le cose ci sono, sono lì a rispondere ai nostri sguardi più o meno sicuri, alle domande che non facciamo e nemmeno sappiamo, a salvarci e a condannarci: sempre e pur tuttavia solo cose. Sarebbero chiare se noi non fossimo così confusi. Non sono le cose a comandare ma l'atteggiamento che abbiamo noi di fronte ad esse. Come ci poniamo, come scegliamo se parlare o meno e cosa dire e cosa tenere per noi e non condividere. Cosa lasciare andare.
marco valenti scrive
10 giugno 2010
roba di calcio
Ammetto di essere tifoso di calcio.
Non sono tra quelli che vanno allo stadio (ci sono stato pochissime volte nella mia vita) ma sono profondamente tifoso.
Il mio umore del lunedì dipende, anche, da cosa è successo sui campi di gioco durante il fine settimana.
Confesso che diverse volte ho acquistato la partita in televisione per poterla vedere e che mentre vedo le partite, a casa, offro il peggio di me.
Sono l’apoteosi del partigiano.
Tutto ciò premesso vorrei dire la mia sul come mai l’invincibile armata internazionale abbia vinto, tra le altre cose, lo scudetto.
Due, miseri ma bastanti, punti sopra la squadra che amo.
Una partita.
Una partita giocata quando ancora l’internazionale pareva assolutamente irraggiungibile.
La Roma è in trasferta, il primo tempo è finito a reti inviolate e la squadra di casa gioca bene. Inizia la ripresa e dopo meno di dieci minuti Vucinic viene steso nell’area avversaria: ineccepibile rigore trasformato e vantaggio.
Da lì al novantesimo minuto la Roma segna ancora: due a zero (Perrotta) e tre punti da riportare a casa.
Ma ecco che avviene l’incredibile, quello che renderà la partita epica per i padroni di casa: due gol.
Una rete al quarantaseiesimo minuto; la seconda solo tre minuti dopo.
Due gol a partita finita.
Bellissimo il primo, fortuito il secondo: non è, purtroppo, rilevante.
Cagliari-Roma 2-2: Pizarro, Perrotta, Lopez, Conti (figlio d’arte) i marcatori.
La Roma non prende più tre punti ma solamente uno.
Con i ma ed i se non si scrive la storia. Tuttavia, senza quei tre minuti di follia del sei gennaio duemiladieci, la Roma avrebbe vinto sulla armata internazionale.
Questo non è un post: è catarsi psicoanalitica.
Un sorriso a tutti, a prescindere dal tifo, da
Emmevù
p.s.: dedicato a Giuseppe Manfridi, autore teatrale e tifoso, ed al suo progetto teatrale "dieci partite" (informatevi).http://www.ilgiornale.it/roma/giuseppe_manfridi_porta_scena_piu_belle_partite_maggica/13-04-2010/articolo-id=437217-page=0-comments=1
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circondata da tifosi romanisti, dovrei far loro leggere questo tuo scritto.
RispondiEliminaNon mi piace il calcio, ne capisco 0 e l'unica volta che ho avuto simpatia per una squadra era solo per far dispetto a tutti i romanisti che mi circondavano (bastian contrari si nasce!)
Vero che con i ma ed i se non si scrive la storia, ma si può sognare l'alternativa
Buona giornata
insomma,... è tutta questione di numeri:
RispondiElimina2-2=1 ;-)