marco valenti scrive

marco valenti scrive

27 giugno 2013

parcheggiando ancheggiando (lesson nr. 3)


Lesson N. 3: parcheggiando, ancheggiando

Mimima 
moralia.

Parcheggio la mia Vespa tra due automobili, a spina di pesce. Scendo e la metto sul cavalletto. Inavvertitamente la mia anca urta lo specchietto retrovisore esterno destro di una berlina di grossa cilindrata, color grigio canna di fucile: lo specchietto si piega di pochi gradi. Meno di trenta gradi grazie alla mia goffaggine.
Entro rapidamente del negozio a far quel che dovevo riproponendomi di sistemare il retrovisore prima di ripartire. Penso che accorgersi in marcia che lo specchietto destro, lontano dal guidatore, è inclinato può costituire un pericolo.
Dopo pochissimi minuti esco dal negozio. Un signore, capelli bianchi, a occhio un sessantino, è già seduto alla guida dell’auto grigia mentre la moglie sistema qualcosa nel bagagliaio posteriore: i finestrini sono abbassati ed io mi chino per parlare al guidatore.
“Buonasera. Sto andando via. Le volevo dire che, inavvertitamente, dopo aver parcheggiato ho urtato il suo specchietto con l’anca. Mi scuso. Glielo sistemo subito”.
Lo faccio. 
La moglie, più giovane del marito e con i capelli più biondi e più tinti, guarda lo specchietto e mi apostrofa.
“E mica solo ce l’hai piegato! A Gino: anvedi come l’ha sgraffiato!”.
A Roma “anvedi” sta per osserva, guarda, constata
Io constato che la plastica grigia del retrovisore reca tracce vistose di un urto violento. Scoppio a ridere e mi rivolgo alla signora bionda per scelta.
“Signora! Ma le pare che urtando con l’anca avrei potuto combinare tutto questo!”.
“E che ne so io come l’ha fatto? A Gi’: vie’ a vede’ ‘n po’.”.
Ehi, Gino: vieni un po’ a vedere.
Mentre smetto di ridere e, basito, comincio ad innervosirmi per fortuna registro la seguente conversazione tra Gino, che resta seduto in auto, e la moglie che scopro chiamarsi Annamaria.
(Confido in un minimo di dimestichezza con la calata romanesca e evito di tradurre.).

“Annamari’! Già ce stava er graffio! Nun è stato er signore!”.
“Ma che stai a di’? Ma l’hai visto che graffio?”.
“T’ho detto che c’era già: lascia perde’”.
“Ma sei sicuro? Vie’ a guarda’ meglio, a Gi’!”.
“T’ho detto sali!”.

Mi infilo il casco, mi chino nuovamente sul finestrino destro e dico buonasera a Gino. Incontro occhi chiari, tristi: mi sorride un buonasera. 

Metto in moto e parto rimuginando.
Io non voglio smettere mai di essere educato, penso, ma se Gino avesse dato retta ad Annamaria e fosse sceso simulando indignazione per il torto subìto?

Lezione: restiamo educati lo stesso, a dispetto di un mondo che rotola nella barbarie.

Sottolezione derivata: se urtate uno specchietto retrovisore rimettetelo subito nella corretta posizione.

In questo blog ci sono due “lessons” che precedono questa. La nr.2 parla di nespoli e la nr.1 di vicini di casa. 
Io credo siano utili: secondo te sto male?



1 commento:

  1. Stai benissimo! Sono gli altri, troppi, a stare male.
    Buona serata

    RispondiElimina

Costretto al test di verifica dal proliferare di spam. Mi spiace. Spero molto in tanti commenti e spero che, a prescindere dal fatto che non vengano moderati da me, siano di buon gusto e vengano firmati. Buona lettura e buon commento a tutti.