezza.
Chiedo sia condiviso da tutti quelli che ritengono io dica una cosa condivisibile.
Lo chiedo senza alcuno steccato ideologico; lo chiedo convinto che questa sia la politica dal basso; lo chiedo qui ed ora perché non vedo perchè non debba essere condiviso fino alla nausea un messaggio chiaro, semplice e di buon senso, che auspica andare oltre qualsiasi logica di tifo politico.
Leggete e, se siete daccordo, condividete a macchia d'olio.
Vediamo che succede.


Uno.

Qualcuno dice che la politica è vecchia e non riesce a proporre persone nuove. Qualcun altro dice che servirebbe una norma che imponesse massimo due legislature a qualsiasi parlamentare.

Tema numero uno.

Anagrafe dei politici.

Risposta che vorrei sentire o, se preferite, proposta che vorrei accolta.

Nessun incarico elettivo può avere termine oltre il settantesimo anno di età.

Se alla fine di una legislatura per cui si stanno indicendo elezioni avresti già compiuto settanta anni non puoi proprio candidarti.

Non puoi essere sindaco, assessore, parlamentare, ministro, presidente di nulla e neppure senatore a vita (a meno che non tu non sia precedentemente stato Presidente della Repubblica): a settanta anni devi andare in pensione.

Non puoi avere alcun mandato se alla scadenza naturale del medesimo avresti compiuto settanta anni.

Vi pare difficile? Irragionevole? Rivoluzionario? Discriminatorio?

A me pare logico e mi aspetto che venga condiviso in ogni sede fino che qualcuno faccia propria questa semplicissima norma.

Non serve rottamare e non occorre esagerare con il nuovo che avanza: basta applicare alla politica ad ogni livello le norme sul lavoro.

NESSUN INCARICO POLITICO E DIRIGENZIALE PUBBLICO OLTRE IL SETTANTESIMO ANNO DI ETA’.

Vorrei facesse parte del programma politico vincolante di chi voterò.
Se siete con me copiate, incollate, diffondete.
Se non ora quando?

8 giugno 2011

I come idea

Nulla è più pericoloso di un'idea, quando è l'unica che abbiamo.

Alain, Sistema delle arti.

Oggi il cretino è pieno di idee.
Ennio Flaiano, Ombre grige.

Le idee chiare e precise sono le più pericolose, perché allora non si osa più cambiarle: ed è una anticipazione della morte.
Andrè Gide, Pretesti.

Non sono le idee che mi spaventano, ma le facce che rappresentano queste idee.
Leo Longanesi, 1944 Roma, da Parliamo dell'elefante.

Le idee migliori sono proprietà di tutti.

Seneca, Lettere a Lucilio.

Un'idea, un concetto, un'idea è soltanto un'astrazione: se potessi mangiare un'idea avrei fatto la mia rivoluzione.

Giorgio Gaber.





Un'idea, un concetto, un'idea
finché resta un'idea è soltanto un'astrazione
se potessi mangiare un'idea
avrei fatto la mia rivoluzione.

In Virginia il signor Brown
era l'uomo più antirazzista
un giorno sua figlia sposò
un uomo di colore
lui disse: "Bene"
ma non era di buonumore.

Ad una conferenza
di donne femministe
si parlava di prender coscienza
e di liberazione
tutte cose giuste
per un'altra generazione.

Un'idea, un concetto, un'idea
finché resta un'idea è soltanto un'astrazione
se potessi mangiare un'idea
avrei fatto la mia rivoluzione.

Su un libro di psicologia
ho imparato a educare mio figlio
se cresce libero il bimbo
è molto più contento
l'ho lasciato fare
m'è venuto l'esaurimento.

Il mio amico voleva impostare
la famiglia in un modo nuovo
e disse alla moglie
"Se vuoi, mi puoi anche tradire".
Lei lo tradì
lui non riusciva più a dormire.

Un'idea, un concetto, un'idea
finché resta un'idea è soltanto un'astrazione
se potessi mangiare un'idea
avrei fatto la mia rivoluzione.

Aveva tante idee
era un uomo d'avanguardia
si vestiva di nuova cultura
cambiava ogni momento
ma quand'era nudo
era un uomo dell'Ottocento.

Ho voluto andare
ad una manifestazione
i compagni, la lotta di classe
tante cose belle
che ho nella testa
ma non ancora nella pelle.

Un'idea, un concetto, un'idea
finché resta un'idea è soltanto un'astrazione
se potessi mangiare un'idea
avrei fatto la mia rivoluzione
la mia rivoluzione, la mia rivoluzione.