marco valenti scrive

marco valenti scrive

30 luglio 2009

Parent Project Chiude!!!


Non faccio altro che girare quanto scrive Filippo Buccella, presidente della Associazione.
Vi chiedo di leggere con attenzione.


http://parentproject.org/italia/

http://www.facebook.com/ext/share.php?sid=230557330647&h=JjLiZ&u=615gr&ref=nf

24 luglio 2009

time after time


Ognuno di noi, è ovvio, ha la propria musica di riferimento; in questo blog – come in una radio privata – passa la musica che ha senso per me, con la grande voglia di condivisione e la speranza di incontrare il gradimento di chi legge e ascolta.
Time after Time è una canzone di Cyndi Lauper, pubblicata nel 1984 come singolo dall'album She's So Unusual. Time after Time è stata re-interpretata insieme a Sarah McLachlan in versione acustica nell'album The Body Acoustic pubblicato nel 2005. Almeno novantasette artisti hanno inciso o cantato una cover di Time after Time: molto celebre e discussa è stata la rilettura che ne diede Miles Davis. Tra gli altri che hanno riproposto il brano vanno citati: Cassandra Wilson, Everything But the Girl, Eddie Money, The Hooters, INOJ, The Kreep, Blaque, Eva Cassidy, Willie Nelson, , Patti LuPone,Phil Collins e gli splendidi Tuck & Patti.
Amo moltissimo la chitarra di Tuck Andress e la voce di Patti Cathcart e la versione che linko è loro.
Lascio anche il link a Wikipedia per chi volesse leggere qualcosa su questo duo made in USA.
http://it.wikipedia.org/wiki/Tuck_%26_Patti


Lying in my bed I hear the clock tick and think of you
caught up in circles confusion is nothing new
Flashback--warm nights-- almost left behind
suitcases of memories,
time after—
sometimes you picture me—
I'm walking too far ahead
you're calling to me, I can't hear
what you've said
Then you say--go slow-- I fall behind—
the second hand unwinds
if you're lost you can look--and you will find me
time after time
if you fall I will catch you--I'll be waiting
time after time
after my picture fades and darkness has turned to gray
watching through windows--you're wondering
if I'm OK
secrets stolen from deep inside
the drum beats out of time—
you said go slow-- I fall behind
the second hand unwinds—
if you're lost...
...time after time
time after time
time after time
time after time


http://www.youtube.com/watch?v=UZC8J5oX1pg

23 luglio 2009

la figlia


P. mi viene incontro con una foto che ritrae me piccino e mia sorella ancora più piccola di me. Mi mostra la foto e mi dice:
“ecco… questo, credo, sia tu da piccolo; questa bambina chi è?”.
Guardo la foto e penso a Francesca con cui, entrambi, non abbiamo rapporti per litigi antichi.
I litigi dovrebbero essere sempre risolti presto
perché non diventino abissi insuperabili.

Gli dico: “E’ mia sorella Francesca: tua figlia.”.

Mi guarda accorato, sinceramente costernato e sbigottito, impaurito.

“Ho una figlia?!?”.

Il sottotesto suona
...“ho una figlia segreta/
una figlia illegittima/
il frutto della colpa/
una bambina di cui dovrei occuparmi”.

Sorrido e mi siedo per raccontargli la sua vita.
Almeno quel che ne so. Francesca è del 1965.

19 luglio 2009

nonnototò parte seconda




“Dentro la capa. Non mi serve a vedere più nulla ‘che ho tutto dentro, già dentro la testa. La testa.”
Fissava i suoi occhi vecchi ed erano del colore dell’acqua calma, del celeste che usano i bambini per disegnare il velo della madonna al catechismo. Quegli occhi azzurri continuavano a fissare lì dov’era il calendario, ma era come se il nonno sentisse lo sguardo del nipote, non ostante fosse ormai quasi completamente cieco: alzò lentamente le sopracciglia grigie, lunghe e cespugliose, per poi farle tornare al loro posto velocemente, quasi che ricadessero giù. Nel ricadere mosse il mento e la testa intera a seguire come un segno di affermazione. Guido sorrise nel guardar fuori dalla finestra; anche se era nuvolo non pioveva affatto.
Un tempo grigio asciutto.
Nonnototò era immobile, quasi di fianco, fermo da ore, rannicchiato come chi a letto cerca la sicurezza di un domani migliore, o che nel contrarsi spera di soffrire meno la vita di una giornata trascorsa a fatica. Cupamente, Guido osservava quel corpo che era diventato così piccolo da tenerlo in tasca, così stanco da cullarlo con dolcezza e così solo da non uscire più dalla stanza.
Il nonno. Nonno. Nonno che lo portava in braccio ai giardini, nonno che lo guardava disegnare e gli accarezzava la testa, nonno che lo misurava contro il muro al fianco della finestra, e c’erano ancora i segni con le date di quanto il nipote fosse cresciuto, oddio come ero piccolo, pensò Guido.

