marco valenti scrive

marco valenti scrive

30 dicembre 2009

Buona fine e buon principio!


Oggi, da una riproduzione di una incisione che raffigura giochi pirotecnici sopra Castel Sant'Angelo (Roma), Piero ha giocato, come sempre, interpretando a suo modo.
Sono convinto che i buoni propositi dell'ultimo dell'anno siano, un po', come i desideri delle stelle cadenti nella notte di san Lorenzo.
In ogni caso a chiunque passi di qui...
Auguri!

28 dicembre 2009

imperfetto viaggiatore



Sono un viaggiatore imperfetto.

Sono imperfetto e sono ansioso. So bene di non essere il solo e di essere in buona e numerosissima compagnia.
Molti fingono (come me, del resto) calma e self-control. Ostentano certezza nei loro sorrisi appiccicati al check-in. 

Sembrano impassibili al gate come nel cercare il proprio posto sulla carrozza del treno o in fila per il traghetto.

Mentono.


Mentono sapendo di mentire e sanno bene, in cuor loro, di essere viaggiatori imperfetti, approssimativi, infelici ed ansiosi.
Io ho una arma in più: l’onestà di questa liberatoria confessione.
Confessione piena e senza reticenze che rendo qui, nel blog, e che non cerca comprensione né espiazione.
Non c’è redenzione per chi è costretto dalla propria indole a rimanere viaggiatore imperfetto e ansioso.


Li vedo.
Continuamente. 

Per esempio quando cercano il biglietto. 
Lo palpano nella tasca. 
Lo sentono ma non gli basta. 
Lo dico prescindendo dai loro sorrisi soddisfatti. Stereotipati sorrisi di circostanza per sembrare quei frequent flyers che non saranno mai o quegli habitue delle sovrane ferrovie.

Fingono.
Lo so perché sono il primo a farlo.


Riconosci il loro sguardo bovino e la loro pupilla vagamente dilatata. Se la ri-conoscenza è reciproca, a volte, scatta un timido sorriso di complicità.
Tra entrambi imperfetti fruitori di viaggi ansiosi.


Cercano il biglietto, ad esempio, lo trovano tastando con la mano ma non gli basta sapere che non lo hanno dimenticato né sapere dove sia.
Fremono il ripassarlo con lo sguardo.
Vogliono creare un contatto rassicurante, visivo, col biglietto.
Lo hanno visto nascere, poggiarsi vicino al trolley, cercarvi il pertugio più appropriato alla bisogna, cambiare posto per essere ancora più pronti (che manco un pistolero con la sua colt) ma non gli è bastato…
Restano lì a desiderare di rivederlo ancora.
A cercare una rassicurazione da esseri pronti.
Sanno che “essere pronti” è una categoria mentale a cui possono solo ambire.
Roba di kharma e ricerca del se.
Infinito percorso senza esiti.


Riconosci l’imperfetto viaggiatore tra altri.
In aeroporto o in stazione è indifferente.
Allora ti viene voglia (ma è un attimo subito represso) di chiedere se anche lui ha sudato nel fare la valigia mettendo (a palla) una musica anti ansia o se si sta chiedendo, come te, se la bustina con gli effetti personali passerà il varco elettronico se in aeroporto.
Questione di centilitri.
Se dovrà levarsi le scarpe perché suoneranno come campanelle natalizie.
Se in stazione, invece, ti chiedi sa anche lui tema che all’ultimo minuto il treno annunciato arriverà ad un altro, lontanissimo binario, e se il posto assegnato (che ripassi come un mantra) ci sarà e sarà libero.


Ahhh…
Si.
Eccolo lì che ripassa tra le mani il proprio biglietto.
Un altro come me. Sconosciuto, servo di ansie da departures.


Ciao fratello.
Scriverò post per te. 

Per te come per me. 
Siamo soci dell’ansia da viaggio. La esportiamo in pianificazione di viaggio, in stazioni in giro, in alberghi, in ogni piccolo pezzo di quella avventura incerta che è l’andare in viaggio.

