chi la vuole capire la capirà.
I
broccoli, i cavolfiori e il cavolo verza e la puzza quando vengono lessati. Le
rape rosse o patate rosse come le chiama qualcuno, l’amaro dei lampascioni e i
loro effetti collaterali.
L’aglio,
gli aliti che sanno di aglio, il cattivo odore di quando c’è tanta gente, la
gente quando è troppa e si accalca, la calca che non riesci a camminare.
Correre, quelli che fanno jogging, dover
correre, avere chi decide l’andatura al posto mio. Quelli che decidono al posto
mio e decidono pure male e proibiscono. I divieti privi di senso, i prati verdi
dove è vietato calpestare il prato, le recinzioni immotivate che tu vorresti
passare ma non puoi, le strade senza uscita e i vicoli ciechi. I falsi ciechi,
i falsi invalidi, i falsi e tutte le ipocrisie; i baci e le moine davanti e le
coltellate alle spalle. Il termine buonista, quelli che lo adoperano, quelli
che usano male le parole e la grammatica italiana.
Quelli
che guadagnano senza lavorare o che sono nati ricchi e non ne hanno merito
perché non mettono a frutto la loro fortuna, quelli che ostentano
chirurgicamente ma non lo ammettono. Il primo bottone della manica di una
giacca di sartoria sbottonato, le giacche da uomo con il tessuto troppo lucido,
i vestiti marroni, i calzini corti se non stai giocando a tennis, le camicie a
manica corta con la cravatta e magari pure la giacca.
Chi
non ti fa spiegare, chi ti fa parlare e fa finta di ascoltarti ma in realtà ti
da il permesso di parlare per dimostrare che è democratico ma non è vero, i
democratici solo a parole, le parole cattive, gli slogan, gli slogan razzisti
allo stadio, i razzisti, i classisti, quelli che dicono uomo di colore però
dicono anche che mandano cattivo odore.
L’esasperazione, l’esagerazione, i
tatuaggi che coprono metà di una persona, le maschere, il carnevale, il
capodanno. L’aria di superiorità di chi è convinto di avere capito tutto ma non
ha mai studiato un faccenda come si deve, quelli che si lasciano chiamare
Maestro e non hanno mai insegnato una cosa in vita loro, quelli che ripetono a
pappagallo. Il pressappochismo, la cattiva educazione, il non distinguere, la
massificazione, le targhette. Quelli che mi appiccicano una targhetta addosso
secondo la quale farei parte di un “voi” e debbo delle spiegazioni sul
comportamento tenuto da altri, le targhette adesive con quegli adesivi potenti
che non le stacchi manco a morire e ci perdi un sacco di tempo. L’ammoniaca:
pure quella profumata. Perdere tempo a staccare etichette che non ne vogliono
sapere di staccarsi. Sprecare il mio tempo. Perdere tempo a cercare le cose o a
fare cose che non mi interessano.
Chi
si indigna quando chiude una libreria di quartiere ma sono anni che compra i
libri sul web, gli indignati a comando, quelli che comandano le indignazioni,
quelli che vorrebbero comandare la mia indignazione come fosse una catena di
sant’Antonio. I libri che costano troppo e quelli che si indignano perché i
libri costano troppo ma spendono venti euro per un aperitivo senza battere
ciglio.
Le indignazioni di comodo, l’opinione pubblica, l’onda e la ola. Tutti
gli anti-qualcosa o anti-qualcuno quando sono solamente retorica e partito
preso, e gli fa comodo e non gli costa nulla, perciò inclusi anche un bel po’
di antifascisti.
La
violenza fisica e la violenza verbale, la minaccia e l’abuso, la costrizione e
l’emarginazione. Le finte pari opportunità e le quote rosa. Chi alza
l’asticella delle aspettative per poter criticare meglio chi le aspettative a
quel punto dovrà disattenderle e quelli che guardano e giudicano e basta. I
vecchi che parlano davanti a un cantiere. Quelli che non partecipano mai e
quelli che guardano l’incidente stradale e si fa la fila. I guardoni. Quelli
che invece di guardare la strada mentre guidano usano il telefono. Quelli che
non usano il telefono per sentire come stai ma ti mandano un messaggino in cui
digitano “come va?”. Gli sms e il t9. La pubblicità degli operatori telefonici.
Quasi tutta la pubblicità, volgare e senza fantasia.
Chi non paga il canone Rai
perché la televisione fa schifo. Le merendine prefabbricate all’albicocca. Il
sugo lento troppo acquoso. (Se non sai fare la pasta al sugo falla all’inglese,
con un filo d’olio). L’olio troppo acido, l’olio che non è extravergine ma pure quelli che gli fa fico chiamarlo "olio EVO", le
etichette taroccate scritte piccole e le truffe alimentari. Le truffe, i
truffatori e chi li copre.
Lo
yogurt agli agrumi.
La
sporcizia, la puzza, la cacca dei cani non raccolta dai padroni dei cani, il
fatto che io mi vergogni perfino del fatto che non ho modo di pulire dove il
mio cane fa la pipì, l’odore dell’urina, il cattivo odore nelle stazioni, la
mancanza di igiene e la mancanza di controllo.
Gli
stupidi che si credono intelligenti ma riescono a mostrare solo una furbizia da
quattro soldi. I soldi falsi, chi ti rifila cinquecento lire per due euro, il
fatto che non me ne accorgo mai.
Le
esistenze costrette dal bisogno, la vita stretta, le scarpe strette, le camicie
troppo giuste di collo che ti fanno impiccare con la cravatta, le cravatte
regimental...
(Continua.
Prima o poi).