marco valenti scrive

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18 gennaio 2017

spaghetti nero di seppia, e non solo



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Spaghetti al nero di seppia, seppie con carciofi, Chardonnay 2009 Calanchi di Vaiano, Bianco di Montefalco 2009.

Si uniscono voglia di consolazione culinaria, desiderio di mangiare pesce, ottimi amici a cena e voglia di suggerimenti dal mercato rionale.
La prima immagine che mi rimanda la prima bancarella è di carciofi ordinati e a buon mercato.
Scatta la voglia di calamari, o di seppioline, con i carciofi (già sperimentata).
Il banco del pesce, invece, mi rimanda a seppie freschissime ma di pezzatura media: è lì che scatta il menù.

Spaghetti col nero e seppie con i carciofi.

Monta il desiderio di volermi bene e coccolare me e i miei commensali curando qualche dettaglio in più.
La seppia si tirerà nel Vermentino di Sardegna (Aragosta) della Cantina Santa Maria la Palma.
Gli spaghetti vengono da Gragnano e questo significa che sono trafilati al bronzo e con essiccatura statica, lenta e a basse temperature.
A questo punto ce ne è per dare il miglior senso possibile al parco vini.
Con gli spaghetti Chardonnay 2009 Calanchi di Vaiano; con le seppie con i carciofi Bianco di Montefalco 2009; partiamo con 13 gradi e proseguiamo con 14 (alla faccia del bianco!) giustificando il tutto col fatto che, beh, mica mangiamo un merluzzetto!
Le seppie, di media dimensione, non sono facilissime da pulire e le sacchette col nero non sono facilmente individuabili (ma si può fare).
Non illudetevi che sia semplice come nel video perché non lo è e se trovate il pescivendolo che lo fa per voi ringraziate e accettate.
Alcune ricette di spaghetti al nero di seppia.
In una padella alta ho messo olio, aglio e peperoncino. Ho cotto in olio e copioso vino tentacoli e teste spezzettate molto finemente e, anche in quel tegame, ho unito del prezzemolo e del concentrato di pomodoro. Poi, quando cotto, lo ho versato nella padella alta con un altro po’ di prezzemolo. e, dopo un po’ il nero delle sacchette.
Ci ho saltato gli spaghetti, scolati al dente e, immediatamente il nero delle sacchette sciolto in un po’ di acqua tiepida.

Per la ricetta delle seppie con i carciofi rimando ad un mio vecchio post, mutatis mutandis…
La cena, frammezzata da chiacchiere piacevolissime sulle quali si potrebbero scrivere altri post, è terminata con due torte fatte in casa dalle due ospiti femminili della serata.
Una torta alle mele e, soprattutto, un “Bustreng”.
Prometto di tornarci sopra, al bustreng, ma non posso sottacere che è stato preparato da una persona che non lo aveva ancora mai assaggiato sulla ricetta ascoltata in televisione da un mitico fornaio anarchico di Saludecio.
(Mica poco!)
Di seguito qualche info sui vini adoperati.
Calanchi di Vaiano, Chardonnay 2009, IGT, 13 gradi.
Paolo e Noemia d’Amico
(100% chardonnay)
Questo vino, che rimanda alla frutta a polpa matura ed al sole, si ottiene da uve Chardonnay raccolte a mano e poste in cassette come da antiche tradizioni, per poi essere trasportate direttamente alla pigiatrice. Il mosto, una volta separato dalle bucce viene poi fatto raffreddare ad 8°C. Completano il processo produttivo la macerazione, la decantazione e la fermentazione, che avviene per l’80% in serbatoi di acciaio inossidabile e per il 20% in barriques di rovere francese. L’affinamento avviene in serbatoi di acciaio inossidabile per circa 9 mesi, in barriques di rovere francese per circa 3 mesi e, prima di essere commercializzato, il vino riposa in bottiglia per circa 5/6 mesi. E’ un vino complesso al naso, con un susseguirsi di aromi di mandorla, albicocca e ruta e con un palato teso, minerale ed agrumato, al contempo fresco e persistente, che non delude le aspettative create dall’esame olfattivo.
Montefalco Bianco, 2009, DOC, 14 gradi.
Soc. Agr. Favaroni Settimio.
Montefalco (PG)
Uvaggio:Grechetto minimo 50%; Trebbiano Toscano dal 20 al 35%; altre uve autorizzate 0-30%
generalmente chardonnay
Resa massima uva: 130 ql/ha
Resa massima vino: 72%
Acidità minima: 5,5 gr/lt
Di questo secondo si può dire che la lavorazione in barrique si è sentita un bel po’ e che è stato servito una punta troppo freddo e, pertanto, il secondo bicchiere era più apprezzabile del primo.

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