25 dicembre 2009

tentazioni notturne


Oltre ad Al, mio padre ha un leggero diabete che tiene a bada con l’ausilio di pasticche. Niente insulina per intenderci. Il connubio Al-diabete porta ad appetiti importanti privi di autocontrollo, ovvero, (traducendo) capita che rubacchi vivande random.

Di ritorno dalla vigilia di Natale trascorsa da altri e ricca di fritti, due primi, insalata russa con gamberi, alici e altre – numerose – delizie alle due e trenta del venticinque lo ho salutato, gli ho augurato ancora buon Natale e buona notte.

Ancora col cappotto va verso la cucina.

“Dove vai papà?”.

“Non si potrebbe avere una cosina da mangiare?”.

Lo accompagno con cortesia in camera sua e vado in cucina a fumare una sigaretta e, un po’, a far da sentinella al cibo e metter via tentazioni notturne natalizie.

(Tra queste i biscotti di Delia in foto).

Fumo e sorrido.

That’s Al; that’s all folks

Racconto di Natale di Dino Buzzati



Nel paradiso degli animali l'anima del somarello chiese all'anima del bue:
- Ti ricordi per caso quella notte, tanti anni fa, quando ci siamo trovati in una specie di capanna e là, nella mangiatoia...?
- Lasciami pensare... Ma sì - rispose il bue. - Nella mangiatoia, se ben ricordo, c'era un bambino appena nato.
- Bravo. E da allora sapresti immaginare quanti anni sono passati?
- Eh no, figurati. Con la memoria da bue che mi ritrovo.
- Millenovecentosettanta, esattamente.
- Accidenti!
- E a proposito, lo sai chi era quel bambino?
- Come faccio a saperlo? Era gente di passaggio, se non sbaglio. Certo, era un bellissimo bambino.
L'asinello sussurrò qualche cosa in un orecchio al bue.
- Ma no! - fece costui - Sul serio? Vorrai scherzare spero.
- La verità. Lo giuro. Del resto io l'avevo capito subito...
- Io no - confessò il bue - Si vede che tu sei più intelligente. A me non aveva neppure sfiorato il sospetto. Benché, certo, a vedersi, era un fantolino straordinario.
- Bene, da allora gli uomini ogni hanno fanno grande festa per l'anniversario della nascita. Per loro è la giornata più bella. Tu li vedessi. È il tempo della serenità, della dolcezza, del riposo dell'animo, della pace, delle gioie famigliari, del volersi bene. Perfino i manigoldi diventano buoni come agnelli. Lo chiamano Natale. Anzi, mi viene un'idea. Già che siamo in argomento, perché non andiamo a dare un'occhiata?
- Dove?
- Giù sulla terra, no!
- Ci sei già stato?
- Ogni anno, o quasi, faccio una scappata. Ho un lasciapassare speciale. Te lo puoi fare dare anche tu. Dopotutto, qualche piccola benemerenza possiamo vantarla, noi due.
- Per via di aver scaldato il bimbo col fiato?
- Su, vieni, se non vuoi perdere il meglio. Oggi è la Vigilia.
- E il lasciapassare per me?
- Ho un cugino all'ufficio passaporti.

