marco valenti scrive

marco valenti scrive

31 dicembre 2008

auguri e barolo

Dovendo salutare il duemilaotto mi viene da considerare come, ogni anno, ci culla la convinzione che il prossimo sarà – di gran lunga – migliore per salute, fortuna, amori, denari.
Certamente sarà così; lo auguro a tutti (e a me).
Se impariamo a prendere il buono e a sopportare il resto sarà bellissimo.
Auguri.
“UnSensoAlleCose” ci sarà per tutto il duemilanove.
Prima che – tra poche ore – chiuda la saracinesca dell’anno vi lascio col miglior vino bevuto negli ultimi 12 mesi e con la sua storia

Barolo docg Conca Marcenasco - 2001

http://www.renatoratti.com/ita/popup_marcenasco.lasso

Il nome Marcenasco riferito al vino Barolo deriva dallo storico borgo duecentesco di Marcenascum, (oggi Annunziata, nel comune di La Morra) con castello, Abbazia, territori, insediamenti colonici e vigneti riconosciuti di alto lignaggio e caratteristiche in quanto catalogati e dichiarati in censimenti d’epoca.

La chiesa era dedicata a San Martino, tant’è che l’antico nome alto medioevale del borgo era “Martinascum”.
Nel Rigestum Comunis Albe (il codice parte membranaceo e parte cartaceo nel quale sono trascritti gli atti pubblici ed i fatti avvenuti dall’anno 1026 al 1511 inerenti Alba ed il suo circondario) il riferimento a “pecia una de vinea” nei vari atti di cessione o di inventari delle proprietà in Marcenasco nei secoli XII° e XIII° è continuo.

Marcenasco, attuale territorio facente capo alla frazione Annunziata di La Morra, era famoso per le sue vigne di “Nebiolium”, vitigno mobilissimo in quei lontani tempi, come testimoniano gli statuti di La Morra (Ius municipalis loci Murrae redatti in epoca antecedente il 1500) tanto da meritare particolari citazioni e protezioni.

Dalle uve del vitigno Nebbiolo si ottiene, nella zona, il vino Barolo, che a seconda dell’origine circoscritta a varie sottozone assume caratteristiche peculiari. E’ appunto il caso del Marcenasco.

Il monastero produce vino Barolo e dopo vicissitudini varie (soppressione nel 1652 da parte di Papa Innocenzo X rimessa per la fama del vino prodotto: soppressione napoleonica del 1801, ritorno dei monaci francescani nel 1817, soppressione definitiva con le leggi Siccardi a metà del secolo scorso) dalle antiche Cantine dell’Abbazia dell’Annunziata Renato Ratti, nel 1965 riprende la produzione del vino Barolo identificato con lo storico nome di Marcenasco perché tale è il riferimento come circoscritta.

Il vino proviene da un’area a vigneto con esposizione sud est, sud, sud ovest. All’interno di questa zona sono estrapolate le produzioni dei vigneti della Conca dell’Abbazia e delle Rocche: Conca in posizione sud-est, sud, mentre Rocche in posizione sud, sud ovest.

L’unicità dell’origine, con i vigneti tutti ad una altitudine variante da 240 a 290 metri sul livello del mare in terreni geologicamente appartenenti al Tortoniano, unita ad una tecnica di vinificazione precisa e accurata, evidenziano nel vino eleganza e longevità.

La fermentazione tumultuosa avviene in recipienti di acciaio inossidabile, capacità di 50 o 100 hl e in media il tempo occorrente è di otto, dieci giorni, con le bucce in movimento per rimontaggio e quindi con estrazione di sostanze tanniche e coloranti in maniera costante e normale.

La temperatura è controllata e non può superare i 32 gradi C. Dopo la svinatura il vino viene travasato in recipienti di rovere dove ad una temperatura di cantina di 18-20 gradi centigradi si sviluppa la fermentazione malolattica della durata di circa due mesi. I normali travasi per separarlo dal deposito sono compiuti periodicamente e per due anni il vino rimane nelle botti.
Viene successivamente riposto nei contenitori di acciaio e imbottigliato. Le bottiglie sono conservate in cantina per un giusto periodo di affinamento.

