marco valenti scrive

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3 luglio 2010

telefonia


Arriva, o dovrebbe essere meteorologicamente parlando, l’estate. Con essa ci si disperde, inevitabilmente, per il globo, compatibilmente con la crisi che – a mio avviso perlomeno – si sente parecchio. Nelle feste, vacanze e quant’altro il telefono cellulare ha il suo ruolo.

Devo premettere che al fenomeno della diffusione del telefonino ci ho creduto dalla prima ora. Quando venivano presi (giustamente) in giro i personaggi con un mattone all’orecchio che si pavoneggiavano chiamando per essere notati io dicevo: “badate che tra poco tempo ne avremo uno ciascuno”.

Oddio: non prevedevo che sarebbe diventato regalo da prima comunione.

Va bene: non sono il migliore dei maghi.

Ciò detto, l’estate rende il mezzo di comunicazione maggiormente utile. Ovvia considerazione. Ciascuno ha amici, figli, padri, cugine, fidanzate, amanti, conoscenti, affini e relativi che si sparpagliano disordinatamente e il cellulare fa da cordone ombelicale.

Personalmente, dal tacs in poi, sono stato un infedele ed ho girellato tra diverse compagnie aderendo all’offerta che mi stuzzicava maggiormente.

Attualmente ho un numero attivo con Vodafone ed uno con Wind.

Ecco. Segnalo che ci sono dei reali blackout della rete. Che la traduzione di wind sia vento sembra un destino segnato. Non amo le dietrologie per nulla e quindi è con genuino divertimento che segnalo che una persona che conosco, e stimo, affermi che l’assenza domenicale della rete sia una prova reiterata di golpe ma, tant’è, il wind telefono mi abbandona sovente in fascia oraria domenicale pomeridiana.

Il cordone ombelicale col mondo si ribella, si rifiuta, pare dire che ci sia un sovraccarico nella linea che neppure a capodanno.

Mi diverte: e se tornassimo ai gettoni?

Ok. Troppo vetero. E se ci citofonassimo? Neppure questa vi è piaciuta, mi rendo conto. Ve bene, rilancio: il numero fisso?

Non so… qualcuno se ne è già privato. Migreremo tutti su internet, e tutti avremo internet sul cellulare, e tutti avremo skype, e tutti saremo ovunque e sempre raggiungibili, forse controllabili, certamente individui individuabili.

Dunque torniamo al punto.

La matassa ha un bandolo ma non lo trovo. Ovvero sto segnalando un malfunzionamento del sistema ma ignoro totalmente la sua portata e, ovviamente, non ho soluzioni a portata di cervello. Devo fare tutto io in questo blog?

Che si interagisca, perbacco!

Il che, va da sé, non esclude ironia e divertimento.

3 commenti:

  1. Post molto stimolante, che ridere il mio primo cellulare era davvero un mattoncino che non passava inosservato! Peccato che ancora spesso i campi diventano zone d'ombra gigantesche e ti piantano in asso e non c'è rete che tenga.
    Ma esistono ancora i telefoni pubblici? Mi mancano quei gettoni color rame, mi ricorda che non mi bastavano mai...

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  2. Perché ostinarsi a riparare quello che non vuole funzionare?
    Faccio come Rodari nel racconto "Il filobus numero 75". Il tram si è rotto! Scendo appallottolo un giornale e mi metto a giocare a calcio! :D

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  3. L'uso del citofono prevede una vicinanza fisica e non mentale, trovo il ritorno al gettone romantico, ma credo che gli ultimi telefoni a gettone, sopravvissuti ai vandali, siano in qualche museo, magari ci sono ancora i telefoni pubblici a scheda.
    Il fatto che il Wind telefono ti abbandoni è perchè vuole farti riposare.
    Al lavoro abbiamo scoperto la nostra zona d'ombra, c'è anche una zona d'ombra sul cavalcavia che da San Giuliano ti porta al Ponte della Liberta. Ah! è grandioso poter dire "eh, mi dispiace non avevo campo..."
    Bello Rodari!

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Costretto al test di verifica dal proliferare di spam. Mi spiace. Spero molto in tanti commenti e spero che, a prescindere dal fatto che non vengano moderati da me, siano di buon gusto e vengano firmati. Buona lettura e buon commento a tutti.