marco valenti scrive

marco valenti scrive

16 novembre 2012

informazione, web, contestazione, critica


Ultimamente è impossibile non notare come l’informazione stia cambiando ancora e in modo poco ordinato e poco attendibile.

Da un lato l’affermarsi dei social forum portano una apparente sconfinata democrazia in cui tutti possono postare e condividere qualsiasi cosa.

I video e le immagini, spesso, sono però incontrollate, incontrollabili a volte, risultando quasi sempre quadri di realtà quanto meno parziali come angolo di visuale.

La condivisione di contenuti risulta poco critica, spesso fideistica o faziosa: da cristallina buona fede di molti è manipolata dalla furbizia di qualcuno.

Certamente ci sarò caduto anche io più di una volta.

Forse il bersaglio è proprio quello di screditare il web e la libera circolazione delle idee e delle notizie. Il dubbio mi viene quando riconosco fonti ricorrenti dietro questa disinformazione (o, se preferite, informazione distorta).

La stampa, soprattutto on line non aiuta perché con frequenza sempre maggiore sostituisce la cronaca con le immagini e confonde i fatti con le opinioni.

Allora i fatti diventano confusi con il risultato che diventa carente l’informazione.

Non ho soluzioni: sto suonando un piccolo allarme alle coscienze di chi mi legge.

Riguardo ai disordini e alla violenza nelle manifestazioni  a Roma avrei diverse cose da dire, pur in assenza di un quadro oggettivo dei fatti (per i motivi che ho citato).

Tuttavia preferisco lasciare per me quel che penso e chiudere con le parole di uno dei più lucidi pensatori che il nostro Paese ha avuto, spesso osannato con troppo pressappochismo, che nelle righe che seguono parla dopo le contestazioni, fortissime, del 1968 a Roma: Pier Paolo Pasolini.

Intervista sul '68
Domanda: Vorrei avere il suo parere su questa generazione di giovani contestatori, e conoscere le ragioni di certe sue reticenze nei loro confronti.

 Pier Paolo PASOLINI: Penso che la principale caratteristica di questi giovani contestatori è di essere «sottosviluppati» sul piano culturale... Di qui a fare della propria ignoranza una specie di ideologia, il passo è breve: la mitizzazione del «pragma» (organizzativo) che ne deriva, è poi l'atteggiamento richiesto... dal neocapitalismo: un buon tecnico deve ignorare il passato; deve amare soltanto il «fare». Distruggendo la propria cultura, la massa informe dei contestatori distrugge la cultura della società borghese: ed è quello che la società borghese oggi vuole. (...) Suppongo che l'abbandono di certi centri di interesse culturali, quali li concepisco personalmente, sia dovuto al fatto che l'attuale cultura, agli occhi dei giovani, ha raggiunto l'ultimo grado di saturazione.
Pasolini, "Il sogno del Centauro" (a cura di Jean Duflot), Editori Riuniti, Roma. 

Adesso i giornalisti di tutto il mondo

(compresi quelli delle televisioni)

vi leccano (come ancora si dice nel linguaggio

goliardico) il culo. Io no, cari.

Avete facce di figli di papà.

Vi odio come odio i vostri papà.

Buona razza non mente.

Siete pavidi, incerti, disperati

(benissimo!) ma sapete anche come essere

prepotenti, ricattatori, sicuri e sfacciati:

prerogative piccolo-borghesi, cari.

Quando ieri a Valle Giulia avete fatto a botte

coi poliziotti,

io simpatizzavo coi poliziotti.

Perché i poliziotti sono figli di poveri.

Vengono da subtopie, contadine o urbane che siano.

Quanto a me, conosco assai bene

il loro modo di essere stati bambini e ragazzi,

le preziose mille lire, il padre rimasto ragazzo

anche lui,

a causa della miseria, che non dà autorità.(...)

(Pasolini)

2 commenti:

  1. Un uomo della mia terra, scarno e vivo, come la mia terra sa essere...

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  2. Quando una mente pensa è sempre pericolosa e Pasolini era tutto pensiero...grazie per questa perla, so che ti sembra piccola e persa in un oceano di spazzatura, ma non è così...credici
    Buona serata

    RispondiElimina

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