Il limitato periodo di maturazione in botti permette di mantenere la fragranza ed il fruttato iniziale; l’immediata sistemazione in bottiglie consente uno sviluppo di eleganti profumi; la vinificazione appropriata concede un esatto equilibrio fra tannino e struttura che esalta la sensazione di vellutata persistenza.

Il vino Barolo Marcenasco, (Marcenasco, Marcenasco Conca, Marcenasco Rocche) ha così una sua particolare classe ed eleganza che risalta e risplende ovunque

17 dicembre 2008

tasse, file e ferie

Se mi seguite il fatto non è neppure troppo complesso.
Prendo un giorno di ferie per andare all’Ufficio delle Entrate. Mi occorre andar lì a dimostrare che la cartella che, secondo loro, dovrei pagare è stata in buona parte già pagata e a fare le mie rimostranze giacché il cosiddetto avviso bonario (che dovrebbe sempre precedere la cartella con more e contro more) non mi è mai arrivato.
Forte delle mie pezze d’appoggio faccio la mia brava fila finché il numeratore brilla del mio numero; vado; espongo con calma; ottengo ragione.
Però debbo pagare la cartella (in forma assai ridotta) in contanti presso un altro Ufficio (cosiddetto Concessionario) e, successivamente, tornare all’Ufficio delle Entrate a mostrare la Quietanza dell’Ufficio del Concessionario.
Nessuna soluzione alternativa.
Questo, nel mio modo di contare, fa altri due giorni di ferie.
Una mattina all’Ufficio delle Entrate; una seconda all’Ufficio del concessionario; una terza, di nuovo, all’Ufficio delle entrate.
Ricapitolando: tre giorni di ferie per un errore non mio.
Per quanto mi sforzi di trovare una morale a questa storiella non riesco a trovarla… voi?
Emmevu

15 dicembre 2008

Addobbi

Babbo Natale… ovvero minuscolo sassolino (semiserio) dalla scarpa.
Puntuali, col ponte dell’Immacolata, arrivano gli addobbi natalizi che, in tempo di crisi, stemperano ipocondrie e contribuiscono ad un sano clima festaiolo. Amo, oltre alla festività raccolta ed intima, l’esagerazione di luci e festoni; mi piace tirar fuori dagli scatoloni ghirlande, statuine, candele e tutto un armamentario costruito nel tempo e sempre più arricchito di oggetti più vari e variopinti.
Però, anche quest’anno, ho ritrovato i babbo natale tristissimamente appesi a balconi e davanzali; piccoli ladri immortalati nell’eroico e protratto tentativo di resistere a piogge monsoniche, piene dei fiumi, tormente di neve.
Torneranno zuppi nelle cantine di provenienza, o nelle soffitte, dopo la Befana.
Vi scongiuro: liberateli!
Per favore, lasciateli liberi; teneteli nell’immaginario dei bambini che aspettano; lasciateli a guidare renne e non a fare l’uomo ragno di dicembre!!!
Grazie.

14 dicembre 2008

Inutile

Credo venga per tutti il momento in cui si pensi di non avere un padre né una madre e di essere legittimamente figli della vita, e solo di quella. Credo venga per tutti e credo anche che gli atteggiamenti, a quel punto, siano due. Opposti.

Qualcuno accetta questa verità, se ne sobbarca il peso e l’orgoglio intraprendendo la fatica disumana dell’indipendenza di giudizio, e di comportamento, a qualsiasi costo, per quanto possibile e per quanto consentano le forze di cui si dispone. Qualcuno. Pochi.