Il lasciapassare fu concesso. Partirono. Lievi lievi, come mammiferi disincarnati. Planarono sulla terra, adocchiarono un lume; vi puntarono sopra. Il lume era una grandissima città. Ed ecco il somarello e il bue aggirarsi per le vie del centro. Trattandosi di spirito, automobili e tram gli passavano attraverso senza danno, e alla loro volta le due bestie passavano attraverso i muri come se fossero fatti d'aria. Così potevano vedere bene tutto quanto.
Era uno spettacolo impressionante, mille lumi, le vetrine, le ghirlande, gli abeti e lo sterminato ingorgo di automobili, e il vertiginoso formicolio della gente che andava e veniva, entrava e usciva, tutti carichi di pacchi e pacchetti, con un'espressione ansiosa e frenetica, come se fossero inseguiti. Il somarello sembrava divertito. Il bue si guardava intorno con spavento.
- Senti, amico: mi avevi detto che mi portavi a vedere il Natale. Ma devi esserti sbagliato. Qui stanno facendo la guerra.
- Ma non vedi come sono tutti contenti?
- Contenti? A me sembrano dei pazzi.
- Perché tu sei un provinciale, caro il mio bue. Tu non sei pratico degli uomini moderni, tutto qui. Per sentirsi felici, hanno bisogno di rovinarsi i nervi.
Per togliersi da quella confusione, il bue, valendosi della sua natura di spirito, fece una svolazzatine e si fermò a curiosare a una finestra del decimo piano. E l'asinello, gentilmente, dietro.
Videro una stanza riccamente ammobiliata e nella stanza, seduta ad un tavolo, una signora molto preoccupata.
Alla sua sinistra, sul tavolo, un cumulo alto mezzo metro di carte e cartoncini colorati, alla sua destra una pila di cartoncini bianchi. Con l'evidente assillo di non perdere un minuto, la signora, sveltissima, prendeva uno dei cartoncini colorati lo esaminava un istante poi consultava grossi volumi, subito scriveva su uno dei cartoncini bianchi, lo infilava in una busta, scriveva qualcosa sulla busta, chiudeva la busta quindi prendeva dal mucchio di destra un altro cartoncino e ricominciava la manovra. Quanto tempo ci vorrà a smaltirlo? La sciagurata ansimava.
- La pagheranno, bene, immagino, - fece il bue - per un lavoro simile.
- Sei ingenuo, amico mio. Questa è una signora ricchissima e della migliore società.
- E allora perché si sta massacrando così?
- Non si massacra. Sta rispondendo ai biglietti di auguri.
- Auguri? E a che cosa servono?
- Niente. Zero. Ma chissà come, gli uomini ne hanno una mania.
Si affacciarono, più in là, a un'altra finestra. Anche qui, gente che, trafelava, scriveva biglietti su biglietti, la fronte imperlata di sudore.
Dovunque le bestie guardassero, ecco uomini e donne fare pacchi, preparare buste, correre al telefono, spostarsi fulmineamente da una stanza all'altra portando spaghi, nastri, carte, pendagli e intanto entravano giovani inservienti con la faccia devastata portando altri pacchi, altri scatole altri fiori altri mucchi di auguri. E tutto era precipitazione ansia fastidio confusione e una terribile fatica. Dappertutto lo stesso spettacolo. Andare e venire, comprare e impaccare spedire e ricevere imballare e sballare chiamare e rispondere e tutti correvano tutti ansimavano con il terrore di non fare in tempo e qualcuno crollava boccheggiando.
- Mi avevi detto - osservò il bue - che era la festa della serenità, della pace.
- Già - rispose l'asinello. - Una volta infatti era così. Ma, cosa vuoi, da qualche anno, sarà questione della società dei consumi... Li ha morsi una misteriosa tarantola. Ascoltali, ascoltali.
Il bue tese le orecchie.
Per le strade nei negozi negli uffici nelle fabbriche uomini e donne parlavano fitto fitto scambiandosi come automi delle monotone formule buon Natale auguri auguri a lei grazie altrettanto auguri buon Natale. Un brusio che riempiva la città.
- Ma ci credono? - chiese il bue - Lo dicono sul serio? Vogliono davvero tanto bene al prossimo?
L'asinello tacque.
- E se ci ritirassimo un poco in disparte? - suggerì il bovino. - Ho ormai la testa che è un pallone... Sei proprio sicuro che non sono usciti tutti matti?
- No, no. È semplicemente Natale.
- Ce n'è troppo, allora. Ti ricordi quella notte a Betlemme, la capanna, i pastori, quel bel bambino. Era freddo anche lì, eppure c'era una pace, una soddisfazione. Come era diverso.
- E quelle zampogne lontane che si sentivano appena appena.
- E sul tetto, ti ricordi, come un lieve svolazzamento. Chissà che uccelli erano.
- Uccelli? Testone che non sei altro. Angeli erano.
- E la stella? Non ti ricordi che razza di stella, proprio sopra la capanna? Chissà che non ci sia ancora. Le stelle hanno una vita lunga.
- Ho idea di no - disse l'asino - c'è poca aria di stelle, qui. Alzarono il muso a guardare, e infatti non si vedeva niente, sulla città c'era un soffitto di caligine e di smog.


