marco valenti scrive

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2 luglio 2012

Il Ruchè, Torino e il ristorante consorzio


Già qualche volta ho raccontato di posti che ho avuto la buona sorte di conoscere e che sono legati alla enogastronomia. Non è stata mai, finora, una cosa sistematica e non penso possa diventarlo.
Tuttavia ci sono casi in cui la sorpresa piacevole è molto grande e sarebbe ingiusto tenere nascoste certe gioie che potrebbero essere condivise.
Se a Torino, città che adoro, trovi un posto come il Ristorante Consorzio non puoi limitarti a fare loro i complimenti.
In questo presidio Slow food familiare e accogliente, in pieno centro cittadino (Via Monte di Pietà) che ha un menù degustazione a 30 euro di assoluto rispetto, ho cenato il mese scorso in ottima compagnia.

La mia scelta è andata su una Cruda (tris di carni crude battute a coltello),  Ravioli di cervella con zenzero e mandorle assolutamente sorprendenti, e un pollo tonchese croccante che prima di diventare tale aveva cotto a fuoco lentissimo con una preparazione del piatto che dura  trentasei ore.
La scelta dal menù è stata durissima: la mia curiosità andava anche a diversi altri piatti.
Tornerò sicuramente per togliermela.
Sono simpatici, gentili, spiegano ogni piatto come si deve e soprattutto hanno materiali di primissima scelta e cucinano benissimo.
Tra l’altro ho conosciuto un vino rosso piemontese che, confesso, non avevo ancora mai bevuto: il Ruchè di Castagnole Monferrato.












Siamo tra Asti e Alessandria, appena più a sud della terra del Grignolino, e il vino che ho bevuto è un rosso rubino appena violaceo, aromatico, secco e tannico, di 13 gradi che al mio palato sprizza uva e sprizza botte e mi fa godere di più il raviolo ripieno di cervella ed il gran pollo che lo segue.
Abbiamo fatto decisamente amicizia (Ruchè ed io) e tornato a casa ho fatto i compiti per colmare la mia ignoranza. Ho scoperto che non se ne produce in grande quantità e che non si hanno notizie storiche certe della coltivazione ma soltanto derivate da tradizione orale; ho pensato dovesse essere roba contadina con meno tradizione di altri rossi piemontesi.
Viene prodotto in sette comuni della Provincia di Asti con un 90% di vitigno Ruchè e il resto di Barbera e Brachetto; DOC da un paio di decenni ha avuto il riconoscimento del Garantito nel 2010.

Chi scrive di vini dice:
Colore rosso rubino con leggeri riflessi violacei talvolta tendenti all’aranciato;
odore intenso, persistente, leggermente aromatico, fruttato, anche speziato con adeguato affinamento;
sapore secco, rotondo, armonico, talvolta leggermente tannico, di medio corpo, con leggero retrogusto aromatico, talvolta con sentori di legno.

Io chiudo dicendovi ancora che Torino è splendida, ospitale, piena di eccellenze museali, di civiltà, di gusto; tempio del buon bere, del bel mangiare, dei formaggi e della pasticceria, culla del migliore cioccolato del mondo.
Invito ad andare e a non perdervi la soddisfazione del ristorante consorzio.
Se andate fatemi sapere.

2 commenti:

  1. Indicazione enogastronomica di tutto rispetto! Interessante come hai descritto rendendo l'idea dell'esperienza vissuta.
    Buona settimana

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  2. Torino è anche non fermarsi a piazza Castello. Non conosco questo locale, e da vegetariana quale sono non potrei mai apprezzare il tuo menù :D, ma mi piace come ne hai parlato.
    Buona giornata, una Torinese

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Costretto al test di verifica dal proliferare di spam. Mi spiace. Spero molto in tanti commenti e spero che, a prescindere dal fatto che non vengano moderati da me, siano di buon gusto e vengano firmati. Buona lettura e buon commento a tutti.