VIOLA E VERDE è un romanzo di Pamela Della Mina, edito nella Collana di narrativa italiana "Officina Marziani" da Antonio Tombolini Editore.
Io non sono un critico letterario, questo è un blog "generalista" dove se parlo di un libro è perché mi è piaciuto e ho voglia di spiegarlo.
Appena ho finito di leggere
Viola e verde ho deciso che lo avrei immediatamente riletto. Così ho fatto
prima di scriverne e dirvi che è un libro eccellente, scritto benissimo e da
consigliare calorosamente.
Perché lo ho riletto.
Per far pulizia di tutti gli
approcci sbagliati che avevano invaso e intristito in alcuni tratti la mia
prima lettura.
Per spiegarmi parto
porgendovi la sinossi del libro.
Futura ha vent’anni, parla poco e
osserva molto, affacciandosi al mondo da dietro i suoi occhi viola e verdi.
Conserva le emozioni ben schedate in un archivio, nell’armadio di fianco al
letto. Le ha messe in ordine alfabetico, ma solo per il gusto di aprirle a
caso. Intrappolata in una relazione insana, si logora e crogiola nel dolore,
vittima di una dipendenza affettiva dalla quale sembra non vedere né volere vie
di scampo. Come si può desiderare l’amore se non si sa riconoscerlo? Saranno le
amiche d’infanzia a spronarla a reagire e rituffarsi nella vita, dopo alcuni
timidi tentativi di farla finita. Viola e verde è un racconto di rabbia indomabile
e amore inevitabile, dal finale a sorpresa, ambientato in una grigia Milano
annoiata. Un incantesimo che fa rimbalzare il lettore tra i propri estremi, in
un percorso a ostacoli verso l’accettazione di se stessi, una vita a due
colori, a più velocità. Che sia per tutti una bicromia da esprimere come sinfonia
e non come assoli stonati. O forse no.
Aggiungo la (scarna) biografia dell’autrice.
Pamela Della Mina nasce
in Brianza nel mezzo del decennio più policromatico del secolo scorso.
Frequenta l’Universidad Politècnica de Valencia e
l’Università degli Studi di Milano, laureandosi in Chimica Applicata e
Ambientale. Collabora come
Ricercatrice a progetti in campo biomedico e tecnologico presso la Facoltà di
Medicina e Chirurgia.
Non essendomi mai posto la domanda su quale
sia stato il decennio più policromatico, rileggendo la sinossi, e considerando
che sono nato in un decennio in cui la televisione era in bianco e nero sono
partito con la prima lettura che, purtroppo, è stata offuscata da una serie di
preconcetti che si sono fortunatamente sciolti.
La cosa deliziosa è che alcuni di questi sono
veri: limitanti e fuorvianti ma veri. Premesso un “NON SOLO!” – grosso come una
casa – ne elenco quattro.
- 1.
È un romanzo giovanile, per giovani;
- 2.
È un romanzo femminile, per ragazze;
- 3.
È un romanzo d’amore, per adolescenti;
- 4.
È un romanzo cittadino milanese, per chi
ricerca Milano ovunque.
Quindi ogni passo dove riconoscevo un’epoca differente dalla mia, una età -
ahimè – ormai lontana, una consuetudine notturna moderna, pene d’amore di
ragazza ero lì a sottolinearmele mentalmente con la biro rossa, con uno sbuffo
un po’ saputello e navigato e il rimpianto di non avere una figlia femmina
ventenne a cui passare il romanzo.
Ma la mia idiozia pre-senile si scioglieva, riga dopo riga, pagina dopo
pagina, davanti al dipanarsi di una storia splendida, scritta benissimo con
ritmi perfetti, gonfia di cose importanti che escono da qualsiasi retorica e da
qualsiasi banalità.
Serrato, poetico, originale, universale, fuori dal tempo e dal genere, Viola e verde è una perla e la sua
autrice unisce alla freschezza e ad un uso lieve della lingua una originalità e
uno spessore raro e delizioso.
Il diversamente giovane che è in me, rileggendo il libro, ne ha meglio
apprezzato l’originale ordito narrativo, la cura dei piccoli particolari, la
salda tenuta di una rotta narrativa arguta e tagliente.
Piacere assoluto.
Complimenti alla scrittrice di questo bel romanzo, consigliatissimo a
chiunque (tranne alle menti aride).
E’ un romanzo che arricchisce chi lo legge: fatelo!