marco valenti scrive

marco valenti scrive

3 marzo 2016

il numero ottanta





Nr. 80

Essendo un viaggiatore imperfetto
e ansioso indipendentemente dal viaggio
mi ero ritrovato a pianificare un banale percorso in autobus.

Allerta meteo
(esagerata) su Roma e necessità di muovermi
da Montesacro a Piazza Monte Citorio
lasciando la fidata Vespa a casa.

Abitando in una delle capitali europee
(e avendo tempo per arrivare all’appuntamento)
si possono fare le cose con serena calma.

Volendo evitare cambi di mezzo vedo che l’autobus numero 80 può condurmi da Piazzale Jonio a Piazza San Silvestro: trecento metri a piedi per arrivare alla fermata di partenza e altrettanti all’arrivo.

Esco alle 8 e 40, mi fermo ad acquistare i biglietti e a prendere un caffè e alla 9 spaccate sono alla fermata.

Ometto la sequenza di pensieri che hanno attraversato la mia mente fino all’arrivo del mio autobus, numero 80, dopo quarantacinque minuti di attesa.

Sbizzarritevi pure immaginando.

Ovviamente l’unica differenza tra noi passeggeri dentro l’autobus e una scatola di sardine sott’olio era l’assenza di olio nel mezzo pubblico.

Sono arrivato al mio appuntamento di lavoro alle 10 e 45: due ore e cinque minuti dopo l’uscita da casa.

Google map mi dice che a piedi sarebbe stato un tragitto di 7,3 km e aggiunge che il tempo di percorrenza stimato è inferiore alle due ore. A piedi.

Se per andare dal punto A al punto B, distanti 7.300 metri ci si mette di meno a piedi che con i mezzi pubblici c’è un problema. O no?

Io potrò risolverlo usando la Vespa anche con pioggia e grandine ma resta un problema.

Se ne sentono tante in giro sui motivi dei disservizi del trasporto pubblico locale nella capitale d’Italia e non sta a me riportare voci; legittimamente però posso denunciare che il servizio non è da paese civile.

Sono legittimato ad essere arrabbiato?

2 commenti:

  1. Perché prendersela, caro Marco? Lo dici anche tu: le cose sono come sono e, purtroppo, questa è l'Italia!

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  2. Raffaella Curci19/03/16, 12:19

    Certamente che sei legittimato. Ma adesso abbiamo la possibilità di cambiare...ci siamo capiti? Io ho bandito la rassegnazione dal mio vocabolario. Quello che siamo dipende da noi e da quanto siamo disposti a farci sentire, ad essere incisivi e partecipare in maniera ATTIVA alla vita civile. Dire che le cose sono come sono è comodo, troppo comodo. Ciao alla prossima! ;-)

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