“La
vita è questo,
una scheggia di luce che finisce nella notte.”.
Ci
sono casi in cui mi dico che non essere un recensore di libri sia una fortuna
che posso sfruttare per parlare a mio completo piacimento e senza un ordito
precostituito di un testo.
Lo faccio molto raramente nel blog, con passione,
rivolgendomi spesso a libri di esordienti che meriterebbero assolutamente di
essere più conosciuti e più letti o a qualche libro che mi ha particolarmente
colpito.
Qui siamo nella seconda fattispecie, ça va sans dire.
Ho
cominciato a leggere una prima volta il romanzo a dicembre 2012, ho lasciato
tempo ad altri libri, lo ho ricominciato almeno altre due volte per terminarlo
a luglio duemilatredici.
Lo ho letto lentamente, con attenzione, ne ho riletto
dei passi spesso.
Arrivato alla fine del viaggio sapevo con assoluta certezza che
ne avrei intrapreso nuovamente la lettura, magari per qualche tratto. Sono
certo che incontrerò di nuovo Ferdinand Bardamu e la sua storia, le sue storie,
il suo cammino.
Mi
prendo i miei rischi e la mia responsabilità.
Un
post lunghissimo che farà storcere il naso a chiunque sappia un po’ di come si
blogga e un testo con delle pretese che chi sa scrivere di libri, magari in un
sito tutto dedicato ai libri, non mi perdonerà.
A
chi mi legge e un po’ mi conosce dico solo, a parziale giustificazione, che
provo a dire qualcosa di quello che forse, finora, è stato il più incredibile,
stupefacente e importante libro che abbia letto.
So di essere ignorante e
imperfetto e scrittore che deve ancora imparare tanto ma siamo – senza dubbio –
nei dieci libri più importanti della mia vita.
Basta
giustificazioni. Vi esorto a prendervi il vostro tempo.
La
scheda.
Viaggio
al termine della notte
Louis
Ferdinand Céline
Corbaccio
Editore
ISBN:
978-88-6380-172-9
www.corbaccio.it
Collana
“I grandi scrittori”
Anno
dell’edizione 1992
576
pagine
Titolo
originale: Voyage au bout da la nuit
Traduzione
dal francese di Ernesto Ferrero
Dalla
copertina
A ottant'anni dalla
sua pubblicazione e a cinquanta dalla morte del suo autore, Viaggio al termine
della notte si impone come il romanzo che ha saputo meglio capire e
rappresentare il Novecento, illuminandone con provocatoria originalità
espressiva gli aspetti fondamentali.
«Céline è stato creato da Dio per dare
scandalo», scrisse Bernanos quando nel 1932 il romanzo diventò un successo
mondiale, suscitando entusiasmi e contrasti feroci. Lo «scandalo Céline», che
dura tuttora, è la profetica lucidità del suo delirio, uno sguardo che nulla
perdona a sé e agli altri, che ha il coraggio di affrontare la notte dell'uomo
così com'è. L'anarchico Céline, che amava definirsi un cronista, aveva vissuto
le esperienze più drammatiche: gli orrori della Grande Guerra e le trincee
delle Fiandre, la vita godereccia delle retrovie e l'ascesa di una piccola
borghesia cinica e faccendiera, le durezze dell'Africa coloniale, la New York
della «folla solitaria», le catene di montaggio della Ford a Detroit, la Parigi
delle periferie più desolate dove lui faceva il medico dei poveri, a contatto
con una miseria morale prima ancora che materiale. Totalmente nuovo, nel
panorama francese ed europeo, è stato poi il suo modo insieme realistico e
visionario, sofisticato e plebeo con cui Céline ha sputo trasfigurare questa
materia incandescente. Per lui, in principio, è l'emozione, il sentimento della
vita: di qui l'invenzione di un linguaggio che ha tutta l'immediatezza del
«parlato» quotidiano, capace di dar voce, tra sarcasmi e pietà, alla
tragicommedia di un secolo. Questo libro sembra riassumere in sé la
disperazione del Novecento: è in realtà un'opera potentemente comica,
esilarante, in cui lo spettacolo dell'abiezione scatena un riso liberatorio, un
divertimento grottesco più forte dell'incubo.
Oggi il Viaggio, nella classica
traduzione di Ernesto Ferrero, scrittore particolarmente attento al «colore»
dei linguaggi, si offre a nuove generazioni di lettori con l'intatta freschezza
di un «classico» che non finisce di stupire per la sua modernità.
L’autore
Il traduttore
L’opera dei traduttori è
importantissima e mai abbastanza valorizzata.
Ernesto Ferrero è il traduttore
di questa edizione.
