la felicità
Certo si fatica qui. Non è questione di paga, di dare avere. Non si tratta di economia ed è una cosa, l’economia, che ha sfiancato fin troppo. Si tratta di animi, di animo, di anime.
Ci vuole spalle larghe e tirar dritto per presentarsi con le carte in regola ai conti della vita. No? Poi magari non sai manco di che parlo e dici di si con la testa come i cagnetti sulle automobili del millennio scorso. Te li ricordi i cagnolini che muovevano la testa? Ho sempre pensato che fosse un gadget del cavolo.
Te lo metto su bene. Così lo puoi capire perfino tu che non capisci neanche che sei al mondo ma ci stai e stai sempre sui marroni. A tutti: mica solo a me.
Si fatica perché non si hanno gli strumenti. Si scava senza pala e senza piccone. Con le mani nude. Ci si scortica. Non si vorrebbe ma così van le cose. Se sei scorticato non hai né un bell’aspetto né tanto meno un bell’umore. Stai lì che ti controlli le sbucciature. Ti fermi davanti a uno specchio a contare le rughe nuove e ci metti un po’.
All’inizio credi che sia questione di soldi che non ce ne sono abbastanza, che ce ne vorrebbero di più, che ad avercene allora le cose si raddrizzerebbero.
Poi le idee si schiariscono e ci arrivi.
Non è questione di denari: è questione di testa. Basta con la collezione di bisogni indotti. Tempo che si parli di necessità oggettive, di bisogni reali e non necessariamente economici.Bisogni reali e solo in quanto tali bisogni. Cosa vogliamo. Cosa ci è necessario per stare bene. Si levino, ciascuno per quanto è capace, gli orpelli e le sciocchezze e si torni all’essenza delle cose ma con la feroce determinazione di coglierla per non abbandonarla mai più.
Da quanto tempo la politica non parla più di felicità? Da quanto tempo il mondo intero non parla più di felicità?
Qualcuna, che è intelligente, mi fa notare che non si parla più neppure di bellezza.
Ecco.
Che possa ognuno sentire imperioso il dovere di perseguire la propria felicità.
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