Rannicchiato in quel letto sproporzionato, come ai bordi di un mare di erba soffice, pareva stesse lentamente sprofondando in una nuvola, una grande nuvola dolce come lo zucchero filato da dove, scomparendo, sembrava dire al nipote la sua vita come se gliela facesse scorrere davanti, come la sabbia di una infinita clessidra. Una clessidra a ritroso, che lo faceva immaginare bambino in quel secolo così lontano, quando ancora il novecento non era arrivato a cambiare il volto al mondo, a guardare la sua vita, nuova e lunga…
Puro come un bimbo di cento anni da quella nuvola bianca, enorme, comoda.
Piove - ripeté - e quando Guido alzò gli occhi e vide le prime gocce timide di un temporale che durò ininterrottamente due giorni e due notti era già morto.
Pianse, più del cielo.

Marco Valenti da "Cometa e bugie"  

18 luglio 2009

nonnototò parte prima


Nonnototò disse: “Piove.”
Parlò con voce bassa, calma, guardando tranquillamente il muro, stando quasi su un fianco, a letto.
Disse piove mentre fissava il calendario sul muro di intonaco un po’ ingiallito di quando, meno vecchio e più sano, fumava di gusto nazionali senza filtro perché una sigaretta, si sa, aiuta a digerire.
C’è sempre qualcosa dura da digerire, c’è sempre da digerire la vita e che lui avesse avuto una digestione difficoltosa e lunga - o un pranzo particolarmente pesante - lo si poteva leggere nelle rughe che gli scolpivano la faccia come le mille sofferenze nelle linee delle mani.
Guido, più giovane di molto più che vent’anni, Guido appena uomo gli stava seduto di fronte, su una sedia impagliata, tenendosi le ginocchia con le mani, le lunghe dita aperte. Se le guardò e vide che erano bianchissime, pallide più che mai, e che nel loro chiarore gli si potevano contare tutte le vene azzurrognole e che le nocche erano arrossate per lo sforzo inutile di tenerle così serrate.
Bianco delle mani, rosso della tensione, vene che pompano in verdazzurro.
“Io lo sento quando piove. Vedi Guido, ci sono cose che un vecchio come me non gli serve, non ha bisogno di vederle”. La sua voce diventava un filo più sottile.
“Dentro la capa. Non mi serve a vedere più nulla ‘che ho tutto dentro, già dentro la testa. La testa.”

da "cometa e bugie" 

15 luglio 2009

il teatro

dopo le frasi sulla televisione ecco quelle sul teatro.

alcune.


Teatro significa vivere sul serio quello che gli altri, nella vita, recitano male.

Eduardo De Filippo

Quando mi viene chiesto qual è il più grande segreto del successo di un attore, rispondo: la sincerità.

Una volta che puoi fingerla, puoi ottenere tutto.

L. Olivier

Anche dormire è una forma di critica, specialmente a teatro.

G. B. Shaw

12 luglio 2009

... e non solo

Segno dei tempi, perlomeno strani, i negozi non si contentano più di enunciare quanto vendono – men che meno gli artigiani – e ammiccano.

Non so se la malizia è in loro o, piuttosto (probabilmente) in me. Non so se la mia è malizia pura o indotta.

Fatto sta ed è che non basta raccontare l’attività che si svolge nell’esercizio commerciale ma – da un po’ di tempo in qua – si sente il bisogno di stimolare la fantasia del potenziale cliente con l’aggiuntina di “…e non solo”.

Ci troviamo quindi con “pizza e non solo”, “non solo orli”, “lavanderia, ma non solo”, “Taglio …e non solo”, “bar, paninoteca e non solo”. Va bene quasi tutto e aguzzare l’ingegno è lecito.

Se nel piccolo esercizio sartoriale si posson trovare due prosperose leopardate il tema “non soltanto orli” diverte e solletica; quando poi arriviamo al “massaggi e non solo” o “pizza e non solo…anche a domicilio” siamo al puro divertimento e ciascuno ci metta quello che vuole.

Mi sento autorizzato a fantasticare.

E invitando anche voi al divertimento sugli equivoci che potrebbero generarsi (a pensar male) ma pronto a scommettere sulla castità e probità delle leopardate e procacissime sarte (…e non solo?) vi lascio con una chicca che non c’entra nulla ma offre il livello di insanità pubblicitaria.

Ho comperato della carta igienica al mercato rionale.

Riporto, senza citar la marca, la mitica pubblicità stampigliata sulla confezione da sei rotoli.

è una confezione de 6 maxi rotoli di convenienza in purissima ovatta di cellulosa, doppio velo particolarmente curata e più adatta alle esigenze moderne”.

Ok.

Rifletto un momento (il luogo si presta).

“è una confezione de 6 maxi rotoli (bene. Sono lunghi) di convenienza (ok: sono rotoli grandi) in purissima ovatta di cellulosa, doppio velo (ci sono singoli, doppi, tripli, aromatizzati alla camomilla) particolarmente curata (curata?) e più adatta alle esigenze moderne (adatta…alle esigenze …MODERNE????). Rinuncio a dare una risposta a quali possano essere le nuove esigenze poste dalla modernità in materia specifica di nettar terga”.

Ai posteri (pardon: ai posteriori!) l’ardua sentenza.