SENZA PAROLE
le cose ci sono, sono lì a rispondere ai nostri sguardi più o meno sicuri, alle domande che non facciamo e nemmeno sappiamo, a salvarci e a condannarci: sempre e pur tuttavia solo cose. Sarebbero chiare se noi non fossimo così confusi. Non sono le cose a comandare ma l'atteggiamento che abbiamo noi di fronte ad esse. Come ci poniamo, come scegliamo se parlare o meno e cosa dire e cosa tenere per noi e non condividere. Cosa lasciare andare.
marco valenti scrive
31 agosto 2013
20 agosto 2013
Prima pioggia d'agosto
Prima pioggia
d'agosto
in Romagna.
Mi vedo costretto
ad un commento.
Significativo.
d'agosto
in Romagna.
Mi vedo costretto
ad un commento.
Significativo.
La vacanza la decidi tu.
Sempre.
Pure se piove
o anche
se sei tornato a lavorare.
Sappilo.
Tienilo a mente.
19 agosto 2013
i racconti dei vecchi
Giusto un appunto sui racconti dei vecchi.
Vecchi.
Non anziani o diversamente giovani.
I racconti dei vecchi.
I racconti delle persone anziane funzionano meglio.
Raccontano
pezzi di storia che tu vedi sfilare in bianco e nero.
Non hanno lo stesso
sapore se li riporta uno più giovane o se sei tu a raccontarli.
Perché tu puoi dire che Antonio ti ha raccontato di quando,
quella volta, ha vissuto la tal cosa o ha visto la tal altra.
Però non c’eri e Antonio invece era lì che la viveva.
Tu la ascolti in bianco e nero e lui aveva i colori e gli
odori e tutto il sapore.
Amaro o dolce non importa.
Il sapore delle storie dei vecchi è autentico.
Il tuo no.
Non
ci puoi fare niente.
Puoi solo ricordare, sperare di diventare vecchio e che
qualcuno ti ascolti.
Qualcuno che ti ascolti quando sarai vecchio e non si annoi
a sentirti raccontare ma gli venga voglia di provare a condividere un sapore
antico.
Saprà che può soltanto provarci e che il sapore che sentirà
sarà senza i colori, in bianco e nero.
Proverà a immaginare, come te adesso, ascoltando i racconti
dei vecchi.
Ognuno ricorderà i vecchi che ha conosciuto, se li ha saputi
ascoltare.
Ogni persona che ha saputo ascoltare avrà voglia di
diventare vecchio e di essere lui il narratore e non si sentirà degno per
rispetto a quando ascoltava, rapito, i vecchi raccontare.
Ognuno, per diventare grande, avrà vecchi davanti da
piangere.
12 agosto 2013
sette metri almeno
Sette metri.
Succede che me ne stia in vacanza e che guardi i fuochi
artificiali dalla terrazza, alta nel paese e ben ventilata. Quindi capita che
beatamente mi goda tutto lo spettacolo su una comoda poltroncina imbottita e
che a fuochi finiti mi fumi una sigaretta facendo belle chiacchiere notturne.
Poi però, scavallando le gambe per alzarmi, il telefono
scivola dalla tasca sinistra dei miei pantaloncini, rimbalza a terra per poi
scivolare nel vicolo sotto la ringhiera.
Non meno di sette metri, forse anche
otto, e impatto con una bella pavimentazione medioevale.
Mi precipito nel vicolo e raccolgo i resti sparpagliati. Il
corpo centrale, la batteria, il coperchio della batteria, una delle due sim
card.
E’ un Nokia 206 dual sim, acquistato qualche mese fa al
prezzo di cinquanta euro.
Lo rimonto, lo accendo, noto un paio di graffi importanti.
Però funziona perfettamente.
Nessuna funzionalità danneggiata.
Come se non fosse successo.
Fatelo con uno smartphone, o con un Ipad, o con un Non-Nokia
e fatemi sapere.
Se questo post somiglia ad uno spot pubblicitario sappiate
che non percepisco denari da Nokia (ma l’adoro ugualmente).
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