Non credo che si debba andare avanti con le nostalgie.
Io ne ho, ma sono cose personali e non inficiano quel che deve essere fatto e detto. Ho passato il mezzo secolo, ho le radici nel novecento, ho gioito e partecipato a tante vicende storiche, politiche, economiche che hanno attraversato il mio Paese, l’Europa e il mondo cambiandone i connotati in modo assoluto. Definitivo.
Credo che quelli che vanno avanti abbarbicati a quel che è stato sbaglino grossolanamente. C’è chi ancora parla di comunismo e fascismo come se fossimo nel pieno della Guerra fredda, c’è chi continuamente ripete lezioni e cerca rivincite e legittimazioni.
È un mondo nuovo.
Non serve.
Allo stesso tempo mi sento una responsabilità generazionale che non credo possa essere disattesa, soprattutto in un momento in cui chiunque può dire qualsiasi cosa, sia vera o sia falsa, avendo titolo per farlo: la responsabilità che sento è quella di dire, con molta semplicità, quel che è stato senza tema di essere smentito.
Le cose sono come sono. Le cose sono state come sono state e chi ne ha memoria di cronaca e di vissuto ha il dovere di preservare, con la massima serenità ma insieme con la massima fermezza, la realtà dei fatti.
Lo scorso mese Attilia, una mia amica di novantanove anni, mi raccontava di quando era giovane e partecipò alla occupazione delle casa popolari del quartiere Tufello, a Roma. Per me è stata la meraviglia di un racconto in bianco e nero, come i film del nostro neorealismo. Un racconto; una testimonianza.
Possiamo anche non avere la propensione alla narrazione ma dobbiamo mantenere fedeltà ai fatti e tramandarli. Tanto più è indispensabile in luoghi dove le bugie non hanno gambe corte ma lunghissime e l’informazione è appannaggio di chi ha la voce più grossa.
Sommessamente allora, ma con petulante continuità, sento il dovere (oltre che il diritto) di raccontare a chi ha sedici, diciotto, venti anni cosa è stato e, soprattutto cosa non è stato, riferendomi ad un episodio pubblico politico piuttosto che di costume.
Che non venga fatto da chi ha maggiore autorità ed autorevolezza di me mi scandalizza, ma non è importante.
Essenziale, invece, è che chi ha memoria buona ricordi a tutti con pacata esattezza come andarono le cose in varie occasioni, mantenendo chiaro il ricordo delle stesse ed evitando che vengano ribaltate per usi vari.
Chi visse l’olocausto si è levato, finché ha avuto voce e vita, contro i revisionisti che negavano lo sterminio e ha fatto bene. È stato memoria, storia, verità.
Ognuno può regolarsi come crede più opportuno, ovviamente, ma se qualcuno dice una cazzata colossale ci dovrebbe essere qualcun altro a farlo presente: se nessuno lo fa le bugie diventano verità e non è giusto verso chi non ha memoria personale dei fatti accaduti.
Tutto è un grande minestrone precotto secondo le convenienze di chi detiene il potere di cucinarcelo come più gli conviene.
Credo non sia possibile che questo venga permesso. Per giustizia e per esattezza.
Nessuno vigila le informazioni? A nessuno importa l’esattezza di quanto viene autorevolmente detto?
A me, se si travalica ogni liceità, importa.
Invito chi ha memoria ad investire in verità raccontandola a chi non c’era, o non ricorda, o ha interesse a tramandarla diversamente da quel che realmente fu.
Termino con un esempio. Ho aspettato alcuni giorni per portare questo esempio. Giorni nei quali ho atteso, invano, che qualcuno purchessia, avente voce nel mondo della comunicazione, parlasse.
Io affermo, con la convinzione di chi ha semplicemente memoria, che tangentopoli non fu – assolutamente – un golpe giudiziario e che chi dice questo dice una cosa non vera e pericolosissima che va confutata con la massima democratica energia possibile in ogni sede. Il Presidente del Consiglio ha detto che fu golpe giudiziario; nessuno (dalle opposizioni, dalla stampa, dalla magistratura, dalle istituzioni) ha smentito o confutato questa affermazione.
Meno viene fatto da chi dovrebbe, più è necessario ed urgente farlo da soli. Per evitare mistificazioni, equivoci, furti di verità. Poco importa che io, come qualcuno mi ricorda, non sia nessuno. C'ero e mi ricordo bene.
Vorrei molto che questo post, che non vuole essere assolutamente un post politico ma un post di amore e di verità, di impegno e di civiltà, fosse commentato e riproposto da chiunque ne condivida il senso.
è vero siamo tutti congelati chiusi a tenuta stagna ma la memoria è la nostra forza mai dimenticare o mistificare....bisogna parlare e saper ascoltare
RispondiEliminaUn vecchio adagio molto molto popolare afferma che "tra cani nun se' mozzicano". E penso che raffiguri ciò che è accaduto in merito al discorso tangentopoli che è secondo me, nella mia piccola mente, ancora realtà sebbene sia storia perchè appartiene al secolo scorso, perchè con l'avvento della seconda repubblica ci siamo sentiti in un angolino della nostra piccola testa come i rivoluzionari francesi dopo il trionfo...sono cambiate le facce - forse manco quelle - non i meccanismi. E' come aver cambiato la data di scadenza ad un prodotto rimettendolo sul mercato. Tutti siamo nessuno - omericamente parlando - ma tutti siamo anche uno e centomila oltre che nessuno - pirandellianamente parlando. Non capisco di politica e di economia tanto quanto vorrei o tanto quanto capisca di biologia e chimica, ma capisco quando mi prendono in giro e lì è mio sacrosanto diritto dire, affermare, gridare "Ma per piacere!!! Piantala di prendermi in giro" anche fino a rimanere senza voce, anche se sembrassi un don chisciotte con tanto di demenza senile...il mio diritto c'è, esiste e lo esercito e lo eserciterò...ci sarà sempre qualcuno che dirà che sono scema, visionaria, ma ci sarà anche qualcuno che rifletterà...nonostante i cani che "nun se' mozzicano". La narcosi dell'intelligenza non è un male del nostro tempo, è un male dell'umanità, ma lo dice anche la favola che se vedi l'imperatore nudo e lo dici, prima o poi qualcuno ti ascolta. Spero di insegnare a mio figlio che certe favole si avverano. grazie Marco
RispondiEliminaBravo. Pensavo che sparare cazzate passasse sotto silenzio e che non ci fosse più spazio per dire come stavano le cose. Grazie!
RispondiEliminaUgo