marco valenti scrive

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7 novembre 2011

La torta di pane secco







Parliamo della torta di pane raffermo che mi ha insegnato Delia.
Una premessa non necessaria ma che può essere utile a chi si avventura in questo posto: il fatto che ci siano le “tag” chiamate Vino e Ricette non significa assolutamente che io sia un Sommelier o uno Chef.
Spesso, a proposito dei vini bevuti, rimetto a link maggiormente degni: ad ogni modo, cucinando senza essere un cuoco e bevendo vino senza avere la patente posto, al riguardo, con pudicizia.
Bevo (e mi capita di parlare di vini che mi sono piaciuti) e, oltre a mangiare, cucino (e mi capitano ricette ben riuscite o insolite).
Detesto gli sprechi ed è per questo che a volte mi succede di indugiare in ricette o artefici che aiutino il riciclo di quanto andrebbe altrimenti gettato. Poiché capita che avanzi del pane vi invito a provare una ricetta molto semplice per non buttarlo. Gli ingredienti variano moltissimo in funzione di quanto abbiamo in dispensa e il web pullula di ricette simili. In alcuni casi assurgono a piatti caratteristici: in questo caso penso più alla Torta paesana del Cuneese che al Bustreng romagnolo.

Alla base c’è del pane raffermo ammollato (l’ideale è il pane casareccio, i filoni; per capirci non pizza o panini) con del latte tiepido e ben sfranto. A questo si aggiungono un paio di uova ed un po’ di farina.
Nella versione dolce che propongo qui si aggiunge un po’ di zucchero di canna; in una versione “torta salata” (di cui parlerò tra un momento) ovviamente no.

Nel caso preparato e proposto in foto, sono stati aggiunti pezzettini di mela e uva passa e, quindi, il composto è stato messo in una teglia imburrata e aspersa di pangrattato.
Troverete sul web parecchie versioni che prevedono che nell’impasto ci sia anche del burro; in quel modo si favorisce la conservazione della torta, ma posso assicurarvi che, anche senza burro, se la incartate nella stagnola e la mettete in frigorifero può durare morbida per qualche giorno.
Il composto, nel caso illustrato spolverato di altro zucchero di canna, va in forno a 200° finché lo stecchino non dice che è pronto (roba di una mezzora, più o meno).

È veramente semplice e gustosissimo.

Lo ho provato anche senza mele ma con pinoli e cacao ed era ugualmente buono. È del tutto chiaro che, fermo l’impasto base, possa essere riempito con tutto quello che il vostro frigorifero e la vostra fantasia suggerisce.
Per esempio una parte del composto è stato lasciato senza zucchero; è stato aggiunto dell’origano fresco, del formaggio grattato, del rosmarino tritato e dei pinoli ottenendo dei tortini salati (come da foto) ottimi.
Prossimamente, usando del Sangiovese invece del latte (ispirandomi dal grande Daniele Marziali), voglio provarlo come base per un Bustreng: ho idea che non verrà male.
Provateci (e fatemi sapere).

1 commento:

  1. Bravissimo! mi piacciono le divagazioni enologiche e gastronomiche. Ogni tanto bisogna addolcirsi la vita e con un buon bicchiere e davanti ad un buon piatto, cucinato con amore, si mandan giù meglio tante tante cose e si sorride un po' di più.
    Buona serata

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Costretto al test di verifica dal proliferare di spam. Mi spiace. Spero molto in tanti commenti e spero che, a prescindere dal fatto che non vengano moderati da me, siano di buon gusto e vengano firmati. Buona lettura e buon commento a tutti.