20 dicembre 2009

Bianchello Calamari Carciofi



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Dopo uno splendido pranzo con amici a Pesaro, in ottobre, mi avevano regalato una bottiglia di Bianchello del Metauro (oltre a libri e simpatia).
Ieri – finalmente (complice una cena a casa mia a base di pesce) – lo ho stappato brindando a loro.
Nuovamente, a ragion veduta, li ringrazio per il vino.
Perfetto con l’antipasto di tartine al tonno affumicato, ha poi lasciato il posto ad un Verdicchio, risotto alla pescatora seguito da calamari con i carciofi e a bellissime chiacchiere prenatalizie.
Bella serata.
Il periodo è quello più adatto.
Calamari e carciofi.

(facile ricetta gustosissima)

Tagliare i calamari (sei etti) a listarelle. 
 Rosolare l'aglio, poi toglierlo e unire i calamari, salare e pepare. 
Bagnarli con un mestolo di brodo e lasciarli cuocere a recipiente coperto e fuoco minimo per circa 30 minuti. 
Cuocere in altri 2 cucchiai d'olio i carciofi (una decina) tagliati a spicchi, salare e pepare.
Quando i calamari saranno cotti, unire i carciofi e cuocere tutto insieme per qualche altro minuto.

Bianchello del Metauro.

Prodotto in provincia di Pesaro-Urbino sulle colline che fiancheggiano le sponde del fiume Metauro, in prevalenza dal vitigno Bianchello (Biancame), questo vino presenta caratteri tenui e delicati. In genere ha colore giallo paglierino tenue con riflessi verdolini, profumi di pesca bianca e di fiori bianchi; al gusto le sue doti migliori sono la freschezza, l’immediatezza e la piacevolezza. È un vino che andrebbe consumato giovane, in genere entro l’anno successivo alla

13 dicembre 2009

mobili in kit e panini con l'hamburger


La foto la ho trovata sul sito www.ikeafans.com e mi ha fatto sorridere.

Ikea è uno di quei posti dove si torna nelle diverse fasi della vita. Ci vanno i genitori per la camera del bambino, poi del ragazzo: ci vanno per arredare la prima casa- pochi soldi e troppe spese – con impiallacciati svedesi. La vita gira. La casa vede pezzi nuovi, magari di pregio, a sostituire quei kit fai-da-te che hanno fatto il loro tempo.

Gira la ruota e, magari, ci si ritrova “single di ritorno”: niente di meglio, giacché le spese sono (ahimè!) cresciute, e dovendo tornare a riempire nuovi spazi, che tornare a calcare il percorso obbligato dell’Ikea.

Dallo “Smoland” agli accessori girando per tutta casa… come Mcdonald’s è, alla fin fine, un’aurora boreale di democrazia globale.

Sia chiaro che non amo i fast food e che sono fiero che mio figlio quindicenne se ne sia disintossicato. Ma pensate per un momento di essere in Cina, piuttosto che in Malesia o a Kiev: l’insegna di Mc vi darà una piccola tranquillità in più.

Così come chiunque sa che nel mondo può trovare un panino con la carne a un dollaro, altrettanto può avere sensazione domestica a ritrovare le sue stesse stoviglie ad un invito a cena a Varsavia.

Confortevole, tutto sommato.

Evitando, magari, il sabato pomeriggio?