Ernesto Ferrero (Torino, 1938) ha lavorato a lungo
nell’editoria (dove tra l’altro è stato direttore editoriale di Einaudi e
Garzanti e direttore letterario di Mondadori). Dal 1998 è direttore del Salone
internazionale del libro di Torino. Tra i suoi libri, i romanzi N. (Premio
Strega 2000), L’anno dell’Indiano (Einaudi 2001), La misteriosa storia del papiro di Artemidoro (2006),
tutti presso Einaudi; una biografia di Barbablù, il
mostruoso Gilles de Rais del Medioevo francese (ora nei Tascabili Einaudi); le Lezioni napoleoniche (Mondadori), il monologo teatrale Elisa (Sellerio),
una biografia per immagini di Italo Calvino (Album Calvino, con L. Baranelli,
Mondadori), i libri di memorie I migliori anni della nostra
vita (Feltrinelli, 2005) e Rhêmes o della felicità (Liaison, 2008) e Primo Levi. La vita, le opere (Einaudi
2007).
Per i bambini ha scritto L’Ottavo Nano (Il Battello a vapore) e Il giovane Napoleone
(Gallucci). Traduttore di Flaubert e Céline, collabora a “La Stampa”. Il
suo nuovo romanzo Disegnare il vento. L’ultimo
viaggio del capitano Salgari, racconta le vite reali e immaginarie
dello scrittore veronese, a cento anni dalla scomparsa (Einaudi, Premio
Selezione Campiello 2011).
E’ presidente del Centro internazionale di studi Primo Levi
di Torino.
A proposito
della traduzione (anzi:delle traduzioni!) con sincera ammirazione suggerisco un
“viaggio nel viaggio” andando ad omaggiare e saccheggiare avidamente un sito su
Céline e la sua opera partendo da questo straordinario articolo
dove si parla, sapendo
parlare, della prima importantissima traduzione italiana del libro.
Quello che mi sento di
dirti io, per quel che vale.
“Ci sbatterai per caso,
per combinazione; resterai frastornato e ti farà riflettere;
tornerai indietro
di un capitolo, sottolineerai una frase o la ricopierai in un quaderno che
magari perderai.
Quelle parole un bel giorno, improvvisamente e senza quaderno,
saranno un sapore in bocca senza sapere da dove è arrivato.
Sentirai un lieve stordimento,
passeggero.
Può darsi che ti lasci un interrogativo e la voglia di trovare una
domanda che soddisfi quella risposta che ti ronza dentro.
Sarà quel libro o quella
frase da quel libro o molte frasi che danno il senso.
Tu darai significato a
quelle cose scritte e ti sentirai importante per loro e ti sembrerà che ti
ringrazino, le cose e il libro, di non avere capito fino in fondo ma della tua
voglia di capire perché ti sei fatto una domanda”.
Il mondo pullula di
gente che ha capito tutto.
Le parole del Viaggio al termine della notte
torneranno. Ringrazierai il loro tornare e poco importa se Céline scriveva come
scriveva e costruiva a modo suo il linguaggio.
Dickens c’è sempre ed è un porto
sicuro.
Amo Dickens, sia chiaro.
Ci sono tanti porti meravigliosi, turistici
perfino.
Il viaggio di Céline invece è un bel cazzotto, più di uno.
Salutari schiaffoni
a dare scossa, a muovere paludi, a fare domande scomode.
Il senso del viaggio,
della vita, della notte, del nostro passaggio. Il senso o il nonsense della vita
umana.
Ripenserai a decine di
libri che hai letto e amato prima di questo e ti parrà che da questo si sono
nutriti e che senza questo libro sarebbero stati altri libri o, forse, non
sarebbero stati.
Se coglierai il senso
del libro non sarà importante la frammentazione dello stesso nei diversi
momenti della vita, odissea, del protagonista Bardamu e neanche il suo
precipitare, in varie parti ma soprattutto nel lungo finale francese, in
momenti di sfasamento e di alienazione dalla realtà.
È solo apparenza che
un grandissimo autore ci getta addosso, nero di seppia, mascheramento di una
analisi in realtà lucidissima e spietata di una società piramidale,
sfruttatrice, classista e guerrafondaia che se ne frega di ciascun Bardamu e
dei suoi istinti genuini e politicamente scorretti (molto scorretti) nel nome
delle convenzioni, delle patrie, dell’aridità del mondo del profitto e della
sopraffazione.
Magari alla fine
amerai Bardamu e il suo alter ego Léon Robinson o tutte le donne che ha
incrociato e il modo scarno ma, in fondo, più onesto di tanti come le ha
incrociate. Molly, Lola, Musyne.