Ultimamente è impossibile non notare come l’informazione
stia cambiando ancora e in modo poco ordinato e poco attendibile.
Da un lato l’affermarsi dei social forum portano una
apparente sconfinata democrazia in cui tutti possono postare e condividere
qualsiasi cosa.
I video e le immagini, spesso, sono però incontrollate,
incontrollabili a volte, risultando quasi sempre quadri di realtà quanto meno
parziali come angolo di visuale.
La condivisione di contenuti risulta poco critica, spesso
fideistica o faziosa: da cristallina buona fede di molti è manipolata dalla
furbizia di qualcuno.
Certamente ci sarò caduto anche io più di una volta.
Forse il bersaglio è proprio quello di screditare il web e
la libera circolazione delle idee e delle notizie. Il dubbio mi viene quando
riconosco fonti ricorrenti dietro questa disinformazione (o, se preferite,
informazione distorta).
La stampa, soprattutto on line non aiuta perché con
frequenza sempre maggiore sostituisce la cronaca con le immagini e confonde i
fatti con le opinioni.
Allora i fatti diventano confusi con il risultato che
diventa carente l’informazione.
Non ho soluzioni: sto suonando un piccolo allarme alle coscienze
di chi mi legge.
Riguardo ai disordini e alla violenza nelle
manifestazioni a Roma avrei diverse cose
da dire, pur in assenza di un quadro oggettivo dei fatti (per i motivi che ho
citato).
Tuttavia preferisco lasciare per me quel che penso e
chiudere con le parole di uno dei più lucidi pensatori che il nostro Paese ha
avuto, spesso osannato con troppo pressappochismo, che nelle righe che seguono
parla dopo le contestazioni, fortissime, del 1968 a Roma: Pier Paolo Pasolini.
Intervista sul '68
Domanda: Vorrei avere il suo parere su questa generazione di
giovani contestatori, e conoscere le ragioni di certe sue reticenze nei loro
confronti.
Pier Paolo PASOLINI: Penso che la principale caratteristica
di questi giovani contestatori è di essere «sottosviluppati» sul piano
culturale... Di qui a fare della propria ignoranza una specie di ideologia, il
passo è breve: la mitizzazione del «pragma» (organizzativo) che ne deriva, è
poi l'atteggiamento richiesto... dal neocapitalismo: un buon tecnico deve
ignorare il passato; deve amare soltanto il «fare». Distruggendo la propria
cultura, la massa informe dei contestatori distrugge la cultura della società
borghese: ed è quello che la società borghese oggi vuole. (...) Suppongo che
l'abbandono di certi centri di interesse culturali, quali li concepisco
personalmente, sia dovuto al fatto che l'attuale cultura, agli occhi dei
giovani, ha raggiunto l'ultimo grado di saturazione.
Pasolini, "Il sogno del Centauro" (a cura di Jean
Duflot), Editori Riuniti, Roma.
Adesso i giornalisti di tutto il mondo
(compresi quelli delle televisioni)
vi leccano (come ancora si dice nel linguaggio
goliardico) il culo. Io no, cari.
Avete facce di figli di papà.
Vi odio come odio i vostri papà.
Buona razza non mente.
Siete pavidi, incerti, disperati
(benissimo!) ma sapete anche come essere
prepotenti, ricattatori, sicuri e sfacciati:
prerogative piccolo-borghesi, cari.
Quando ieri a Valle Giulia avete fatto a botte
coi poliziotti,
io simpatizzavo coi poliziotti.
Perché i poliziotti sono figli di poveri.
Vengono da subtopie, contadine o urbane che siano.
Quanto a me, conosco assai bene
il loro modo di essere stati bambini e ragazzi,
le preziose mille lire, il padre rimasto ragazzo
anche lui,
a causa della miseria, che non dà autorità.(...)
(Pasolini)