È capitato di passare
qualche giorno tra Palermo e Capo San Vito in occasione della Pasqua, di stare
benissimo, di rivedere posti meravigliosi in compagnia di familiari adorabili
(che infatti adoro), di ingrassare senza alcun senso di colpa una chilata abbondante
in una settimana mangiando una gran varietà di pietanze memorabili. Potrei
scriverne per giorni.
Venendo invece al punto vi
dico che per poter festeggiare il compleanno di zia Lidia con noi hanno deciso
di anticiparlo di un giorno e che a pranzo, prima di un’orgia di gamberoni e
della cassata, la zia ha voluto preparata la Calamarata e che abbiamo
pasteggiato bevendo un ottimo vino biologico.
Prima vi racconto la pasta e
poi il vino.
Ulteriore premessa è che
“calamarata” è il nome di un particolare formato di pasta.
Il segreto della perfetta
riuscita di questa ricetta è dato da due elementi:
ingredienti di primissima
qualità e pazienza.
E’ lunga ma ne vale la pena
assolutamente.
.
Gli ingredienti della
ricetta come era in origine sono qui di seguito.
A seguire la “Calamarata di zia Lidia”; in pratica
un’altra ricetta. Ne tiene l’ispirazione.
L’idea della calamarata è
quella di servire un piatto con gli ingredienti a forma di anello.
Cominciamo.
Ingredienti:
per ogni commensale
100 grammi di calamari
7 pomodori pachino
1 zucchina genovese
Inoltre
Una cipolla grattugiata
Quattro spicchi di aglio
Sale origano peperoncino.
Ma zia Lidia è palermitana,
e ha i suoi gusti.
Perciò...
Il peperone non ce lo mette,
l’aglio dice che si può evitare, che fai non ce le metti 3 melenzane fritte?,
aggiunge 100 grammi di gamberi a testa e 100 grammi di vongole a persona.
Un poco di brodo di pesce
insaporirà alla fine della cottura.
Per prima cosa preparate le
zucchine; svuotatele come per farle ripiene, tagliatele a rondelle spesse e
friggetele , da una parte la zucchina dall’altra la polpa a rondelle.
In una padella mettete a
soffriggere la cipolla ed un poco di
peperoncino, poi aggiungete gli anelli e le zampette dei calamari. Aggiungere
un bicchiere di vino e far sfumare.
Sostituendo l’origano con
prezzemolo e basilico, mettere in padella i pomodorini con l’aglio, che verrà
tolto. Quando sono pronti aggiungerli ai calamari.
Friggere anche la melanzana
a tocchetti.
In un’altra padella aprire le vongole e metterle da parte.
Aggiungere a pomodori e
calamari i gamberi e far andare a fiamma
bassissima per alcuni minuti facendo assorbire il sapore del brodo di
pesce (ne basta anche un bicchiere).
Cuocere le pasta, la
calamarata, ovviamente, e far andare per l’ultimo paio di minuti tutto insieme
nel tegame del pesce aggiungendo le zucchine, le melanzane e le vongole
all’ultimo.
Spolverare con un trito di
basilico e prezzemolo e, perché no, un poco di menta fresca.
Godetevela a tavola.
Due parole sul vino bisogna
che le spenda.
Il catarratto è innanzi
tutto un vitigno storico antico largamente diffuso in Sicilia (soprattutto
nelle province di Trapani e di Palermo); foglia da media a medio-grande, di
forma da pentagonale ad orbicolare, con 3-5 lobi; grappolo medio, conico o
piramidale, più o meno allungato, compatto, generalmente alato, acini medi,
sferoidali, buccia di colore verde-giallo. Maturazione media.
Entra a comporre diversi
vini siciliani.
Nel caso del Vino Catarratto
portato a tavola l’uva omonima è l’unica usata.
Il Catarratto bevuto,
“Sophia – Catarratto I.T.G della casa vinicola
Principe di Corleone”, è un vino biologico prodotto a Monreale in Contrada Malvello.
“Il vino Catarratto è
caratterizzato da una elevata acidità
che influenza positivamente la freschezza aromatica e gustativa; sul piano
olfattivo il sentore di fiori bianchi è il più diffuso. In bocca si presenta
sapido e secco, ma ciò non ne compromette la serbevolezza.
Seppur ben apprezzato da
esperti e non, una decina d’anni fa ha visto diminuire la sua diffusione
regionale per lasciar spazio ai vitigni internazionali particolarmente
richiesti dal mercato.” (Cit)
Del biologico ho già
accennato altre volte. Vi lascio con il link alla casa vinicola aperto sul vino
bevuto e goduto infinitamente per tutto il pasto.
Mangiare e bere bene, in
bella compagnia, fa bene al corpo e all’anima.