Gli altri ne rifiutano preconcettualmente la verità, ne ricusano violentemente l’essenza, decidendo (ma sarà poi vero che si tratti di una decisione?) di assecondare pavidamente e passivamente il corso delle cose, per come sembrano scritte. Affrancandosi in questo modo dalla responsabilità delle decisioni antipatiche ma più vere. Assuefacendosi all’immanenza della piccolezza. Addomesticando le idee per compiacere il proprio piccolo egoismo. Crogiolandosi al caldo pensiero che ‘tanto… è così che va il mondo…’.

Piesse

13 dicembre 2008

piove

…ultimamente dalle parti mie ha fatto un po’ d’acqua.


Roma, 28 settembre ’97

Piove, Luca: a Roma piove da quattro giorni.
Noi romani non ci siamo abituati. Quando piove il traffico cresce, lievita, impazzisce come la maionese: si piglia la macchina anche per andare in latteria, per portare il cane a pisciare. La gente è nervosa e l’aria si carica di elettricità. Alla prima “gnegnarella” il romano dice che era ora, ci voleva proprio un po’ d’acqua ma poi il mattino dopo smadonna ‘che piove sempre.
Piove da quattro giorni e quattro notti senza fermarsi.
Incessantemente.

Piove fuori ma anche dentro di me.

Mi piove dolore e fastidio e nervoso anche se non sono mai stato metereopatico e anzi la pioggia mi piace, me ne piace l’odore e il sapore sulle labbra e il rumore sul tetto dell’auto e addirittura i finestrini da spannare.
Mi piace bagnarmi e, lo sai, non possiedo ombrello.

Piove e misuro me stesso a passi ansiosi intorno a fogli, bianchi e anacronistici, per riempirli di frasi raramente importanti per alimentare la nostra amicizia a cui tengo come a un figlio.

La tua lettera.
Tu hai ragione; io vergogna.

Si fa strada la nausea tra rigurgiti acidi di alcool mentre fumo una Camel senza filtro e ci giro attorno. Ci sto girando attorno ma il cerchio è diventato sempre più stretto, lettera dopo lettera.

Paradossalmente mi manchi: mi manca ora (qui e adesso) la tua razionalità magari esasperante, il tuo sottile ragionare, perfino la tua pignoleria del cavolo.
Mi scrivi, ti scrivo, mi rispondi e via e via…
Ci giro attorno, cerco appigli che ormai mi hai levato.
Inequivocabilmente.
Mentre alterno abissi a rare ilarità e mi trascino fuori da una depressione – chiamiamo le cose con il loro nome! – che mi preme sul petto e mi strizza lo stomaco non posso più perciò reggere il silenzio che mi ero imposto sul perché non voglia più vederti né sentirti.

(da “Un senso alle cose” edizione Boopen – 2007)

PIOVE
Hai visto che piove, guarda come viene giù
tu che dicevi che non pioveva più
che ormai non ti saresti mai più innamorata e adesso guardati sei tutta bagnata
e piove madonna come piove sulla tua testa e l'aria si rinfresca
e pioverà fin quando la terra non sarà di nuovo piena e prima o poi si rasserena
piove senti come piove madonna come piove senti come viene giù
senti le gocce che battono sul tetto senti il rumore girandoti nel letto
rinascerà sta già nascendo ora senti che piove e il grano si migliora
e tu diventi grande e ti fai forte e quelle foglie che ti sembravan morte ripopolano i rami un'altra volta questa è la primavera sulla porta
e piove madonna come piove e poi tornerà il sole a farci festa senti com'è che piove sulla tua testa tu che credevi che oramai le tue piantine si eran seccate e non sarebbero cresciute più hai aspettato un po'
ma senti come piove sulla tua testa senti come viene giù
non eri tu che ormai ti eri rassegnata e che dicevi che non ti saresti più innamorata la terra a volte va innaffiata con il pianto ma poi vedrai la pioggia tornerà
piove, senti come piove madonna come piove senti come viene giù!
(jovanotti - "piove")

http://it.youtube.com/watch?v=KOyRbrg25tY