marco valenti scrive

marco valenti scrive

25 febbraio 2016

"immagrarsi"



Immagrarsi...

Ero piccolo.

L’uomo non aveva ancora messo piede sulla Luna.
Nonna Enza mi accudiva. 
Saggia, attenta, maniacale nel supplire al mio essere orfano. 
Paranoica dell’acqua calda e dell’igiene e della pulizia. 
Aveva vissuto la miseria e la seconda grande guerra.
Lunghi bagni in acqua calda. Saponetta e strofinare. Altra acqua calda. Benessere da dopoguerra.
Le piegoline alle dita delle mani per il calore dell’acqua e il lungo tempo di immersione. Lo stesso alle piante dei piedi.

Poi il tempo dell’uscita della vasca da bagno. Fumo, vapore. Condensa. 
Le piante dei piedi, calde e percorse da pieghe, a contatto con il pavimento di maioliche umide e fredde.

Quella sensazione di contrazione e fastidio. 

Quel sentire ogni piegolina. Fastidio che non ha parole per essere espresso.

Il bisogno di esprimere la sensazione di fastidio fisico e non avere il lessico per dirlo.

“Cos’hai Marcolino?”
“Nonna!”
“Dimmi”
“I piedi!”

Intanto strofinio di asciugamani sul corpicino e sui capelli.

“Nonna: mi si immagrano!”.

Ecco. 
Nonna Enza capiva. 
Poi, comunque, le piegoline sparivano dai miei piedini piatti. 

Insomma non andavo ancora alle scuole elementari, non sapevo leggere e scrivere ma già inventavo parole. 
Termini. 
Stabilivo un contatto in una lingua sconosciuta e inesplorata con la nonna.

Insomma ci capivamo.

Avrebbe abbassato la temperatura dell’acqua nella vasca, o steso un asciugamano sulle mattonelle fredde e umide di condensa.
C’era, ci sarebbe stato sempre, c’è ancora, amore sconfinato.

Mancava il web, lo sconvolgimento delle norme comuni che dicono quel che è vero e quel che è invenzione. 
Mancava l’eco della stampa sciocca che informa senza essersi informata prima. Mancava il protagonismo di oggi. Il maestro che mi avrebbe accompagnato per cinque anni ancora non c’era. Comunque non avrebbe portato “ i piedi mi si immagrano” alla ribalta scrivendo alla Accademia della Crusca. 
No. 
Non era giusto.
Magari le piante dei miei piedi sarebbero potute essere “piegolose” e la Crusca mi avrebbe perfino risposto. 
Mi avrebbe spiegato , semplicemente, che non basta inventare una parola per brevettarla; che servono un sacco di persone che la riconoscano come parola, che la adoperino, che la assumano, perché venga presa in considerazione.
Se così fosse stato (ma non poteva) la mia famiglia ed io ci saremmo un po’ vergognati per aver disturbato ed avremmo domesticamente ringraziato i Professori dell’Accademia per averci risposto.

Forse sarei stato talmente intimidito da tacere per sempre la parola “immagrarsi”.
Magari eravamo poco “petalosi”, certamente più pudichi e con il senso della misura.

Buon senso.


Posso dirvi una cosa a distanza di cinquant’anni? Vi giuro che i piedi mi si immagravano un sacco. 

Non so se potete capirmi.

Però lo spero.



Verbo, riflessivo v. tr. [der. di magro] (io dimagrisco, ecc.)
1.     Una parte del mio corpo si contrae, dimagrendo, rattrappendosi in seguito ad uno sbalzo di temperatura. Proprio dei piedi che dopo essere stati immersi in acqua calda in una vasca si ritrovano pieni di piegoline a contatto con le mattonelle fredde del pavimento della stanza da bagno. “I piedi mi si immagrano”
2.     (decida liberamente l’Accademia della Crusca)

3.     omissis

1 commento:

  1. Dai, Marco! Perché togliere al fantasioso bambino 'petaloso' (e alla sua maestra!) il suo momento di celebrità? Comunque, evviva il verbo 'immagrarsi'! Lo sottoscrivo...

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