marco valenti scrive

marco valenti scrive

22 gennaio 2014

due birre e una immagine



A volte basta il tempo di un paio di birre per chiarirsi le idee e avere una immagine più nitida di quanto tante chiacchiere possano mostrare.

Il dileggio e lo scherzo provati direttamente sulla propria pelle, ancorché non grevi, offrono la misura di fenomeni di natura più ampia che altrimenti non percepiremmo nello stesso modo.

Vorrei parlare dell'immagine goduta da noi italiani all'estero attraverso il breve esempio, personale e parziale, di un fatto occorsomi di recente. Cosa dicono di noi.

Mi trovato per lavoro a Bruxelles e dopo una giornata di riunioni e una passeggiata intorno alla Grand Place mi ero deciso per una cena in un piccolo ristorante greco.

Nel tempo ho affinato le mie tecniche per

superare certe solitudini prandiali e godere al meglio cibi e bevande distraendomi a carpire frammenti di conversazione dei commensali vicini e studiandoli di soppiatto.


Dal greco ero costretto a un tavolo tra una grande finestra che si affacciava sulla stradina e tre avventori olandesi: dividevo la mia attenzione tra l'osservazione del passeggio lungo la strada pedonale e i vicini di tavolo.
Ovviamente della fitta conversazione non coglievo che pochissime parole. I tre olandesi, due uomini e una donna tutti più giovani di me, avevano visi allegri e distesi. Erano già seduti quando sono entrato e potevo pregustare i miei piatti occhieggiandoli mentre mangiavano con gusto. Poche differenze tra i loro menu e le mie scelte: loro una bottiglia di rosso francese ed io una birra belga.
Tuffato nel mio tzatziki, nella mia insalata greca e nei calamari grigliati non potevo non sentire, a pochissime parole una dall'altra, le parole mafia e Berlusconi. Ne ricavavo la ragionevole percezione che non volessero riferirsi ad una efficace azione di contrasto portata avanti dai governi presieduti dal soggetto nominato quanto piuttosto ad ipotetiche (per noi) connivenze e promiscuità. A brevissima distanza la parola sex aveva portato il loro discorso dal signor Berlusconi a un paio di cognomi di Presidenti della Repubblica francesi.
Mi sono dispiaciuto.
Ostentatamente, nell'accomiatarmi prima degli olandesi dal ristorante, con la signora che mi aveva servito al tavolo sono passato dall'uso della lingua inglese (unica adoperata fin lì) ad un ben scandito e italianissimo "grazie; buonasera; arrivederci".

Essendo una persona sensibile, sia al dileggio che al troppo aglio del greco, mi decidevo per una seconda birra in un pub, con l'idea di ordinarla dentro e berla seduto fuori, con il tepore delle stufe e il piacere di una sigaretta.
Quindi, una volta entrato, mi rivolgevo in inglese alla ragazza dietro al bancone e ordinando una Delirium interrompevo l'eloquio un po' alticcio di un giovane avventore che dallo sgabello, in un inglese non madre lingua, riempiva la ragazza di chiacchiere e di palesi attenzioni da gigolò fuori sede che va incontro ad un incerto fine settimana.
Mentre pagavo la mia birra il giovanotto mi apostrofava con un "Ehy man! Are you english? Or what else?".
"No. I'm italian: from Rome".
"Oh, italian. So you're mafia: aren't you?".

Per un istante tentato di dare una risposta del tipo "si; sono un mafioso; ho già ucciso decine di idioti per domande meno cretine della tua" in realtà rispondevo diversamente.
"No: I'm not. I'm just a poor man who works to live honestly".
Mentre si metteva a ridere con sgangheratezza etilica lo salutavo con un cheers alzando il boccale e con un leggero accenno del capo ad inchino me ne andavo a bere e a fumare seduto fuori.

Mi sono chiesto e mi chiedo tra quanti anni finirà (se finirà).
Tutto qui.

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