marco valenti scrive

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15 giugno 2015

Concerto in memoria di un angelo, di Monsieur Schmitt



Concerto in memoria di un angelo
Eric-Emmanuel Schmitt
Edizioni E/O - 2010
Traduttore: Alberto Bracci Testasecca
192 pagine
ISBN: 9788876419072
Ne raccomando vivamente la lettura: è un libro composto da quattro racconti e delle note dell’autore. 
Il primo racconto, “L’avvelenatrice”, tratta di un’anziana signora cattiva, addirittura un’assassina, che intraprende un cammino di redenzione quando un prete giovane e bello si interessa a lei, salvo interromperlo bruscamente non appena l’uomo dei suoi sogni viene trasferito altrove.
Nel secondo, “Il ritorno”, è di scena un padre
che dato il suo lavoro di marinaio è sempre lontano da casa. La distanza fisica genera un allontanamento sentimentale: il padre quasi ignora le figlie, come se avesse dimenticato di amarle, arriva persino a confonderle nel suo ricordo. Il velo gli cade dagli occhi quando gli annunciano che una di loro è morta: non sa quale delle quattro, e nella sua confusione sentimentale arriva a chiedersi di chi sentirebbe meno la mancanza, cinico ragionamento che è però l’inizio di una revisione totale del suo ruolo di padre.
Il terzo racconto, “Concerto in memoria di un angelo”, è la storia di due amici con caratteri opposti, uno competitivo e aggressivo quanto l’altro è gentile e disinteressato. Gli eventi provocheranno un totale ribaltamento, in cui il buono diventa cattivo e il cattivo buono, fino all’inaspettata catarsi che porterà entrambi al superamento dei loro percorsi opposti e paralleli.

 “Un amore all’Eliseo” ci introduce maliziosamente nelle incomprensioni della coppia più famosa di Francia: lei ama lui quando lui non la ama più, comincia a odiarlo quando lui comincia a riamarla, e finisce per amarlo quando lui si decide a odiarla.

Tutti i personaggi di questi racconti hanno prima o poi una possibilità di riscattarsi, di preferire la luce all’ombra, di approfittare di una redenzione. Alcuni l’accettano, altri la rifiutano, altri ancora neppure se ne accorgono. Quattro storie legate tra loro che attraversano l’ordinario e lo straordinario della vita.

Eric-Emmanuel Schmitt è nato a Sainte-Foylès-Lyon nel 1960. Ha studiato musica al conservatorio di Lione e successivamente si è laureato all’École Normale Supérieure di rue d’Ulm a Parigi. Ha insegnato filosofia all’università di Chambéry. I suoi romanzi sono tradotti in molte lingue. Le Edizioni E/O hanno pubblicato, oltre a Odette Toulemonde, da cui è stato tratto il film Lezioni di felicità, Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano, Piccoli crimini coniugali, Milarepa, La parte dell’altro, La mia storia con Mozart, Quando ero un’opera d’arte, La rivale. Un racconto su Maria Callas, La sognatrice di Ostenda, Il visitatore, Il lottatore di sumo che non diventava grosso e Ulisse da Baghdad.
Dimenticavo una premessa: la scrivo ora, di seguito. 
C’è chi scrive dei libri che ha letto per noia, chi per alimentare il proprio blog o sito di critica letteraria, chi per professione perché si deve pur vivere e chi viene pagato per promuovere qualche autore vivente e fare in modo che venda, che venga letto e apprezzato, che si giustifichi la sua partecipazione a qualche premio letterario prestigioso. C’è chi scrive di libri per marchetta. Il mio blog non è un blog letterario ma “generalista” e ho scritto di libri solo quando mi sono davvero piaciuti.

(Nella parte destra del blog, sotto ARGOMENTI, puoi cliccare la parola/tag recensione e vedere cosa c'è).

Come autore teatrale, Schmitt ha scritto diverse opere che sono state rappresentate in tutto il mondo. Tra queste, prima di godere della lettura di questo libro, avevo avuto la fortuna di vedere a teatro “Le variazioni enigmatiche” nella interpretazione dello straordinario Saverio Marconi e ne ero rimasto incantato. 
In più al cinema avevo trovato “Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano” (tratto sempre da un libro di Schmitt) una cosa deliziosa. 
Ho centellinato la lettura di questi quattro racconti leggendoli separatamente con un buon intervallo tra uno e l’altro ed ho trovato meravigliosamente coincidente con ciò che penso molti dei contenuti dei suoi “taccuini” in appendice.
Non una sbavatura, nessun arzigogolo o artifizio da mestierante: solo ottime storie con un tema di fondo, straordinariamente scritte. 
Credo che sia davvero un grande scrittore e un uomo di grandi intelligenza e sensibilità. Siamo sullo stesso piano di Modiano o di Munro.

Ecco una cosa che dice in una bellissima intervista rilasciata a Sandra Bardotti:
A mio parere, il racconto è la sintesi perfetta di due generi che ho praticato a lungo: il teatro e il romanzo. Direi che riesco a scrivere racconti proprio perché ho avuto modo di esercitarmi prima con il teatro e poi con il romanzo. Nel racconto sono fusi alla perfezione gli elementi che caratterizzano i due generi. Infatti, nel racconto c’è tutta l’economia del teatro, ed è come se prendessi il lettore per mano e lo conducessi all’interno della storia, così come a teatro catturo lo spettatore e lo coinvolgo nella vicenda rappresentata. Inoltre, c’è tutto lo spessore della realtà e la suggestione del romanzo.

“Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che quando li hai finiti di leggere e tutto quel che segue vorresti che l'autore fosse tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira” . Jerome David Salinger (1919 – 2010).


Non conosco la lingua francese ma ho la sua stessa età: sono un amico di Eric-Emmanuel a sua insaputa.


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